Eccoci alla terza serata della Heiva I Tahiti, quella attesissima del sabato sera. Due cori in concorso, Te Noha No Rotui in categoria Tārava Tahiti, e Pupu Tamari’i Papara Oire in categoria Tārava Tuha’a Pae; due gruppi di ‘ori, danza, O Teva in categoria Hura Ava Tau, amatori, e l’attesissimo Tamariki Poerani in categoria Hura Tau, professionisti.
Il gruppo O Teva, che arriva dalla penisola a una sessantina di chilometri da Pape’ete, è rimasto bloccato da un ingorgo causato da un incidente stradale; una sola strada costeggia la costa di Tahiti, senza farne interamente il giro: le falesie di Te Pari ne preservano la parte più selvaggia. Per non fare aspettare il pubblico è stato cambiato il programma e il coro Te Noha No Rotui è slittato in apertura della serata.
Viene da Mo’orea il gruppo Te Noha No Rotui, isola vicina a Tahiti, collegata con traghetti che non viaggiano dopo il tramonto, che qui arriva verso le diciotto. Sono necessari grandi sacrifici oltre all’impegno economico per partecipare a questa gara, la gara più prestigiosa della Polinesia. Il gruppo Te Noha No Rotui è stato fondato quest’anno, il suo ra’atira è il giovane Maurice Rurua.
Nei canti paragonano la loro isola alla piovra Tau-Mata-Fee-Faatupu-Hau dagli otto tentacoli, nove considerando le ventose, dieci con la testa.
Aimeho-Nui-I-Te-Rara-Varu, antico nome di Mo’orea, dagli otto settori, separati dalle creste delle montagne:
– Àfareaitu con 1 settore, rappresentato dal monte Tohièà;
– Haapiti dai 3 settori separati da 3 montagne, Mouà Roa, Tiura e Tahatiri;
– Papetoài dai 2 settori separati da 2 montagne Teraì, Maoa e Matotea;
– Teàvaro Te-Aha-Roa dai 2 settori separati da Mouà Puta e Rotui.
Entrando hanno appoggiato intorno a loro lunghe ghirlande di foglie di’autī (Cordyline terminalis) intrecciate per simulare i tentacoli della piovra.
Il gruppo Tamari’i Papara Oire (tamari’i, figli, Papara, località di Tahiti, oire, villaggio) si presenta in scena ornato da belle corone di fiori profumatissimi.
Rendono omaggio ai loro antenati, arrivati dalle isole Australi, l’arcipelago più a sud della Polinesia francese, allora chiamato Te Anu To’eto’e No Apato’a (anu, freddo, to’eto’e, freddo, apato’a, sud) che hanno navigato fino alla loro nuova terra, Rua Roa, (rua, due, seconda, roa grande) oggi Papara.
Nel loro Tārava Rimatara cantano il clima delle varie stagioni stagioni nelle isole di provenienza.
Da gennaio a febbraio inizia la nuova stagione, il Consiglio dei Nove Saggi, dei Sette Saggi, dei Cinque Saggi (quelli che anticamente governavano l’isola) ci invitano. Quando soffia il To’erau, vento del nord, il clima cambia, le notti si allungano e le giornate si accorciano, marcando i quarti di luna. (In Polinesia, prima dell’arrivo dei navigatori, il tempo si misurava seguendo la luna, che governa tutte le attività come la pesca e l’agricoltura.)
Marzo e aprile, quando si alza il vento del sud, si avvicina il tempo dei cicloni, i corpi rabbrividiscono sotto il vento del clima australe, il mare diventa oscuro e terribile carico di onde schiumose; i poveri corpi sono avvolti, come quelli di un bambino, nelle coperte. A maggio e giugno gli uccelli ritornano a terra tremanti, le labbra sono livide sotto il bacio glaciale, il mare si copre di bianchi montoni, il freddo penetra le ossa, la pioggia spinta dal vento cade a scrosci, annegando ogni cosa al suo passaggio. La gente, in agonia, attende giorni migliori.
