All’inizio del Novecento, mentre percorrevano in lungo e in largo il Biellese, i viaggiatori borghesi Luigi Pertusi e Carlo Gatti scoprirono vicino all’alpeggio di Buggie sopra Sordevolo, non senza sorpresa, la credenza popolare sulle ruote del diavolo.
Nel mondo fantastico dei montanari, era diffusa una leggenda vivissima e suggestiva che spiegava l’esistenza nel sentiero verso la montagna di “due lisce scanalature parallele, alla distanza costante di poco più di un metro l’una dall’altra, e dalla lunghezza e profondità di pochi centimetri”. Erano probabilmente il residuo del costante passaggio di veicoli d’una miniera, ma nei sognanti racconti popolari diventavano l’opera del maligno, ovviamente sconfitto dalla Vera Fede.
Sempre attenti al folklore locale, Pertusi e Gatti riportarono nella loro Guida illustrata pel villeggiante nel Biellese la storia terrificante di un’epica contesa sorta “quando Sant’Ambrogio venne a predicare la vera fede nel Biellese” e si trovò osteggiato in ogni modo dal diavolo, il quale “fece d’ogni sua possa per rubargli le anime finché un bel giorno al nostro santo scappò la pazienza, e benedisse il suo nemico. Sapete, e non ho a dirvelo, l’effetto che fa l’acqua santa sul diavolo: costui, bollente di rabbia, retrocesse, saltò sul suo cocchio, e via a rompicollo verso la montagna, lasciando dovunque sul suo passaggio le tracce delle ruote infernali.

Giunse fin qui, ma la Madonna d’Oropa, ch’è dall’altra parte, non gli permise di salire più alto, ed egli allora in un folle accesso di rabbia, con una potente unghiata percosse la roccia: questa si aperse, apparve un valico buio, ed il diavolo sparse per quello”.
Fino a una ventina d’anni fa, quei solchi pietrosi venivano raggiunti da allegre brigate di ragazzi di Sordevolo che li consideravano un luogo privilegiato per i loro giochi collettivi, ben consci di trovarsi in un luogo dove si sentiva nell’aria un’atmosfera fuor del comune. Al giorno d’oggi, purtroppo, le ròve dël diav non ci sono più, essendo state distrutte per allargare la carrareccia verso gli alpeggi, con una decisione giudicata scellerata dai cultori delle nostre tradizioni popolari.
Il maligno è ovunque
Diverse “pietre del diavolo” esistono in molti altri luoghi e sono state tutte prudentemente esorcizzate con l’erezione a poca distanza di piccole edicole cristiane.
Una particolarmente conosciuta si trova tra Liguria e Toscana, accanto alla strada che da Caprigliola conduce ad Aulla. Nel selciato d’un sentiero si vedono effettivamente dei segni che potrebbero ricordare nella forma le impronte d’un destriero che, secondo la leggenda, sarebbe stato cavalcato dal maligno. A poca distanza, una Madonnina benaugurante blocca i presunti influssi negativi e, addirittura, protegge i neonati, come provano decine di ex voto lasciati dai fedeli.
Ma in Valsesia esistono credenze popolari su pietre misteriose. A Vanzone – un cantone appartato di Borgosesia che la compianta scrittrice e amica Rosella Osta Sella. nel suo libro sulla Valsesia Segreta inserisce poeticamente tra i “luoghi speciali, dei veri e propri luoghi di potere che fin dalla notte dei tempi rilasciano o assorbono energie positive oppure negative, e dove si possono concentrare di volta in volta poteri magici, religiosi, politici” – si racconta la leggenda della Madonna costretta a scacciare il diavolo, che avrebbe lasciato l’impronta del suo zoccolo infernale sopra una fenditura naturale semicircolare, visibile ai lati della stradina sterrata che dalla chiesa del Pontetto conduce alla Badia (Itinerario 740).
La roccia colpisce subito l’immaginazione poiché ha veramente una fenditura naturale semicircolare somigliante a un ferro di cavallo o a protuberanze cornute; una forma singolare che ha dato la stura alla fantasia popolare ed é stata interpretata come il segno d’una soprannaturale marcatura. Ma probabilmente, in un antico tempo di credenze pagane, questa pera dël diav rappresentava una sorta di segnale della presenza di realtà arcane e misteriose, ammonendo a non sostare troppo in quel punto nefasto e sinistro; anche perché sovrastato da un imponente masso erratico dalla forma squadrata, molto simile a quella del Sas dla Baceja del lago di Sant’Agostino che da sempre si crede al centro di sabba infernali e luogo d’incontro di streghe e stregoni, ma con in alto una protuberanza litica di forma piramidale simile a quella della grande Pera Pichera dei boschi di Salussola.
Del resto “pietre del diavolo” esistono in molti altri posti, tutte prudentemente esorcizzate con l’erezione a poca distanza di piccole edicole cristiane, anche se vi resiste la fama di “luoghi della paura”.
Tutte queste residuali rocce dai poteri misteriosi si possono facilmente trovare. Soltanto delle ròve dël diav sopra Sordevolo non esiste più traccia. Un pezzo di folklore è andato perduto.