Nel XVI secolo il “cristianissimo” re di Francia, durante la settima guerra d’Italia del 1542-46, essendo belligerante contro il duca Carlo III di Savoia, voleva mettere le mani sulla Contea di Nizza per la sua posizione strategica frontaliera. Per questa potenziale minaccia, il duca di Savoia finanziò una politica di fortificazione della città e della costa mediterranea. La Contea di Nizza fu estremamente utile al Ducato di Savoia, garantendo una base militare ed economica, fondamento per un’apertura mediterranea. Nel 1536, il duca Carlo III affermò con enfasi che, prima di cedere Nizza al re di Francia, questi avrebbe dovuto prima prendergli moglie e figli!
La Contea, che consentiva il passaggio verso la Lombardia, era schiacciata tra le pretese dell’Impero degli Asburgo, l’autorità esitante dei Savoia e le velleità di conquista dei Valois. Francesco I covava da tempo questo progetto e per realizzarlo non si fece scrupolo d’allearsi con Solimano il Magnifico II, a costo d’essere biasimato e disprezzato dalla cristianità. Solimano gli mise a disposizione la sua flotta con a capo l’ammiraglio supremo della marina ottomana Kair-ed-Din, detto il Barbarossa, e promise a Francesco I che la città di Nizza sarebbe stata quanto prima espugnata.
La flotta ottomana proveniente da Marsiglia giunse nella Baia di Villafranca i primi di agosto del 1543. Nizza era difesa da sei compagnie di archibugieri, 300 miliziani, dai soldati del Castello al comando di Paolo Simeone de’ Balbi, da 1000 soldati savoiardi in armi e da semplici ma motivati cittadini. Gli ottomani, con 120 galee e 14.000 uomini, si unirono ai francesi che avevano 40 fregate e 7000 uomini al comando del barone De la Garde, Antoine Paulin. Il 5 agosto costoro intimarono la resa, ma il governatore sabaudo Andrea Odinet di Montfort si rifiutò di obbedire. I primi combattimenti tra le forze di terra ebbero luogo il 7 agosto nella piana detta del Riquier. L’11 agosto, i turchi dislocati in punti strategici (collina di Cimella, Monborone, Monte Grosso) attaccarono insieme all’armata francese di terra che aveva 12.000 uomini al comando del conte di Enghien. La città fu cinta d’assedio anche dalla parte del Varo e completamente circondata, rimanendo inesorabilmente chiusa in una morsa senza uscita.
Venne ancora intimata la resa tramite il rinnegato Benedetto Grimaldi Oliva, ma i governanti della città non rispettarono il detto “embassatour non pourta pena” (in nizzardo) e il Grimaldi Oliva, suddito sabaudo e traditore, venne catturato, giustiziato e appeso per i piedi alle mura della città. Questa fu attaccata per tre giorni consecutivi con scarsi risultati; ma il 15 agosto, giorno dell’Assunta, i franco-turchi bombardarono dal mare facendo breccia nelle mura della porta Pairoliera, detta anche di San Sebastiano. Gli assedianti cercarono di sfondare, ma trovarono la forte resistenza dei nizzardi consapevoli del pericolo che li riguardava, e a quel punto Barbarossa, volendo travolgere la difesa della città, si fece supportare dai giannizzeri: un corpo scelto formato da abili e feroci combattenti. Tuttavia neppure loro, almeno nella prima fase della battaglia, riuscirono a sfondare, e alla fine gli assedianti dovettero temporaneamente ritirarsi.
In quella sanguinosa pagina di storia si distinse per il suo eroismo una popolana colpita a morte durante gli scontri: l’umile lavandaia Caterina Segurana (in nizzardo, la malufacha), donna dal “fisico ingrato” che non le impedì d’incarnare l’anima della leggendaria resistenza nizzarda. Mentre gli assedianti già padroni della città volevano conquistare l’ultimo baluardo – il castello – la donna spinse giù dalle mura un soldato turco strappandogli dalle mani il vessillo e mostrando ai nemici, in segno di disprezzo, il fondoschiena. Le sorti della battaglia erano in bilico e il gesto della donna infiammò la resistenza dei difensori. Il 15 agosto 1543, i nizzardi riuscirono a respingere (temporaneamente) gli invasori franco-turchi, e il popolo lo attribuì all’intervento provvidenziale della Vergine Maria proprio nel giorno della festa alla Sua Assunzione in Cielo.
