Riporto la notizia senza particolare commenti. E soprattutto senza voler con questo alimentare il dibattito in merito a quale sia il colore prevalente (arancione, rosso-bruno, fucsia…?) delle attuali rivolte e contestazioni al regime bielorusso.
Due anarchici, Alexander Frantskevich e Akihiro Khanada, sono stati arrestati il 12 agosto in Bielorussia. Il primo dei due – già noto in quanto ex detenuto, dal 2010 al 2013 – viene definito dalla polizia come il “leader del gruppo anarchico più radicale del Paese: Azione Rivoluzionaria”. Come il gruppo anarco-situazionista di Gianfranco Faina e Salvatore Cinieri: un richiamo o una coincidenza?
Accusato in quanto “organizzatore di tumulti di massa”, rischia una pena tra i cinque e i quindici anni. Al momento invece non si conoscono le accuse rivolte all’altro militante arrestato. Un altro anarchico bielorusso, Nikita Yemelyanov, sta scontando una pena di quattro anni per “azioni a carattere simbolico su edifici governativi” a Minsk. In particolare contro tribunali e carceri.
All’epoca del primo arresto di Frantskevich (settembre 2010), con lui venivano imprigionati altri militanti libertari: Mikalai Dziadok, Ihar Alinevich, Jauhen Vas’kovich, Artsiom Pratapenka e Pavel Syramolatau. Accusati di vari attacchi incendiari (contro una banca, una caserma, una prigione, un commissariato, un casinò, l’ambasciata russa e anche contro la sede un sindacato di Stato in quanto non avrebbe “difeso i diritti dei lavoratori, ma contribuito al loro sfruttamento”), vennero processati nell’aprile 2011.
Nell’ottobre 2010, a un mese dal loro arresto, veniva attaccata per protesta la sede del KGB a Bobruisk.