I funzionari di Stoccolma sono attualmente sgraditi in Israele, ha dichiarato il viceministro degli Esteri Tzipi Hotovely, dopo che il ministro degli Esteri svedese, Margot Wallström, ha preteso un’inchiesta per stabilire se Israele abbia condotto esecuzioni extragiudiziali di palestinesi durante l’attuale ondata di violenza.
“Israele sta chiudendo le porte alle visite ufficiali dalla Svezia”, ha detto la Hotovely a un corso per diplomatici israeliani. “Per oltre due anni, i rapporti con la Svezia sono stati alquanto ridotti. In pratica abbiamo rifiutato le visite del ministro degli Esteri svedese. Per essere ancora più chiari, lo Stato di Israele sta inviando un messaggio molto forte alla Svezia secondo cui chiunque incoraggi il terrorismo in Israele, incoraggia lo Stato Islamico ad agire in tutte le parti d’Europa: a Bruxelles come a Parigi. “Siamo attualmente in prima linea nella battaglia contro il terrorismo”, ha aggiunto la Hotovely. E la Wallström “di fatto lo sostiene e lo incoraggia”.
Il capo del suo staff, Noam Sela, ha raccontato al “Times of Israel” che ci sono state diverse richieste di sopralluogo da parte di funzionari svedesi, ma che Gerusalemme ha deciso di non accoglierle. “I nostri rapporti non sono momentaneamente idilliaci, per usare un eufemismo. Non siamo interessati a ospitarli qui da noi”.
Sela ha poi chiarito che soltanto al ministro degli Esteri e al suo vice sarebbe precluso l’ingresso in Israele. Secondo “Haaretz”, un alto funzionario israeliano ha negato che il primo ministro Benjamin Netanyahu sia a conoscenza di eventuali cambiamenti nella politica estera di Gerusalemme riguardo agli esponenti svedesi. In effetti, mentre la Hotovely sembrava voler impedire l’ingresso a tutti i funzionari svedesi, il terzo vice presidente del parlamento di Stoccolma, Esabelle Dingizian, si trovava in Israele in visita ufficiale. Anche una delegazione della Reale Accademia Svedese delle Scienze di Guerra è attualmente in visita e ha incontrato alti funzionari israeliani.
La politica di Gerusalemme contro l’ingresso di esponenti del governo svedese era di fatto in vigore da prima che Tzipi Hotovely fosse in carica. Nel gennaio del 2015, quando era ancora ministro degli Esteri Avigdor Liberman, la Wallström aveva deciso di recarsi in Israele, ma è le era stato detto che né il presidente, né il primo ministro, né il ministro degli esteri l’avrebbero ricevuta. Inoltre le era stato comunicato che avrebbe dovuto provvedere da sola alla propria sicurezza, per la quale Israele non avrebbe mosso un dito. Margot Wallström aveva quindi annullato la visita prevista, per “disaccordi sulla programmazione”.
Le tensioni più recenti tra Gerusalemme e la Svezia sono state innescate dalla richiesta, da parte della Wallström, di avviare un’inchiesta sulle presunte esecuzioni “extragiudiziali” israeliane a danno di attentatori palestinesi. Durante una seduta parlamentare del Riksdag, il ministro ha detto che è “vitale” investigare sulle politiche di Israele nei confronti degli aggressori palestinesi al fine di “portare alla luce eventuali responsabilità”.
Sebbene i politici e i funzionari israeliani abbiano reagito con rabbia alle osservazioni della Wallström, l’ambasciatore svedese a Tel Aviv, Carl Magnus Nesser, non è stato convocato al ministero degli Esteri per una lavata di capo, e Gerusalemme a questo punto non sembra intenzionata a compiere ulteriori passi.
“Con le sue dichiarazioni irresponsabili e deliranti, il ministro degli Esteri svedese soffia vento nelle vele del terrorismo, incoraggiando così la violenza”, ha detto il ministero degli Esteri israeliano, e tutto l’arco politico si è espresso in modo analogo. “Una persona che di fronte alla guerra al terrorismo che si combatte in tutto il mondo giunge alla conclusione che Israele è l’unico Paese la cui tattica debba essere indagata, è antisemita”, ha aggiunto il ministro dell’Energia Yuval Steinitz.
