Dea della saggezza e della giustizia per i romani, riconosciuta protettrice degli artigiani, gigantesco asteroide dall’insolita forma quasi sferica in astronomia, o anche cittadina della contea di Essex nello Stato di New York: sono questi i principali e più noti significati che generalmente associamo alla parola “Minerva”; ma esiste, o meglio è esistita, anche una Repubblica di Minerva, micronazione rimasta indipendente solamente per pochi mesi, protagonista di una vicenda poco conosciuta ma decisamente curiosa e singolare.
La Repubblica di Minerva si è infatti costituita come un piccolissimo Stato negli anni Settanta, un’isola costruita su un omonimo atollo (Minerva Reefs) situato nel mezzo del Pacifico sud-occidentale, sotto le Isole Figi e Tonga. L’ideazione del progetto e la realizzazione concreta, culminata con la dichiarazione d’indipendenza della micronazione, venne perseguita da un eccentrico miliardario statunitense, Micheal Oliver, il cui obiettivo finale era la creazione di una nazione libertaria, senza tasse, incentrata sul benessere condiviso da tutti i cittadini. Ci troviamo dunque di fronte a una situazione decisamente particolare, inusuale, con al centro un atollo semisconosciuto nell’oceano, la cui storia, breve ma intensa e ricca di colpi di scena, è tutta da scoprire.
Minerva Reefs, un po’ di storia
Minerva Reefs è il nome di un gruppo di due piccoli atolli semi sommersi nel bel mezzo del Pacifico, 729 km a sud delle Isole Figi e 471 km a sud-ovest di Tonga. North Reef ha un diametro di 5,6 km mentre South Reef è leggermente più piccolo (4,8), entrambi sorgono in cima a un complesso montagnoso sottomarino di origine vulcanica la cui base poggia su una piattaforma sommersa. North Minerva ha una forma circolare e attorno vi è un piccolo banco di sabbia che durante l’alta marea viene completamente inondato, di fianco si trova l’entrata nella laguna piatta con un approdo invece piuttosto ampio. South Minerva è divisa tra The East Reef e The West Reef, anch’essi circolari intrecciati a formare il simbolo dell’infinito.
Da un punto di vista geologico i due isolotti sono costituiti e sorretti da una piattaforma di rocce calcaree composta da formazioni di coralli sollevate dall’attività vulcanica ora quiescente. Il clima è tropicale con un periodo caldo (da dicembre ad aprile) dove si sfiorano spesso i 32 gradi di media e uno più fresco (da maggio a novembre) dove le temperature si attestano sui 27 gradi. Le piogge sono frequenti è l’umidità è dell’80%.
I Reef furono scoperti nel dicembre 1818 dal Capitano Nicholson della LMS Haweis, come riportato il 30 gennaio dell’anno successivo dalla “Sydeny Gazette”. Nel 1854 un altro capitano, H. M. Denham della HMS Herald, approdò ed esplorò l’atollo rinominandolo Minerva in onore della baleniera omonima che vi aveva fatto naufragio (precisamente presso South Minerva), entrandovi in collisione il 9 settembre 1829 dopo essere salpata dal porto di Sydney. Nel corso degli anni, infatti, furono numerosi i naufragi presso l’atollo di Minerva: nel 1914 Strathcona, che stava navigando verso nord dopo aver fatto rifornimento ad Auckland, s’arenò inabissandosi mentre i membri dell’equipaggio riuscirono fortunatamente a mettersi in salvo sulle scialuppe per raggiungere in seguito le Figi; il 7 luglio 1962 un vascello di Tonga, Tuaikaepau, in viaggio verso la Nuova Zelanda, andò a cozzare contro i Reef, e anche in questo caso l’equipaggio riuscì a essere tratto in salvo grazie all’intervento di una nave da cargo giapponese; i superstiti successivamente costruirono una nuova imbarcazione chiamata Malolelei (“giorno buono”) con la quale viaggiarono verso le Figi dove sbarcarono una settimana più tardi.
