Sempre profetiche, purtroppo, le parole di Pietro Gori in Addio Lugano bella: “Elvezia il tuo governo, ecc. ecc…” Dopo quelle dalla Germania, Francia, Serbia, Armenia, Svezia, ancora espulsioni di rifugiati curdi dalla Svizzera. Un’intera famiglia di profughi scappati dal campo di Makhmour (in Basur, il Kurdistan entro i confini iracheni) è stata deportata in Croazia dove, stando a quanto dichiarato dall’agenzia Rojnews, avrebbero subìto maltrattamenti se non di peggio.
Pare che l’espulsione, avvenuta tra le proteste della madre, Viyan Kilim, e del padre, Mehmet Nuri Kilim, i singhiozzi dei tre bambini, Avesta, Dunya e Adem, sia stata giustificata da una questione di impronte digitali. Dal campo profughi erano fuggiti per timore delle violenze jihadiste e dei bombardamenti turchi (le operazioni dell’esercito di Ankara nel nord Iraq proseguono ormai da oltre un anno, ininterrotte anche dopo il terremoto).
Quanto alle minacce di espulsione dalla Svizzera per i rifugiati curdi, l’ultimo caso (o almeno a mia conoscenza) era stato quello di Tawar, militante curda aderente a Lawan (organizzazione giovanile del partito democratico del Kurdistan-Iran) in Svizzera da oltre sei anni. Nel novembre dell’anno scorso veniva convocata dalle autorità elvetiche per informarla che la sua domanda d’asilo era stata rigettata, per cui avrebbe dovuto lasciare il Paese. In passato Tawar faceva parte del gruppo di curdi uccisi dai missili iraniani nel settembre 2018 nella sede del pdk di Koya, la città dove Tawar abitava prima di espatriare.