L’anziano ministro del Likud ha continuato accusando la Svezia di avere una doppia morale: questa nazione appartenente alla UE si è ben guardata dal lanciare anatemi analoghi alla Francia e agli USA, quando hanno abbattuto i terroristi di Parigi e San Bernardino. Steinitz ha anche ricordato che la Svezia ha fornito il maggior numero di volontari in Siria per unirsi all’ISIS.
“Il governo svedese è diventato totalmente antisraeliano nonché, purtroppo, sostenitore del terrorismo”, ha dichiarato in un’intervista a Radio Israele. Pur escludendo l’interruzione dei rapporti diplomatici con la Svezia, Steinitz ha detto che Israele avrebbe dovuto prendere “misure ulteriori” per sottolineare la gravità delle osservazioni della Wallström.
Oltre 130 palestinesi sono stati uccisi durante la recente ondata di terrorismo e di violenza, la maggior parte nel tentativo o nel corso di aggressioni: in totale, secondo gli israeliani, 91 sono morti durante gli attentati e gli altri in violenti scontri con le forze di sicurezza. I funzionari fanno osservare che i servizi di sicurezza sono giustificati nell’uccidere sospetti attentatori, e che provare a neutralizzarli senza far loro del male creerebbe rischi inutili.
I commenti della Wallström sono stati anche denunciati dagli ex ministri degli Esteri Avigdor Liberman e Tzipi Livni, nonché dal leader dell’opposizione Isaac Herzog. “L’unica cosa che il ministro degli Esteri svedese non ha fatto è unirsi materialmente ai terroristi palestinesi e accoltellare gli ebrei”, ha detto Liberman in un comunicato. “Visto come si è comportata finora, c’è da augurarsi che non lo faccia”.
Tzipi Livni, dal canto suo, ha esortato la Svezia a evitare “ingerenze” negli affari interni israeliani.
“Non accetteremo alcun paragone tra le nostre forze di sicurezza che lottano contro il terrorismo e i terroristi”, ha detto in un discorso all’Università di Tel Aviv. “Israele ha un esercito dotato di princìpi morali e un solido sistema giudiziario, e quindi non permetteremo alla Svezia o a qualsiasi altro Paese di immischiarsi nelle nostre questioni interne”.
Curioso, secondo Herzog, che la Svezia non abbia “reagito allo stesso modo quando la polizia di Parigi ha ucciso i terroristi, com’era giusto fare”, riferendosi agli attentati del 13 novembre. “E come reagirà la Svezia quando i terroristi attaccheranno il suo territorio? Continuerà a chiedere che gli vengano date un paio di pacche sulla testa perché hanno avuto un’infanzia disagiata!?”
La Wallström ha tirato fuori un’accusa simile in un discorso al parlamento svedese il 7 dicembre, sostenendo che la risposta di Israele all’ondata di accoltellamenti palestinesi e investimenti con l’auto era “sproporzionata”, e che le morti di molti aggressori durante gli attentati equivalevano a “esecuzioni senza processo”.
Il ministero degli Esteri di Stoccolma ha diffuso una nota, dopo le osservazioni della Wallström in dicembre, assicurando ai funzionari israeliani che la signora era stata fraintesa. Netanyahu ha telefonato al suo omologo, Stefan Löfven, per lamentarsi di questi commenti.
La Svezia è stata tra i Paesi più critici della gestione israeliana del conflitto con i palestinesi. Dopo gli attacchi del 13 novembre a Parigi, in cui i terroristi hanno ucciso 130 persone, Margot Wallström ha sostenuto che alla radice della strage c’era la frustrazione dei musulmani in Medio Oriente, tra cui quella dei palestinesi.
La Svezia ha riconosciuto lo Stato di Palestina il 30 ottobre 2014, una decisione che è stata stigmatizzata duramente da Israele.
Articolo originale di Raphael Ahren e Tamar Pileggi, Swedish officials unwelcome, deputy FM says, as Swedish deputy speaker visits, “The Times of Israel”, 13 gennaio 2016.