Micheal Oliver
Il protagonista indiscusso di quest’avventura è indubbiamente Micheal Oliver, cittadino lituano di origine ebraica naturalizzato statunitense. Nato nel 1930, appassionato di numismatica e fervente attivista libertario, aveva fatto fortuna nel West diventando miliardario e uno degli uomini più in vista di Las Vegas grazie alla sua fiorente attività immobiliare. Contemporaneamente si dimostrava molto attivo in ambito politico, credendo fortemente negli ideali libertari che lo avevano plasmato: il sogno di Oliver era sempre stato quello di creare e fondare concretamente un’entità politica ex novo, con l’obiettivo di promuovere una nuova forma di governo per poter sperimentare libertà differenti rispetto a quelle normalmente garantite e concesse ai cittadini negli Stati tradizionali.
Per dare vita a questo suo desiderio – che da sogno si tradusse con il passare degli anni in un progetto reale, studiato e organizzato nei dettagli – si appoggiò alla Phoenix Foundation, organizzazione di stampo ovviamente libertario, da lui creata insieme all’amico James Murt KcKeever e al consulente finanziario Harry D. Schultz. La Phoenix Foundation supportò in modo determinante diversi tentativi di Oliver e soci di creare enclavi indipendenti in diverse parti del globo, micronazioni basate su principi liberali e paradisi fiscali. In seguito costituì un sindacato, la Ocean Life Research Foundation, i cui uffici avevano sede a Londra e New York, destinata a raccogliere il capitale necessario al progetto di costruzione di un nuovo Stato, e soprattutto a valutare quali potessero essere i luoghi migliori dove farlo nascere.
Oliver prese contatti con le autorità britanniche per poter realizzare il suo disegno di Stato libero da tassazioni a Turks e Caicos, arcipelago corallino nei Caraibi e dipendenza d’oltremare del Regno Unito, ma questo primo tentativo fallì completamente per il rifiuto della regina. Nel 1971, quando la cifra complessiva di dollari investiti nel progetto della Ocean Life Research Foundation aveva toccato quota 100 milioni, i tempi parvero decisamente più maturi: la stessa fondazione individuò un atollo sperduto nel cuore del Pacifico di cui nessun Stato sovrano aveva mai reclamato la proprietà. Si trattava di Minerva Reefs, atollo lungo la barriera corallina composto dai due isolotti e diversi scogli che affiorava appena dalle acque.
Posizionato in un braccio di mare relativamente distante da qualsiasi territorio continentale appartenente a Stati nazione, rappresentava un’opportunità perfetta per i piani di Oliver, assolutamente da cogliere. Minerva Reefs infatti era stato occupato solamente durante la seconda guerra mondiale, tra il 1942 e il 1945, dalla marina statunitense che stazionava nell’area impegnata nei combattimenti contro i giapponesi nel Pacifico; successivamente era stata sostanzialmente abbandonata e completamente dimenticata, e pertanto si candidava come luogo ottimale per ospitare l’idea di Stato voluta dal miliardario: una società utopica indipendente, una nazione libertaria senza tasse e imposte, senza vincoli e doveri, in cui il traguardo sarebbe stato l’esclusivo benessere reale e duraturo, condiviso tra tutti gli abitanti: “No taxation, welfare, subsidies, or any form of economic interventionism”, queste le sue esatte parole.
A Oliver sembrò di aver trovato la sua El Dorado.