Nel 1552, per commemorare il glorioso evento, fu fondata una cappella in onore della Vergine. Le autorità decisero che ogni 15 agosto il popolo di Nizza si sarebbe recato alla cappella Notre-Dame du Sincaïre (nizzardo-provenzale per “cinque angoli”, a indicare la torre pentagonale a difesa della cinta di nord-est) per ringraziare la Vergine.
Il 22 agosto i difensori si asserragliarono nella fortezza, che dal 28 agosto fu bombardata ininterrottamente fino al 5 settembre. A quel punto gli assedianti vennero a conoscenza che le forze imperiali erano in procinto di muoversi in soccorso della città e si ritirarono ma, in spregio alle condizioni di resa, la saccheggiarono e incendiarono. La flotta si ritirò al largo continuando a bombardare la già martoriata città: 975 furono i proiettili di cannone che colpirono Nizza, ed essa capitolò. Barbarossa cercò di portare con sé molti giovani prigionieri, tra cui numerose ragazze destinate agli harem, ma alcune navi napoletane fermarono militarmente la flotta ottomana, liberandoli.
L’ 8 settembre 1543 le truppe sabaudo-imperiali, con l’appoggio delle navi dell’ammiraglio Andrea Doria, raggiunsero finalmente Nizza. Francesco I perse ancora una volta la faccia, avendo il coraggio di far svernare la flotta turca a Tolone tra il 1543-1544, e per i nizzardi tornò la paura di rivedere musulmani e francesi contendersi la città stremata. Tuttavia, dopo il 1543, le ambizioni francesi non si sarebbero più riproposte in maniera così diretta nei confronti della Contea di Nizza. Un anno dopo, con la pace di Crespy (15 ottobre 1544), il re rinuncerà a ogni pretesa sulla Contea, fedele ai Savoia dal l388. (Una fedeltà che nel 1860 verrà mal ripagata.)
A Nizza si può vedere sulle rovine dell’antico bastione urbano Sincaire la stele commemorativa scritta in nizzardo ed eretta nel 1923 in onore di Caterina. Nel centro storico di Nizza, nella vecchia Via Dritta, una palla di cannone sporge da un muro e una scritta sempre in nizzardo ricorda: boulet tirat per la flota turca en 1543 a l’assedi de nissa doun si destinguet catarina segurana l’erouina nissarda.
La patriota oggi è celebrata con orgoglio a Nizza: il 25 novembre, giorno di Santa Caterina, i cittadini la ricordano con una festosa cerimonia. Il ricordo della Segurana – nonostante il negazionismo filofrancese sulla sua reale esistenza – non restò senza seguito: grazie al suo gesto descritto in tanti pamphlet, a conferma della sua presenza storica, si costituirono gruppi politici antifrancesi come la Lega per la Restaurazione delle Libertà Nizzarde (LRLN). In Piemonte l’eco delle sue gesta arrivò concretamente. Il fatto che una via di Torino porti il suo nome significa che la sua importanza venne riconosciuta a livello storico, tanto da essere formalmente immortalata nella toponomastica cittadina.
