Nel bresciano, una manifestazione tradizionale da non perdere. Senza dimenticare che gli abitanti non amano esibirsi come curiosità turistiche
A Bagolino (piccolo paese della Val di Caffaro nelle montagne bresciane) si svolge ogni anno un carnevale tra i più noti e importanti dell’arco alpino, con musiche originali e balli (tramandati identici nei secoli) e costumi molto belli, dei ballerini che portano un ornatissimo cappello di nastri.
Le musiche del carnevale di Bagolino sono di tipo completamente diverso dalle altre musiche popolari del Nord e presentano caratteri tali da far pensare ad una loro origine tedesca o austriaca, anche per il tipo di orchestra composta da archi con l’aggiunta di chitarre. Il fatto che la valle del Caffaro e il lago d’Idro fossero nei secoli scorsi molto più collegati a Trento e da lì al Tirolo, che non a Brescia e all’area lombarda, suffragherebbe questa ipotesi. L’isolamento del paese inoltre, lontano dalle grandi vie di comunicazione, ha permesso di conservare intatte sia le musiche che le figure dei balli, cosa che non è avvenuta nei paesi da cui presumibilmente esse derivano. Ogni anno si forma una compagnia di ballarì costituita da 30-40 uomini (una volta le compagnie erano più numerose) che paga e comanda il gruppo dei sunadur. Il capo ballerino, o banditore, annuncia il ballo che gli viene richiesto da uno o più ballerini, i suonatori attaccano e la compagnia comincia a danzare. Basta il titolo del ballo lanciato dal banditore (“el cap”) e tutti sanno esattamente di cosa si tratta e cosa devono fare. Il numero dei danzatori è sempre pari, poiché tutti i balli si eseguono a coppie, anche se si tratta di soli uomini ai quali è affidata di volta in volta dal cap la parte di dama o di cavaliere. Le donne sono escluse dalle danze: ad esse è affidata esclusivamente la preparazione dei costumi e specialmente il cappello. Ballerini e suonatori girano il paese fermandosi davanti alle case di parenti o amici o “morose” per eseguire le danze. Quelli di casa offrono da bere o danno al banditore un’offerta che servirà per pagare la cena comune alla fine del carnevale.
Il costume dei ballarì è costituito da un abito di panno nero con calze bianche sul quale vengono poi aggiustati uno scialle colorato ed una banda di seta messa a tracolla e fissata al fianco da una coccarda. L’elemento più decorativo di questo costume è però il cappello tutto ricoperto di nastri colorati ripiegati su se stessi con un grosso fiocco sulla sinistra, sempre composto da nastri. Sopra questi nastri vengono fissati gioielli di ogni tipo: si tratta di ori di famiglia del ballerino, oppure presi a prestito da amici e parenti. Il viso è coperto da una maschera di tela dipinta di bianco su cui è disegnata una bautta nera. Le labbra (e spesso gli zigomi) sono dipinti di rosso. La staticità delle maschere contribuisce a conferire quell’aria di compostezza tipica dei ballerini bagossi.
I musicisti invece non portano costumi particolari. Forse una volta indossavano il ceviöl, cioè l’abito della festa di un tempo. Oggi hanno solo un cappello, spesso ornato da un nastro rosso, e qualche volta si buttano sulle spalle uno scialle colorato, tanto per darsi un tocco di festa.
Gli strumenti usati sono soprattutto ad arco: violini e contrabbasso, con l’aggiunta di due o più chitarre cui è affidato l’accompagnamento ritmico. I violini svolgono principalmente due voci: una prima e una seconda quasi sempre suonata in terza. L’orchestra ha un minimo di tre e un massimo di 5 violini.
Il terzo di solito sviluppa in certi punti all’ottava la voce principale. Il basso è oggi uno solo, ma anticamente ve ne erano anche due in una sola orchestra.
I balli rimasti in vigore a Bagolino sono 15: Rose e fiori, Bal frances, Sifolòt, Ariosa, Saltambarca, Spassacami, Busulù, Munichela, Franceschéta, Biundina, Bas de tach, Pas en amur, Tunina, Moleta, Mascherina. I musicisti ne eseguono le musiche sempre secondo la tradizione apportando soltanto qualche abbellimento o tocco personale che i bagossi chiamano rechenchec.
A lato di questo carnevale così rigorosamente rituale e con un numero ben limitato di protagonisti, si svolge quello cui partecipa tutto il resto del paese che si mette in maschera e gira per le strade divertendosi a fare scherzi.
Qui i travestimenti sono molti vari, ma quello dei mascher è il più tradizionale con l’antico costume del paese. Quello maschile è il già citato ceviöl, ossia l’abito di panno nero, con gilé, giacchetta, pantaloni al polpaccio e ghette. Quello femminile è composto dalla gonna di tessuto antico dipinto a mano, dallo scialle e dal grembiule. Tutti calzano gli sgalber, cioè gli zoccoli di cuoio con suola in legno, che spesso viene chiodata per fare più rumore nel camminare. Tutti portano la maschera e spesso la scambiano tra loro per non far capire alla gente chi è l’autore di questo o quello scherzo.
E gli scherzi sono appunto un’altra caratteristica che distingue il carnevale allegro e rumoroso dei mascher da quello quasi ieratico dei ballari.
(foto di Domenico Megali)