Sempre nello stesso anno l’immobiliarista del Nevada comprò in Australia alcune grandi chiatte, vere e proprie navi cargo, sulle quali fece caricare tonnellate di sabbia che trasportò nei pressi dell’atollo di Minerva: la sabbia venne utilizzata per portare il “suolo” sopra il livello dell’acqua dove la barriera corallina era poco profonda, innalzando così la superficie del gruppo di scogli quanto bastava per poterci costruire una piccola torre. Il problema, infatti, era che Minerva Reefs durante i periodi di alta marea risultava quasi interamente sommersa, e di conseguenza, da un punto di vista legislativo, non poteva essere sostanzialmente rivendicata territorialmente, sicché la missione consisteva nel creare una vera e propria isola artificiale con una minima “passeggiata continentale”, in modo che anche con l’alta marea vi fosse un lembo di terra permanente. L’operazione riuscì brillantemente; i coloni reclutati da Oliver e suoi seguaci poterono così sbarcare sull’atollo e camminarci fisicamente sopra, e nel giro di poche settimane costruirono anche una torre di pietra sulla quale venne issata la bandiera (dominata al centro da una torcia gialla racchiusa in un cerchio dello stesso colore su uno sfondo blu) della neonata Repubblica di Minerva, cui seguì l’immediata proclamazione ufficiale: era venuta alla luce la più piccola repubblica del mondo. La dichiarazione ufficiale d’indipendenza fu promulgata il 19 gennaio 1972, chiedendo il riconoscimento formale internazionale agli Stati vicini. In febbraio venne eletto presidente provvisorio della repubblica Morris C. Davis, buon amico e socio di Oliver, le cui prime parole apparirono immediatamente significative del nuovo contesto, del tutto inusuale, che i fautori di questa iniziativa intendevano creare:
People will be free to do as they damn well please. Nothing will be illegal so long it does not infringe on the rights of others. If a citizen wishes to open a tavern, set up gambling or make pornographic films, the goverment will not interfere.
L’azione innovatrice del miliardario proseguì con l’emissione di una nuova valuta valida esclusivamente sul posto, il dollaro di Minerva, dal taglio peculiare e unico, corrispondente al valore di 35 dollari e recante su un lato l’effige della dea romana, sull’altro la torcia infuocata suo simbolo che appariva anche sulla bandiera.
Egli scrisse immediatamente anche un libro nel quale raccontò questa vicenda, intitolato A new constitution for a new country, la cui pubblicazione e relativo successo andò a incrementare ulteriormente la sua fama e prosperità. Nelle idee di Oliver e compagni, la repubblica per garantirsi la sopravvivenza all’interno del particolare sistema socio-governativo esentasse, avrebbe dovuto puntare tutto sull’attività turistica e sulla pesca, settori trainanti dell’economia del nuovo microscopico Stato, insieme all’industria leggera, al commercio e all’artigianato.
Tuttavia la proclamazione della Repubblica di Minerva e la successiva richiesta di riconoscimento non furono viste di buon grado né accettate serenamente dagli altri Stati dell’Oceania: il 24 febbraio 1972 venne convocata un’apposita conferenza internazionale per discutere dell’accaduto, alla quale parteciparono Australia, Nuova Zelanda, Tonga, Isole Figi, Nauru, Samoa Occidentali e Isole Cook. Gli Stati del sud Pacifico si dimostrarono parecchio preoccupati per quanto accaduto a Minerva, temendo che la micronazione fondata dal nulla da Oliver potesse rappresentare un pericoloso esempio e diventare un precedente da imitare. Volevano evitare che qualche altro bizzarro magnate statunitense si svegliasse da un giorno all’altro con la voglia di rendere, per puro diletto, un qualsiasi isolotto sperduto nell’oceano la perfetta dimora per una nuova nazione, o un laboratorio socio-politico per sperimentare ideali utopici.
Ma c’erano timori ancora più forti, per esempio che missioni del genere non venissero intraprese da contestatori sociali o attivisti politici, ma da veri e propri pirati e bucanieri che infestavano ancora parte dei mari dell’emisfero australe. Si trovarono quasi tutti concordi nella ferrea volontà di evitare situazioni di questo tipo che avrebbero potuto modificare l’equilibrio geopolitico dell’intera area, e pertanto decisero di passare subito all’azione. Dal momento che Australia e Nuova Zelanda facevano parte del Commonwealth e avevano di conseguenza determinati obblighi e vincoli, preferirono non occuparsi direttamente di neutralizzare l’esperimento di Oliver e seguaci. Il risultato del consiglio fu la netta presa di posizione di Tonga, regno-arcipelago che di fatto costituiva lo Stato-nazione più prossimo a Minerva Reefs, non lontanissimo dalla fine del braccio di mare considerato legalmente parte del Paese. Tonga presentò quindi una lamentela contro l’azione di Micheal Oliver accompagnata da una rivendicazione ufficiale con la quale reclamava il possesso territoriale dell’atollo.
