Cultura africana e woke, un binomio… scindibile


Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Farafin Sâa François Sandouno, attivista panafricanista e presidente di Afropolar.

Troppi africani oggi in Occidente seguono una tendenza moderna chiamata “woke” , ossia il progressismo degenerato occidentale che è oggi un’arma dei globalisti (apostoli della non-polarità) puntata contro la “civiltà nera africana tradizionale”.

Distruggere le “minoranze” dall’interno

La caratteristica di questo wokismo è sostenere le cosiddette minoranze per distruggerle dall’interno, con concetti lontani dalla loro ontologia integrale e dalla loro tradizione. Il wokismo  trae la sua forza da un miscuglio di ideologia liberal, tendenze post-marxiste e cosmopolitismo. Questa sottocultura, impregnata di politicamente corretto e mire globaliste, opera per distruggere i popoli, radicati nella loro tradizione e identità, in particolare il Popolo Nero Africano. Il wokismo conduce l’Uomo Nero e la Donna Nera lontani dalla loro ontologia e vuole convincerli che possono essere cittadini di una “civiltà universale” (governata da cospiratori apolidi) a svantaggio della loro Identità collettiva. Il wokismo, propugnato dalle élite globaliste neoliberali, difende così una società in cui l’Individuo (autenticità e singolarità) sarà rimpiazzato dal Dividuo (conformismo, fluidità, gregge senza singolarità), in cui il “dividualismo” sarà una norma societaria e l’Individuo non si riconoscerà nel quadro di una Comunità tradizionale.
Da questo wokismo non si salva neanche l’identità sessuale: il binarismo Uomo e Donna viene attaccato in nome di una fluidità dividualistica tesa a sopprimere ogni ordine originale e sacro della Famiglia. Viene propugnata e propagandata massivamente  l’ideologia gender che è capitanata dal movimento globalista lgbtq+.
Questa visione del mondo viene chiamata “non-polarità”. La non-polarità è l’estensione dell’unipolarità occidentale.

  • Unipolarità  Nasce con il mondialismo a inizio anni ‘90 (come mutazione del capitalismo dopo la guerra fredda dalla quale il comunismo esce sconfitto). Il centro decisionale del mondo è l’Occidente e la guida è l’America. Il modello ideologico è il neoliberalismo (nella sua variante economica, politica, sociale e culturale). Coincide con la visione dell’analista geopolitico Francis Fukuyama, difensore del concetto di “fine della storia”. Tutto il resto del mondo deve seguire l’Occidente.
  • Non-polarità  Nasce all’inizio di questo XXI secolo. Il centro decisionale del mondo sono le ong, i centri di accoglienza, i movimenti cittadini orizzontali funzionali al progetto globalista, le reti orizzontali e virtuali. È un modello che vuole condurre il mondo verso l’omologazione, la fluidità, senza ideologie, senza civiltà, senza tradizione, senza cultura. Coincide con la visione di società aperta di Karl Popper e del cosiddetto filantropo George Soros.

Di questo globalismo, purtoppo, troppi africani della diaspora sono vittime spesso incoscienti. Il sistema schiavista occidentale dopo aver schiavizzato, colonizzato, neocolonizzato, disumanizzato, razziato, alienato i Neri del mondo, oggi attraverso il globalismo illude questi stessi Neri con nuove strategie per dominarli e abbindolarli: le battaglie antirazziste (come Black Lives Matter), le battaglie per il femminismo nero, le battaglie lgbtq+, l’intersezionalismo, l’assimilazionismo nero nelle nazioni bianche, la decolonialità (abbattimento di statue in Occidente e ridenominazione delle vie occidentali), il progressismo woke cinematografico (più rappresentanza nera nel cinema bianco controllato dall’oligarchia apolide della finanza), le battaglie per essere riconosciuti come cittadini europei, e tanto altro.
Oggi gli afrodiscendenti non si rendono conto che il globalismo li strumentalizza e li usa per uno scopo ben preciso: allontanarli il più possibile dalla matrice della civiltà africana e impedirgli di restare radicati nella Tradizione ancestrale.
Questo globalismo nato dall’unipolarismo, con il tempo ha dato i natali a un nuovo concetto chiamato non-polarismo, in modo tale da impedire la nascita di ogni idea che conduca a ragionare in termini di Poli/Imperi/Civiltà, società chiuse, sovrane, con una matrice tradizionale.
Gli afrodiscendenti devono uscire dal globalismo non-polare di cui sembrano non aver coscienza, e devono comprendere che le questioni come l’antirazzismo non-polare in salsa Black Lives Matter o l’integrazionismo non-polare nelle nazioni caucasoidi, sono strumenti dell’oligarchia finanziaria apolide (responsabile della schiavitù, del colonialismo e del neocolonialismo) per impedire che si interessino alle battaglie per la sopravvivenza dei Neri, l’Identità Africana, la Sovranità Africana e la decolonizzazione integrale di Africa, Oceania, Americhe, eccetera.

