Alla fine del 1° secolo d.C. ben sei eserciti romani risultavano essere stati distrutti dai Cimbri e dai Teutoni, partiti dalle loro regioni nordiche nel 113 a.C. Nell’anno 102 d.C. il console Mario ebbe però maggiore fortuna dei condottieri che lo avevavo preceduto e riportò la vittoria sull’esercito cimbro. Si ritiene che i combattimenti si siano svolti in quel di Vercelli, ma altrettanto probabili sono le località prossime a Verona o Vicenza. È legittimo chiedersi che ne fu dei superstiti.
L’ipotesi più logica è che questi abbiano cercato rifugio sui monti vicentini e veronesi, mescolandosi alle popolazioni retiche ivi residenti. Durante la dominazione longobarda, iniziata nella seconda metà del sesto secolo, i cimbri scesero nuovamente nella pianura veneta, dove certamente rivestirono ruoli molto importanti per un paio di secoli, cioè fino al momento in cui i vescovi li spinsero nelle valli del Leogra, dell’Astico e dell’Agno.
Esistono attualmente tre località abitate dai cimbri: i sette comuni vicentini, i tredici comuni veronesi e la foresta del Cansiglio.
È doveroso precisare che gli abitanti delle suddette località forse nulla hanno in comune con i fieri superstiti della battaglia dell’anno 102 d.C.. Essi giunsero dalla Baviera verso il 1300 e derivarono il loro nome non dalla primitiva popolazione cimbra, veramente originaria della Danimarca meridionale, anticamente chiamata appunto “Cimbria”, bensì dal vocabolo tedesco Cimbarmann, che vuol dire “lavoratore del legno”. La comunità cimbra della foresta del Cansiglio non è indigena, ma emigrata dai sette comuni vicentini. Nel 1707 la Repubblica Veneta, sempre bisognosa di legnami per la costruzione delle sue navi, favorì l’insediamento di alcune famiglie provenienti da Roana ed esperte nella lavorazione del legno. Si conoscono anche i nomi: Azzalini, Slaviero, Gandin, Bonato.
Sotto l’amministrazione austriaca questi singolari lavoratori, esposti ad ogni stento, nonché ai raffreddori della storia e del clima, poterono lavorare indisturbati, nonostante la foresta rivestisse un carattere strategico ed economico della massima importanza.
Nel libro dei battesimi della parrocchia di Tambre risulta che il primo “cimbro” nato in Cansiglio fu Basilio Azzalini: 30.10.1811. Come si spiega il secolo di silenzio tra il 1707 ed il 1811? Si trattava forse di una emigrazione stagionale, prevalentemente costituita da elementi maschili?
Nel 1871 anche il Regno d’Italia confermò ai cimbri il permesso di continuare la loro attività in Cansiglio e nel 1874 il numero delle loro famiglie era di quaranta. Nel 1887 la popolazione cimbra registrava un aumento di ben trenta individui, raggiungendo il numero di 280 componenti; nel 1930 si contavano circa cinquanta famiglie.
I cimbri del Cansiglio erano noti col nome di “scatoleri”, in quanto abilissimi in una particolare lavorazione del legno. Essi ricavavano sottili e pallide strisce di faggio, con le quali confezionavano specialmente utensili di forma rotonda, come crivelli per il grano, forme per il formaggio, casseruole, mastelli, scodelle di legno.