L’azione di Tonga può essere sicuramente considerata figlia del congresso e della situazione venutasi a creare subito dopo la proclamazione della Repubblica di Minerva, tuttavia non fu una richiesta totalmente estemporanea: pur non avendo mai reclamato né provato a occupare i due isolotti, il regno li considerava quanto meno parte della propria storia e tradizione, dal momento che entrambi erano stati utilizzati come ricco luogo di pesca da cittadini tongani per lungo tempo.
Il 15 giugno 1972, Tonga reclamò Minerva attraverso un esplicito proclama, pubblicato sulla gazzetta del regno, che riportava le parole del re Taufa’ahau Tupou IV:
In considerazione del fatto che le barriere di scogli conosciute con i nomi di Banco di Minerva Nord e Banco di Minerva Sud sono state utilizzate per lungo tempo come luogo di pesca dal popolo di Tonga, e che le isole create su questi banchi note con il nome di Teleki Tokelau e Teleki Tonga sono da tempo considerate appartenenti al Regno di Tonga; e in considerazione del fatto che è ora opportuno che si confermino i diritti del Regno di Tonga su queste isole; di conseguenza affermiamo e proclamiamo che le isole, le rocce, i banchi di scogli e le acque comprese entro un raggio di dodici miglia delle stesse fanno parte del nostro Regno di Tonga. 1)
Venne così organizzata una spedizione militare costituita da un contingente di circa 100 soldati appartenenti all’esercito della difesa del regno, insieme ad altri uomini reclutati tra i prigionieri, che a bordo della nave Olovaba raggiunsero l’atollo ponendo fine per sempre all’esperienza della Repubblica tanto agognata da Oliver: il 18 giugno sbarcarono a North Minerva, il giorno successivo ammainarono la bandiera con la fiaccola e tre giorni dopo conquistarono anche South Minerva.
Oliver e i cittadini dell’isola non provarono neanche a combattere, ma accettarono mestamente la nuova imposizione, così che la missione si concluse senza scontri o spargimenti di sangue. Tonga procedette all’annessione dell’isola che divenne parte del Regno, anche se una volta che i libertari ebbero abbandonato il territorio, l’atollo tornò a essere completamente disabitato. Nel settembre dello stesso anno il Forum del Sud Pacifico riconobbe formalmente la rivendicazione di Tonga mettendo la parola fine all’esperienza della repubblica e all’intera vicenda.
L’occupazione di Tonga e le nuove avventure di Oliver
Dopo la definitiva annessione del Regno di Tonga, Oliver licenziò l’ex presidente Davis, e il progetto di creare un’entità statale nel sud Pacifico, supportato dalla fondazione, collassò irrimediabilmente. Secondo il parere di molti l’esperienza della Repubblica di Minerva era fallita perché i cittadini coinvolti non avevano voluto proteggere, combattere e provare a salvare il proprio territorio, ma si erano arresi immediatamente accettando le imposizioni del re di Tonga. L’avventura di Oliver e dell’atollo di Minerva non caddero tuttavia completamente nell’oblio, ma vennero riprese in campo letterario nel 1975 dallo scrittore O.T. Nelson nel suo romanzo post-apocalittico The girl who owned a city, nel quale viene citata Minerva come esempio di costruzione concreta di una realtà statale utopica che i protagonisti del romanzo intendono imitare.