Continuano la descrizione nell’Hīmene Rūa’u: da luglio ad agosto fioriscono i fiori di hinano (pandanus), la natura lussureggiante rivela la bellezza della loro isola: è il momento di tornare in mare, le Pleiadi in cielo annunciano il ritorno dell’abbondanza, soffia il Parapu, vento di ovest-nord-ovest, la piroga è stata rinforzata, si può partire in mare, ma si deve navigare a lungo, Tahiti è la destinazione finale, Papara la terra d’accoglienza. Le nostre vite sono come fiori intrecciati in una corona profumata.
O Teva, gruppo appena fondato, balla una leggenda molto conosciuta in Polinesia, che racconta le pene d’amore della bella Hotutia.
La ragazza viveva a Farepua sull’isola di Tahiti verso la penisola; era così graziosa che la fama della sua bellezza era arrivata fino al guerriero Vari di Ra’iātea che affrontò il viaggio per mare con la sua flotta di piroghe, per chiederla in sposa. Un altro pretendente, Te Manu Tunuu, ari’i, capo, di Puna’auia sull’isola di Tahiti, chiese la mano di Hotutia e la prese in moglie. Partì poi in cerca delle preziose piume rosse che si trovavano solo nell’atollo di Niau, sperando di tornare dopo sei mesi. Appena partito ecco che arriva Vari in pompa magna, le sue piroghe vengono annunciate dal forte fragore delle onde che si frangono sulla barriera corallina. Viene ricevuto con grandi ‘ōrero, discorsi, ed enormi banchetti.
Un anno dopo la partenza del marito, la bella Hotutia, innamorata di Manu, cede alla sua insistenza. Ma la loro felicità è di breve durata, il marito ritorna… ‘Ōrero di questo gruppo l’attore nato Teiva, nome d’arte Minos, uomo di grande presenza scenica naturale e abile declamatore in reo Mā’ohi, la lingua polinesiana.
Per il concorso di migliore ballerino il figlioccio di Minos, il giovane Mahiti che, come sempre, si fa notare per l’esattezza e la particolarità della sua prestazione di danza.
Il gruppo ha cercato di fare del suo meglio, ma resta al livello di scuola di ballo.
Il quadro in cui per tutta la lunghezza della scena la giovane Hotutia viene malmenata dagli sgherri del marito, un manipolo di muscolosi culturisti che la gettano a terra e la spingono a calci e pugni è raccapricciante.
Makau Foster, la storica fondatrice dell’attesissimo gruppo Tamariki Poerani, conta di ritirarsi dopo questa Heiva nelle isole Tuamotu dove è nata. Il suo gruppo mette in risalto le Tematakaureka, provenienti da un lignaggio selezionato di donne fuori dal comune, destinate a istruire il fiore della gioventù dell’arcipelago. Preparavano con severità giovani e giovinette all’esercizio dei protocolli, ai rituali, alla retorica e alle pratiche legate ai marae, luoghi di culto, per renderli atti all’esercizio del potere.
Arte della parola, arte dell’eleganza, padronanza del corpo e padronanza dello spirito erano le materie di insegnamento di queste vahine (donne) divine. Come “diploma”, durante una speciale cerimonia, veniva consegnata una piuma gialla, simbolo di successo.
Lo spettacolo dei Tamariki Poerani è stato un trionfo, questo è il primo gruppo che passa sulla scena di To’atā con uno spettacolo degno della categoria Hura Tau. Il pubblico era in visibilio e non ha risparmiato applausi scroscianti. Bellissimi i costumi, molto bravo il coreografo Francky, anche ottimo ballerino. Circa Vaitua, nel ruolo di ‘ōrero, che dire: oltre alla bravura basta la sua presenza sulla scena a riempirla con la sua bellezza.
Con questa serata siamo entrati nel vivo della competizione. Restiamo in attesa della prossima settimana, con le tre serate di magnifici spettacoli.