Sono parecchi anni che il Sinn Féin e il Social Democratic and Labour Party reclamano una legge in difesa della lingua gaelica irlandese nell’Ulster. Il problema è che questa dovrebbe essere approvata anche dai partiti unionisti dell’Irlanda del Nord, che sono nettamente contrari.
Come esempio della “collaborazione” tra le due parti può valere lo scontro avvenuto lo scorso novembre nel parlamento locale tra il ministro della Cultura, Carál Ní Chuilín (del Sinn Féin, quindi irlandese “pura”) e il deputato del Democratic Unionist Party, Gregory Campbell. Durante una discussione sul problema linguistico, il “britannico” Campbell si è rivolto al presidente dell’assemblea con un “curry my yoghurt, can cola coalyer”. Un frase senza senso, ma che scimmiottava chiaramente l’espressione gaelica “go raibh maith agat, Ceann Comhairle”, “grazie, signor presidente”. La esponente repubblicana si è infuriata e ha ottenuto una censura per l’avversario.
Ora Carál Ní Chuilín sta elaborando un progetto per la difesa dell’irlandese da sottoporre a referendum in febbraio. La sfida è convincere gli avversari che questa lingua è patrimonio di tutti i cittadini e non costituisce una minaccia politica. Rispetto al passato, c’è di buono che il Regno Unito ha firmato la carta europea per la difesa delle lingue minoritarie, e quindi Londra potrebbe influenzare positivamente l’inflessibilità degli unionisti (di origine inglese e scozzese).
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