La Corte Costituzionale spagnola ha posto l’ennesimo freno al percorso indipendentista del parlamento catalano. Lunedì 1 agosto, il tribunale ha approvato all’unanimità la sospensione della risoluzione di luglio che dava il via al progressivo distacco dalla Spagna. Ha inoltre accordato 20 giorni alla presidente del parlamento locale, Carme Forcadell, per adeguarsi alla pronuncia, prima di decidere se aprire un procedimento penale, come richiesto dal governo, o imporre una delle altre sanzioni previste. Queste comprendono multe fino a 30.000 euro e l’interdizione dai pubblici uffici per i funzionari coinvolti.
Il governo centrale aveva invitato la Corte Costituzionale ad aprire un procedimento penale nei confronti della presidente Forcadell in quanto responsabile in prima persona di aver violato “in modo flagrante lo Stato di diritto e l’ordine costituzionale”. La Forcadell da parte sua ha sostenuto di considerare “profondamente antidemocratico” che le si impedisca di approvare le conclusioni della commissione incaricata di studiare il processo costituente della Catalunya.
Dopo un’ora e mezza di seduta, i membri della Corte hanno preso una decisione che soddisfa solo una parte delle richieste avanzate dal governo centrale tramite l’avvocatura dello Stato. Hanno infatti deliberato di comunicare personalmente alla Forcadell, al presidente della Generalitat de Cataluña, Carles Puigdemont, e gli altri membri della presidenza della Camera e del governo catalano, che subiranno sanzioni anche penali qualora ignorino la sospensione. Avvertendo tutti “del loro dovere di prevenire o bloccare qualsivoglia iniziativa volta a ignorare o aggirare la suddetta sospensione”, come recita una nota ufficiale.
Venti giorni per rispondere
I magistrati hanno intimato a Carme Forcadell, ai membri della presidenza della Camera e al segretario generale del parlamento di informarli entro 20 giorni se abbiano disobbedito alla sentenza di dicembre della Corte Costituzionale che annullava la dichiarazione di indipendenza adottata dal parlamento catalano il 9 novembre. Hanno anche richiesto informazioni sull’eventuale violazione dell’ordine del 19 luglio, in cui i giudici intimavano l’interruzione della cosiddetta road map catalana verso l’indipendenza.
È la prima volta che la Corte apre la strada alla “eventuale adozione delle misure previste” dall’articolo 92 della legge che regola il suo funzionamento. Nel settembre scorso, il governo ha approvato una riforma della suddetta normativa con l’intento di bloccare i piani della Generalitat. L’articolo prevede multe da 3000 a 30.000 euro per aver violato le sue risoluzioni, l’interdizione dei dirigenti o dei dipendenti dell’amministrazione “responsabile della violazione” e la convocazione in procedimento penale contro i leader separatisti.
Il governo ha inoltre chiesto alla Corte Costituzionale – per il momento senza successo – di vietare “espressamente” al presidente del Parlamento, all’ufficio di presidenza e al segretario generale della Camera catalana di dibattere o votare qualsiasi iniziativa collegata al processo di indipendenza.
La maggioranza assoluta del blocco secessionista – che comprende Junts pel Sí e Candidatura d’Unitat Popular – il 27 luglio scorso ha sfidato il divieto, emesso dalla Corte Costituzionale, di approvare le conclusioni della commissione di studio del processo costituente. Il voto ha rappresentato il via libera della Camera al processo unilaterale di indipendenza.