L’impressione è che ci si stia avviando verso una persecuzione ampia e sistematica dei curdi. Sia in Bakur (il Kurdistan sotto occupazione turca) sia in Rojhilat (il Kurdistan sotto occupazione iraniana). E addirittura in Bashur (il Kurdistan entro i confini iracheni, ma relativamente autonomo) dove, dietro la recente morte di alcuni militanti curdi, si intravede la longa manus dei servizi iraniani.
Il 7 agosto nella città di Neqed, in Rojhilat, altri due curdi sono stati assassinati. Stavolta per mano di alcuni razzisti azeri. Per primo è stato ammazzato Wirya Ibrahini, e il suo assassino, Azeri Yunis Qadiri, avrebbe agito esplicitamente per odio razziale anti-curdo. Fermato dalla polizia, veniva portato in un commissariato per essere interrogato e qui, davanti all’edificio, si erano presto radunati familiari e amici della vittima per chiedere giustizia. Ma a questo punto un folto gruppo di azeri aggredivano la folla lanciando slogan razzisti (tra l’altro nelle foto e nei video si vede chiaramente che alcuni indossano magliette con la bandiera turca) e ammazzavano un altro curdo, Mihemed.
Quanto alla polizia iraniana, non solo non interveniva per fermare gli aggressori, ma aggrediva duramente i curdi.
Brutte notizie anche dai territori della Siria del Nord, invasi e occupati dall’esercito turco e dagli ascari islamisti ormai da tre anni. Ai primi di agosto i servizi segreti turchi (MIT) avrebbero sequestrato, rapito un medico curdo, Mohammad Sheikho, che lavorava come anestesista nell’ospedale di Afrin da prima ancora dell’occupazione. Per questo era già stato più volte minacciato. Al momento non si conosce altro sulla sua sorte e sulle attuali condizioni di salute. Non si esclude che, agendo come autentici gangster, i rapitori filoturchi abbiano già richiesto un riscatto (da fonti anonime si era parlato di una cifra intorno agli ottomila dollari).