In seguito la vicenda di Minerva suscitò azioni più pratiche, nuovamente da un punto di vista politico-territoriale: nel 1982 un gruppo di cittadini statunitensi, capeggiati da Morris C. Davis, occupò nuovamente Minerva Reefs con l’intento di ricreare la repubblica, ma la nuova impresa venne ancora una volta stroncata sul nascere dalle truppe di Tonga che dopo sole tre settimane cacciarono con la forza gli occupanti.
Negli anni successivi diversi altri gruppi libertari o micronazionalisti hanno tentato di continuare il percorso tracciato dal miliardario di Las Vegas con la Repubblica di Minerva, senza ottenere alcun successo rilevante. L’ultimo vano tentativo risale al 2003 quando un gruppo di attivisti ha proclamato attraverso internet la nascita del Principato di Minerva, naturale prosecuzione dell’abortito progetto repubblicano. Si tratterebbe di una misteriosa monarchia costituzionale governata da un altrettanto enigmatico principe Calvin residente negli Stati Uniti. L’adozione della forma monarchica al posto di quella repubblicana vuole rappresentare una netta cesura con i fallimenti del passato, testimoniando che i nuovi protagonisti non hanno nessun legame con i primi fondatori della repubblica. Essi hanno dichiarato che il principato ha pieno diritto di costituirsi come legittimo possessore delle isole da un punto di vista giuridico, avendo il diritto di essere riconosciuto come uno Stato de facto.
La realtà è alquanto diversa: il Regno di Tonga, pur non occupando fisicamente Minerva in modo continuativo, controlla ancora l’atollo da un punto di vista militare. Nel contempo, il diritto internazionale ha elaborato efficaci contromisure per prevenire azioni come quelle di Oliver e compagni a Minerva negli anni Settanta: nel 1982 il Trattato di Montego Bay ha completamente modificato il vecchio diritto del mare che faceva riferimento al lontano XVII secolo. Questo trattato, entrato in vigore nel novembre 1994, ha infatti introdotto il concetto di piattaforma continentale come naturale prolungamento del territorio di uno Stato sovrano, ampliando di fatto il controllo anche sui fondali marini, ponendo qiuindi un freno a iniziative del genere.
Per quanto riguarda Micheal Oliver, malgrado il fallimento di quella che considerava la sua avventura meglio strutturata, negli anni successivi al collasso di Minerva non abbandonò per nulla i piani di realizzare uno Stato ideale, ma si buttò in una serie di altre iniziative, anch’esse poco fortunate, a ogni capo del mondo.
Attraverso la Phoenix Foundation nel 1973 finanziò l’Abaco Indipendence Movement, movimento indipendentista attivo nelle Bahamas. L’Isola di Abaco, facente parte delle Bahamas, era abitata prevalentemente da coloni bianchi che, stufi di vivere sotto il “black rule”, fomentarono la secessione organizzandosi in un gruppo. Con i finanziamenti concessi da Oliver pubblicarono un quotidiano, l’“Abaco Indipendent”, importante strumento di lotta.
L’obiettivo generale perseguito anche dal miliardario erano l’indipendenza e la creazione di un piccolo Stato retto secondo i principi “canonici” dell’assenza di imposizioni fiscali. Tuttavia, nello stesso periodo le Bahamas erano sul punto di ottenere l’indipendenza dal Regno Unito, questione che complicò notevolmente i piani dei secessionisti e dello stesso Oliver. Il tentativo insurrezionale fallì e le Bahamas riuscirono a ottenere l’indipendenza dall’Inghilterra il 10 luglio 1973 entrando così a far parte del Commonwealth.
