A che punto siamo con il processo di autonomia che il Veneto sta cercando di portare avanti? Roberto Agirmo, dirigente di Indipendenza Noi Veneto, riassume così la situazione.
Se veramente l’obiettivo comune della Giunta Regionale, degli indipendentisti e dei veneti tutti è arrivare a ottenere maggiore autonomia e, perché no, considerarla un passaggio propedeutico per raggiungere l’indipendenza del Veneto, be’, questo oggi si può fare! Mai come oggi, grazie alla congiuntura economica, grazie alla situazione geopolitica internazionale, grazie alle strategie politiche di quei pochi folli che credono nell’improbabile e che i più ritengono una mera chimera utopica, i sogni – come disse Cenerentola – si possono realizzare.
All’alba del 2017 la situazione è la seguente. Un manipolo di sognatori irredentisti nel dicembre 2016 in modo quasi rocambolesco, con un pizzico di fortuna, schivando metaforiche pugnalate alla schiena, ma sostanzialmente con l’applicazione di tattica, strategia politica e conoscenza della materia, sono riusciti a “stimolare” la maggioranza e non solo la maggioranza del Consiglio Regionale Veneto ad approvare un progetto di legge, il cosiddetto PDL116, rendendolo di fatto Legge Regionale 28/2016.
La legge 28/2016 (che per comodità chiamerò Legge Palmerini, dal nome del suo estensore) si prefigge un compito chiarissimo, ovvero far emergere e quindi determinare in modo assolutamente volontario e spontaneo la volontà dei veneti di riconoscersi popolo identitariamente, socialmente, storicamente e culturalmente disomogeneo rispetto al resto dei popoli della penisola italica.
Con questa determinazione su base volontaria, i veneti che riterranno opportuno percorrere questa strada, vedranno di fatto riconosciuti dei diritti di carattere internazionale che prefigurano attraverso trattati e leggi sovrannazionali il diritto a tutele crescenti in moltissimi ambiti.
Non entro nello specifico dell’enorme mole di diritti che i veneti come “minoranza nazionale” in ambito italiano riceveranno, ma sottolineo il fatto che per rendere attuativa questa legge è stato determinato nella stessa che: “Al fine di garantire il diritto di dichiararsi appartenente alla minoranza nazionale veneta, viene incaricata della raccolta e valutazione delle dichiarazioni spontanee l’Aggregazione delle associazioni maggiormente rappresentative degli enti ed associazioni di tutela della identità, cultura e lingua venete, da costituirsi presso la Giunta Regionale”.
Questa aggregazione si è già dichiarata nei confronti della Giunta con una comunicazione ufficiale, adesso siamo nella fase dell’iter burocratico per giungere alla “partenza ufficiale”. La cosa non ancora di dominio pubblico è che l’Aggregazione contestualmente all’atto della sua “genesi” rappresenta già oltre 20.000 iscritti, figurativamente sono 20 battaglioni o due divisioni: diciamo che la “discesa in campo” non passerà inosservata, anche se avremo tutto l’establishment politico mediatico italocentrico contro.
La Legge Palmerini molto probabilmente verrà impugnata dalla corte di cassazione che proverà in tutti i modi a dichiararla incostituzionale!
Che ci riesca, questa è una lettura del futuro che ancora non possediamo; ciò non toglie che “se” lo stesso Luca Zaia e la sua giunta non si metteranno di traverso alla fase attuativa, dopo aver approvato la legge a maggioranza, gli elementi di comunicazione che verranno attuati grazie alle successive azioni operative territoriali saranno tali da non poter essere taciute dai media. Qualunque cosa succeda a livello legale, sarà una tale cassa di risondanza mediatica da accentuare nei veneti il senso d’appartenenza, e quindi la coesione e la determinazione per raggiungere gli obiettivi comuni.
A questo punto, la fase due.
Luca Zaia ogni giorno batte sempre più sul Referendum per l’Autonomia del Veneto, ed è notizia di questi giorni (è arrivata la conferma da Roma) che il referendum si farà. Il boccino adesso è in mano alla Giunta regionale, la quale dovrà determinare come e quando far svolgere la storica consultazione.
Se Zaia vuole veramente ottenere un risultato storico e decisivo avrà bisogno dei “battaglioni” dell’Aggregazione; gli sarà quindi indispensabile “aiutare” la stessa Aggregazione affinché in questo periodo d’avvicinamento al Referendum faccia da cassa di risonanza e diffonda sempre più quel senso d’appartenenza, quell’identità storico culturale che è nel DNA dei veneti. Così facendo il risultato numerico al Referendum per l’Autonomia diventerà un plebiscito… questa volta vero.
Cosa succederà una volta che i veneti si saranno espressi con percentuali “bulgare” a favore dell’autonomia?
Le opzioni sono di base tre, ma la prima la ritengo impossibile.
I opzione: al Veneto viene riconosciuta la stessa autonomia di Trento e Bolzano (impossibile, non è neppure previsto nel referendum stesso).
II opzione: il referendum viene annacquato concedendo al Veneto irrisorie e illusorie prerogative di autonomia che nella sostanza nulla danno.
III opzione: nulla viene concesso.
Tolta la prima opzione, confido che nelle altre due ipotesi i veneti, di fronte all’ennesimo scippo alla giustizia, alla democrazia, alla storia, alla cultura e all’identità del territorio, trovino la forza per dire “basta”.
Se cosi sarà, se verrà pronunciata dal popolo la parola “basta”, quello sarà il momento in cui per l’indipendenza sarà solo una questione di ore.
L’indipendenza si può raggiungere, non è una chimera ma una questione di strategia!
Roberto Agirmo