Sicuramente in quest’ultimo periodo, in particolare con gli scioperi di fine di gennaio, i giovani indipendentisti catalani non si erano risparmiati quando si trattava di scendere in strada; partecipando a scioperi e manifestazioni che avevano agitato febbrilmente la società civile catalana (come la questione sanitaria e quella educativa) nonché alle proteste indette dai tassisti contro Uber e Cabify.
Non da ieri negli àmbiti dell’educazione e della sanità si lamenta, oltre alla cronica scarsità di personale, il progressivo peggioramento delle condizioni lavorative sempre più afflitte da incertezza e precarietà. A cui si va sommando la questione della saturazione di pazienti negli ospedali, il deterioramento delle strutture e infrastrutture e – a livello generale – l’incremento della disoccupazione. Situazioni aggravatesi con il Covid-19, ovviamente. Il tutto incorniciato nel livido contesto della crisi economica.
Inoltre la gioventù indipendentista lamenta il fatto che anche il governo autonomo opererebbe sostanzialmente a favore delle grandi imprese e a scapito del settore pubblico.
Tra le organizzazioni più attive: Arran (indipendentista, socialista e femminista), Endavant (organizzazione socialista di liberazione nazionale), sepc (Sindicat d’Estudiants dels Paisos Catalans), cos (Coordinadora Obrera Sindical), Alerta solidaria… Oltre naturalmente alla cup (Candidatura d’Unitat Popular). E già sul piede di guerra in vista del prossimo sciopero generale (previsto per l’8 marzo, data scelta non proprio a caso).
Ma intanto chi di dovere non è rimasto con le mani in mano. L’8 febbraio, di primo mattino, sei giovani indipendentisti, militanti di Arran e alcuni anche di sepc, venivano arrestati con accuse inizialmente alquanto pesanti (anche se poi ridimensionate).
Oggetto d’indagine da oltre una anno, il loro arresto era stato ordinato dal tribunale del 4° distretto di Lleida. In un primo momento venivano accusati di incendio, danneggiamenti continui, oltraggio alla bandiera spagnola, delitti contro l’integrità fisica e morale, furto e reati ambientali.
Alla notizia degli arresti decine di manifestanti indipendentisti si sono radunati davanti al commissariato provinciale della Polizia Nazionale di Lleida.
Finché, dopo qualche ora, i sei giovani sono stati rimessi in libertà (per quanto provvisoria) in quanto le accuse venivano ridimensionate a danneggiamento, disordine pubblico e minacce. Rimangono invece sotto sequestro i loro telefoni e computer.