Non ho la più pallida idea delle ragioni per cui libri come Peter Pan e Robinson Crusoe siano stati inseriti nell’elenco dei testi pericolosi per l’ordine pubblico, soprattutto se in mano ai prigionieri rinchiusi nelle carceri turche. Posso solo azzardare. Troppo “potere alla fantasia” (rovesciando lo slogan di 50 anni fa) nel primo caso, troppi consigli di carattere manuale che potrebbero indurre a progettare improbabili evasioni nel romanzo di Daniel Defoe?
Idem per Tom Sawyer, ovviamente. E peggio ancora nel caso del suo amico e sodale Huckberry Finn (evidenti ascendenze irlandesi, alquanto pericolose), che in un altra storia raccontata da Mark Twain libera (addirittura!) uno schiavo nero.
Nel carcere di tipo D ad Amed (Diyarbakır), a un prigioniero è stata rifiutata la consegna del Piccolo principe (oltre appunto a Peter Pan, Ali Baba e i quaranta ladroni, Tom Sawyer e Robinson Crusoe) in quanto tali libri potrebbero “essere un pericolo per la sicurezza”.
Non temendo evidentemente di sfiorare il ridicolo e suscitare l’ilarità, la direzione del carcere ha voluto precisare che “nell’esame dei libri è stato rilevato che non si tratta di materiale didattico” , per cui potrebbero “portare a uno scambio di informazioni in codice e non controllabili” mettendo in pericolo la sicurezza in carcere.
Capisco invece la messa all’indice de Le Petit Prince. L’autore, Antoine de Saint-Exupéry, partecipò come corrispondente e come pilota alla Guerra di Spagna del 1936-39. A fianco dei repubblicani e contro i fascisti di Franco, Hitler e Mussolini, ça va sans dire. In seguito partecipò alla Resistenza e morì durante una missione (era partito dalla Corsica) abbattuto dai nazisti. Questo è ben noto, ma c’è anche dell’altro.
In una delle ultime storie raccontate da Hugo Pratt (Saint-Exupery – L’ultimo volo) si ipotizza un incontro tra il rivoluzionario anarchico Buenaventura Durruti e lo scrittore e corrispondente di guerra francese. Un evento possibile, per quanto non storicamente accertato. Buen lo chiama amichevolmente Saint-Ex e intanto continua a rattoppare i suoi consumati calzini. Filologicamente storico, questo fatto che Buenaventura si ricucisse di persona i calzini, da onesto proletario (vedere in La Breve estate dell’Anarchia di H. M. Enzensberger).
Inutile precisare che nulla come la Resistenza curda in Rojava e Bakur di questi anni è in grado di evocare la lotta contro il fascismo in Spagna nel secolo scorso. E nulla come il progetto apoista del Confederalismo democratico ha rinnovato le speranze del Corto verano libertario in Catalunya e Aragona.
Del resto quando Giardino (partendo da un suggerimento di Pratt) disegnò la morte di Corto Maltese, lo immaginò fucilato insieme agli anarchici per mano fascista.
Ma questo non ditelo al direttore del carcere.