Ecco la situazione in Spagna: il partito socialista ha tutto l’interesse ad approvare la legge sull’amnistia per gli indipendentisti per poter governare con l’appoggio dei catalani. Da parte sua, il movimento indipendentista catalano ha votato l’incarico a Pedro Sánchez affinché l’estrema destra non governasse e, soprattutto, per avviare una soluzione politica che preveda la fine della repressione contro il movimento e un referendum sull’autodeterminazione della Catalogna.
In realtà, con l’amnistia il psoe vorrebbe aggirare il problema senza risolverlo, chiudendo la porta al desiderio di libertà dei catalani. Ma la sanatoria è necessaria al di là di tutti i calcoli politici, essendo evidente che la Spagna ha giocato sporco con la lawfare contro gli indipendentisti.
L’ala destra del pp e i centralisti di Vox vedono questa amnistia come un’umiliazione del loro “legittimo” diritto di perseguitarli: significherebbe smontare la narrazione secondo cui il movimento indipendentista catalano avrebbe tentato un colpo di stato e praticato il terrorismo. Un tradimento da parte dei socialisti, che avevano appoggiato la repressione del pp e, una volta al governo, l’avevano portata avanti con tanto di spionaggio illegale.
Ecco perché sta esplodendo un vespaio tra i nazionalisti spagnoli.
All’interno del psoe c’è disagio, ma i socialisti lo tollerano in cambio delle poltrone che ottengono dal governo centrale. Nel pp, in Vox, nella stampa e soprattutto nell’alta magistratura (erede della dittatura franchista) si respira un’atmosfera di guerra aperta contro il governo per riconquistare il potere e reprimere senza riguardo le aspirazioni dei catalani. Aznar, ex presidente spagnolo del pp, ha incoraggiato “tutti a fare ciò che possono contro l’amnistia”. E nei giorni precedenti l’approvazione della legge, due giudici (Joaquín Aguirre del Tribunale di Barcellona 1 e Manuel García Castellón dell’Audiencia Nacional, una corte d’eccezione ereditata dal Tribunal de Orden Público della dittatura fascista) hanno cercato di sabotarla.
Il giudice Aguirre è apparso alla televisione pubblica tedesca ard1 esprimendo la sua opinione circa un caso su cui sta indagando. A suo dire, nel 2017 Puigdemont aveva ottenuto il sostegno di Putin all’indipendenza catalana, con la contropartita di indebolire l’Unione Europea. Il giudice “intuisce” che il contatto era ad altissimo livello poiché Puigdemont era stato informato che la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina. Ancora più surreale, mesi fa era trapelato alla stampa che il giudice “sospettava” che il Cremlino avesse offerto 10.000 soldati russi per difendere la Catalogna.
Da parte sua, il giudice García Castellón ha riaperto il caso Tsunami Democràtic. Secondo lui le manifestazioni del 2019 per protestare contro le condanne da 9 a 13 anni di carcere inflitte agli organizzatori del referendum di autodeterminazione catalano del 2017 si sono svolte all’insegna del terrorismo. Eppure le manifestazioni, durate diversi giorni, non sono state violente. Ci sono stati alcuni scontri, ma i manifestanti non hanno ferito nessuno.
García Castellón sta cercando di tirare in ballo il terrorismo aggrappandosi al caso di un turista francese morto di infarto all’aeroporto di Barcellona mentre all’esterno si svolgeva una manifestazione…
E a proposito di questo magistrato, nel video di una conferenza pubblica di quattro mesi fa egli si vanta di aver mentito ai giudici francesi per far loro firmare un trattato di estradizione nel 2000. Che credibilità può avere un togato che, quando gli fa comodo, mente senza remore?
Tutto ciò ha lo scopo di stroncare l’approvazione dell’amnistia, impedendo a Puigdemont di candidarsi alla presidenza della Catalogna. Ma le accuse di questi giudici potrebbero anche portare all’incarcerazione di una trentina di persone innocenti. Altro che separazione dei poteri: costoro fanno politica per proprio conto senza essere stati votati dal popolo.
Ecco perché il 30 gennaio scorso Junts, il partito di Puigdemont, ha votato contro la legge di amnistia alla cui stesura aveva collaborato: proprio per il rischio che venisse applicata in modo distorto da questi giudici. È stato quindi concesso un periodo di altri quindici giorni per votare di nuovo, ma il psoe ha mantenuto il veto sugli emendamenti proposti da Junts che cercano di evitare le assurde accuse di terrorismo e alto tradimento. Terminato il periodo, il governo ha dovuto chiedere altri quindici giorni per continuare a negoziare.
Resta da vedere se questi attacchi giudiziari che violano lo Stato di diritto, che dovrebbe prevalere nell’Europa democratica, potranno essere evitati. L’ue dovrebbe sanzionare la magistratura spagnola e costringere Madrid ad accettare una soluzione democratica sotto forma di referendum.