Nel 1980 Oliver si infilò in una situazione analoga, stavolta alle Nuove Ebridi che quell’anno ottennero l’indipendenza con il nome di Vanuatu dal Regno Unito e dalla Francia. In questo caso l’apporto del miliardario consistette nell’appoggio economico della Phoenix Foundation al New Hebrides Autonomy Movement, guidato da Jimmy Stevens, e i finanziamenti vennero utilizzati per l’apertura di un’emittente radiofonica. Si è addirittura vociferato di un traffico di armi, circostanza fermamente negata e tenacemente smentita da Oliver (negli anni la Phoenix Foundation è stata più volte definita un’organizzazione di estrema sinistra). Stevens con l’aiuto di Oliver riuscì a dichiarare l’isola di Espiritu Santo indipendente, dando vita alla Repubblica Vemarana: l’esperimento durò ancora una volta pochissime settimane appena in quanto il governo di Vanuatu, appoggiato militarmente da Papua Nuova Guinea, scacciò gli indipendentisti dall’isola e all’immobiliarista venne addirittura negato l’accesso alla Repubblica di Vanuatu per anni.
I progetti di Oliver sono sostanzialmente tutti naufragati, ma egli non si è perduto d’animo e ha continuato a sostenere e a propagandare i suoi ideali. Nel 1995 ha rilasciato un intervista nella quale ha asserito l’estrema necessità di costruire una nazione partendo completamente da zero, dalle fondamenta. Ha descritto la situazione politico-economica degli Stati Uniti come una realtà dominata e oppressa da una ristretta cerchia di uomini potenti e dal liberismo, paragonato al fascismo, in campo economico. Inoltre la continua attività di manipolazione portata avanti dai mass media ha completamente offuscato le menti dei cittadini che vedono e credono in un mondo che non esiste e le cui conseguenze, secondo il miliardario, sono inevitabilmente la triste dipartita collettiva di un popolo privato di reale conoscenza e verità.
Negli ultimi anni Minerva è ritornata protagonista sulla scena geopolitica del sud Pacifico: sono sorte tensioni tra Tonga e le Isole Figi riguardo al controllo dell’atollo e delle acque circostanti. Nel 2005 le Figi hanno pubblicamente fatto sapere che non riconoscono l’annessione dei due isolotti da parte del regno avvenuta secondo gli accordi del settembre 1972; Tonga, dal canto suo, non si è inizialmente interessata più di tanto della questione continuando a presidiare il braccio di mare. Nel 2010 la marina delle Figi è passata a maniere più decise distruggendo i fari situati all’ingresso della laguna e ancora nel maggio 2011 danneggiando altre apparecchiature utili alla navigazione installate dai tongani. Il mese successivo Tonga ha inviato due navi presso l’atollo di Minerva per riparare l’attrezzatura e riaffermare la supremazia territoriale del regno: tutte le imbarcazioni figiane nella zona hanno battuto immediatamente in ritirata. Con il passare dei mesi la tensione tra i due Paesi è aumentata anche per altre questioni fino a toccare soglie pericolose, così, per calmare gli animi, nel luglio 2014 è arrivata la proposta di Tonga di cedere Minerva Reefs definitivamente alle Figi in cambio delle Lau Islands, isole abitate da antenati tongani. 2)
L’atollo di Minerva, oggi utilizzato principalmente come ancoraggio per yacht privati provenienti da Nuova Zelanda, Tonga e Figi, e per attività di pesca ma anche di diving e snorkeling, risulta ancora conteso e probabilmente a breve cambierà nuovamente proprietario. Tuttavia come la rivista libertaria statunitense “Reason” aveva affermato parlando del periodo successivo all’esperienza della Repubblica fondata da Oliver, Minerva è stata più volte reclamata dal mare e, forse, non sarebbe una cattiva soluzione se ritornasse ad appartenervi esclusivamente.
N O T E
1) Graziani, G., Atlante delle micronazioni, Quodlibet, Macerata 2015, p. 51.
2) Le Lau Islands sono un arcipelago di origine vulcanica costituito da circa sessanta isolotti, di cui una trentina abitati, situate a sud-est delle Isole Figi alle quali appartengono politicamente. Scoperte da James Cook, che nel 1771 approdò a Vatoa, rappresentano un punto d’incontro tra le culture delle Figi e di Tonga, entrambe presenti e diffuse nell’arcipelago. L’influenza di Tonga si ritrova nei toponimi, nei nomi di persona, nella lingua, nel cibo e nell’architettura.