Conservazione contro pseudoprogressismo

L’Occidente vuole alienare gli africani e spingerli ad accettare i  modelli ideologici occidentali globalisti come gli unici validi. Per questo nasce il pensiero multipolare, che vuole garantire l’esistenza di più centri decisionali, più Civiltà libere d’intraprendere i propri modelli. Quando parlo qui di Occidente, non mi sto riferendo alla geografia ma al modello del “Regno della Quantità” (descritto dal brillante metafisico René Guénon) che coincide con la nascita della modernità (nel senso inteso dal Perennialismo), americanismo, diritti umani liberali, democrazia liberale, unipolarismo, non-polarismo, american way of life, wokismo, e così via.
Dall’altra parte, molti per contrastarlo parlano di “Rivoluzione Conservatrice”. È ciò di cui hanno bisogno gli Africani: una Rivoluzione Conservatrice Panafricana (in onore della filosofia Sankofa  concepita dai nostri antenati in Africa occidentale), perché è giustamente abbracciando la nostra Tradizione fondamentale e riscoprendo la via di Dio e gli Antenati che potremo allora radicarci nella nostra Cultura e Identità, e di conseguenza resistere efficacemente ai detentori del Regno della Quantità che sono responsabili delle sofferenze del popolo Nero Africano negli ultimi 6 secoli.
Il mondialismo è riuscito a creare un decoro che illude la maggioranza e le fa credere  di vivere nella pace e nella stabilità, quando in realtà vive in un pieno totalitarismo latente e demoniaco, con un’agenda definita che deve essere contrastata.
Questo Panafricanismo Conservatore-Rivoluzionario (o potremmo dire, con un neologismo, “Sankofista”) potrebbe essere definito dai nostri avversari come “reazionario”. Ma è chiaro che oggi ci sono da una parte coloro che credono in un progressismo deregolamentato e degenerato (wokisti/modernisti/universalisti), e dall’altra chi vuole la restaurazione dei princìpi ancestrali (reazionari/conservatori-rivoluzionari/tradizionalisti).

Sopravvivenza della civiltà africana

Abbiamo una missione in quanto Uomini e Donne africani e afrodiscendenti: assicurare laèsopravvivenza del nostro Popolo (in questa éra del Ferro in cui le popolazioni Originali Melanoderme sono vittime del globalismo occidentale), trasmettere alla futura generazione la scienza più elevata, lasciare loro, ai nostri discendenti, ai nostri figli e nipoti, un altro mondo in cui l’Identità Nera Africana sarà di nuovo valorizzata, la potenza di nuovo riabilitata, la Dignità non sarà più schiacciata, la Solidarietà, la Giustizia, la Verità, l’Onore, la Famiglia (Uomo-Donna-Prole), l’Autorità Genitoriale (Padre-Madre), l’Autorità Spirituale (Essere Supremo e il suo governo ancestralistico composto dagli Antenati), la Tradizione (nel senso Divino), l’Orgoglio e l’Antimperialismo saranno applicati.
In questa lotta, gli egoismi devono essere messi da parte, e devono essere sacrificati per abbracciare una missione verticale e collettiva. Per amor degli Antenati e del Creatore Supremo. Per rispetto della Creazione.

Farafin Sâa François Sandouno