VERSIONE IN PROVENZALE
En lou siècle XVI lou rèi de Franço, en guerro emé Carle II de Savoio, èro forço desirous de bouta si man sus lou Coumtat de Niço. Francés I pèr acò faguè uno vergougnouso alianço emé lou musulman Souliman II lou magnifi, que prouvouquè un’escandale en pertout dins lou mounde crestian. Lou sultan ié boutè à despousicioun sa floto, souto l’amirau de l’armado navalo outoumano Kair-ed-Din dich lou Barberousse e diguè au rèi que la cièuta de Niço sarié estado lestamen counquistado. Li proumié jour d’avoust 1543 la floto outouman arribavo de Marsiho vers la Baio de Vilo-Franco. La cièuta èro aparado pèr siés coumpagnìodis arquebusiè, 300 milician e di sourdat dóu Castèu au coumand de Paolo Simeone de’ Balbi: 1000 Savouiard e ciéutadin de Niço. Lis Outouman emé 120 galèro e 14.000 ome s’uniron i francés emé 40 fregato e 7000 ome au coumand dóu baroun de la Garde Antoine Paulin. Lou 5 avoust fuguè coumandado la reso, mai lou Gouvernadou Savouiard Andrea Odinet di Montfort rejité d’óubeï li proumié coumbat entre li forço de terro fuguèron lou 7 avoust dins la plano dicho dóu Riquier. Pièi l’11 avoust li troupo Turco en pousicioun estrategico (coulino de Cimella, Monborone, Monte Grosso) atacaron ensèn i francés emé 12.000 ome souto lou coumand dóu Comte d’Enghien. La cièuta venguè assiejado dins la zono dóu Var e restè sarrado dins uno morso. Fuguè coumandado encaro la reso à travers lou renegat e traditour, Benedetto Grimaldi Oliva. Fau dire que li gouvernaire de la cièuta nou rispetaran lou provèrbi “Embassatour non pourta pena” (niçard) e lou Grimaldi Oliva, Savouiard fuguè d’en proumié empresouna, pièi eisecuta e à la fin pendu pèr li pèd i muraio de la cièuta. Niço enterin fuguè atacado pèr tres jour sènso ges de risultat, mai lou 15 avoust, à l’Assoumcioun, li Franc-Turc boumbardaron dau mar en fasènt uno douberturo dins li muraio de la porto Pairoliera. Lis atacant que voulién assauta la defènso dis aparaire assajaran de penetra, mai troubaran uno grando resistènci pèr li ciéutadin de Niço. Alour Barberousse utilisè li Janissàri, un countingènt fourmado pèr valerous coumbatent, mai ni éli-meme, dins la proumiero part de la batesto pousquèron penetra dins la cièuta e fuguèron óubliga à se retira. En aquelo sanguinouso pajo de l’istori de Niço, Caterina Segurana fuguè uno vertadiero patrioto pleno d’erouisme, uno umblo fremo à la tèsto dis estajan, que muoriguè pendènt la batèsto. L’istòri es proun couneigudo encò nostre: lis sourdat, deja padroun de la cièuta, voulien conquista lou castèu, mai la fremo jitè di muraio lou proumié sourdat qu’avançavo. Ié levè de si man sa bandiero e pièi moustrè soun tafanàri is àutri Mahoumetan en signe de mesprès. L’ate courajous de l’erouïno encourajè la resistènci dis aparaire e lou 15 avoust 1543 lou pople de Niço respinguè lis atacant. Lou 23 lis aparaire de la cièuta s’acamparan dins la fourteresso que dau 28 avoust venguè boumbardado sènso pieta enjusqu’au 5 setèmbre. Enterin li proumié jour d’avoust dóu 1543 lis atacant en sachènt que li troupo emperialo avançavon en defènso di Niçard, se retirèron mai soucamen après aguè menimousamen devasta li vilo e li terraire de lou Coumtat. La floto se ritirò au large en countinuant à boumbardar emé 975 cop de canoun e à la cièuta se pleguè. Barberousse faguè presounié jouine ome e fremo mai, pèr fourtuno, nau napouletano qu’èron en direcioun de la floto de la Miejo-Luno, emé grando capacita e couraje, la fermaron e liberaron li pàuri gènt. Lou 9 setèmbre 1543 li Savouiard-Imperiau finalamen arriberon à Niço. Après la pas de Crespy (15 ottobre 1544) Francés I abandounara à cado pretencioun sus lou Coumtat de Niço, que dau 1388 èro sèmpre estado fidelo i Savoio. Uno fedelita qu’en 1860 fuguè mau recoumpensado.