Il partito governativo BJP acconsente alla rilevazione castale

Oltre che “divisiva” e “antinazionale”, era stata definita nientemeno che “naxalita” (cioè maoista, ultrarivoluzionaria) la richiesta di una rilevazione delle caste avanzata da anni sia dall’opposizione, in particolare dal Congress, sia dai movimenti sociali indiani. Proposta che si inseriva in un disegno complessivo di maggior giustizia economico-sociale.
Invece, a sorpresa, il 30 aprile il governo di Narendra Modi (del Bharatiya Janata Party) ha annunciato che la rilevazione castale verrà condotta in coincidenza con il prossimo censimento della popolazione. Una notizia del tutto inaspettata, dato che finora il bjp si era sistematicamente rifiutato di prenderla in considerazione; tanto da aver accusato nel 2023 di “voler dividere il Paese e disgregare la società” il primo ministro del Bihar Nitish Kumaril responsabile di aver condotto un censimento delle caste di propria iniziativa.
Probabilmente su questa questione il bjp doveva fare i conti con la pressione esercitata da un suo alleato storico, l’organizzazione paramilitare di estrema destra Rashtriya Swayamsevak Sangh, secondo cui il censimento delle caste avrebbe incrinato l’unità dell’induismo.
In realtà un censimento era stato condotto ancora nel 2011, ma senza che i risultati venissero mai resi pubblici, temendo probabilmente che la loro diffusione potesse scuotere gli equilibri sociali e politici dell’India. Soprattutto in materia di sussidi per le classi “arretrate” e svantaggiate: Scheduled Castes, Other Backward Castes e Scheduled Tribes (ossia dalit, adivasi, contadini poveri, eccetera).
Questa nuova presa di posizione di Modi appare come una astuta mossa elettorale per accaparrarsi parte dei voti delle classi emarginate in vista delle prossime scadenze elettorali (v. In Bihar nell’ottobre di quest’anno).
Nel frattempo, il 14 maggio, dopo tre settimane di rastrellamenti e combattimenti, si è ufficialmente conclusa l’operazione contro-insurrezionale Sankalp. Avviata il 21 aprile, aveva messo in campo oltre 25mila poliziotti e paramilitari, con ampio utilizzo di elicotteri e droni dell’aviazione indiana.
Innescata, pare, da un’informativa dei servizi segreti secondo cui un numero consistente di dirigenti e comandanti maoisti (tra cui il ricercatissimo Hidma Madvi) si erano riuniti tra le colline di Karregutta sotto la protezione del primo battaglione dell’Esercito popolare di liberazione (aplg).
Nel corso dei rastrellamenti alla frontiera tra Chhattisgarh e Telangana sono stati uccisi una trentina di maoisti (veri o presunti, a volte si contano anche gli adivasi incappati nelle operazioni militari). Almeno tre membri del corpo di élite Greyhounds (commandos antiguerriglia) sono stati uccisi e altri sei feriti l’8 maggio (per l’esplosione di uno ied a cui è seguito uno scontro a fuoco) nella foresta di Veerabhadrapuram-Perur (colline di Karregutta nel distretto di Mulugu). Quasi una ritorsione dei guerriglieri comunisti per quanto era avvenuto il giorno prima, quando 22 maoisti (sempre presunti) erano stati uccisi nelle foreste del distretto di Bijapur per mano delle unità Cobra, Bastar Fighters e stf, dei paramilitari della crpf, della District Reserve Guard (drg), della Chhattisgarh Armed Force (caf) nell’àmbito dell’operazione Sankalp.
E comunque alla fine sembrava che tutti i dirigenti maoisti ricercati fossero riusciti a fuoruscire dalle maglie dell’area sottoposta a rastrellamento.
Questa la situazione almeno fino al 16 e 17 maggio quando una ventina di esponenti del Partito comunista indiano (maoista) venivano intercettati e arrestati ai numerosi posti di blocco prontamente installati nel distretto di Mulugu. Tra loro ci sarebbero anche un membro del comitato di divisione e cinque del comitato di zona.
Posti di controllo e di perquisizione (sia delle persone sia dei mezzi di trasporto) prontamente istituiti dalla polizia prevedendo che molti naxaliti, per sfuggire ai rastrellamenti nelle zone frontaliere Chhattisgarh-Telangana, avrebbero tentato di disperdersi in diversi angoli del distretto.
Tra gli arrestati, militanti ricercati da tempo in quanto sospettati di essere tra i responsabili delle imboscate contro i paramilitari della crpf. Rinvenute e sequestrate numerose armi: fucili insas di 5,56 mm, fucili slr di 7,62 mm, fucili 303, altri fucili di 8mm, granate e munizioni.