C’è un motivo perché molti chiamano “egizi” e non “egiziani” i costruttori delle piramidi, ed è che non si trattava della stessa popolazione arabizzata che occupa l’attuale Egitto. E lo stesso discorso vale virtualmente per l’intero nordafrica, che in epoca classica era, sì, “l’altra sponda del Mediterraneo” – come pretendono furbescamente i collaborazionisti filoislamici nostrani dagli anni ’70 – ma che adesso, soprattutto dopo le invasioni islamiche, è soltanto l’estremità nord di un continente che con la cultura europea non ha più un atomo in comune.
Alle tradizionali osservazioni culturali, archeologiche e antropometriche che mostrano le differenze tra egizi ed egiziani, ora si affianca una recente ricerca sull’antico DNA ricavato dalle mummie. Un’estrazione non facile, anzi, ritenuta quasi impossibile fino a poco tempo fa a causa del clima torrido, dell’elevata umidità presente nelle tombe e delle sostanze chimiche impiegate nella mummificazione. Ci è invece riuscita una squadra internazionale di ricercatori del Max Planck di Jena, delle università di Tubinga e di Cambridge, e dell’Accademia polacca delle scienze, che ha analizzato il DNA di 151 individui mummificati provenienti dagli scavi di Abusir el-Meleq (Medio Egitto), rappresentativi di un arco temporale di 1300 anni. Nel complesso, il gruppo è riuscito a estrarre e sequenziare il genoma mitocondriale di 90 individui e quello nucleare di 3.
“Volevamo verificare se le conquiste di Alessandro il Grande e di altri avessero lasciato tracce genetiche nella popolazione egizia”, spiega Verena Schuenemann, dell’università di Tubinga. Si è scoperto che questa era strettamente imparentata con i popoli del vicino oriente, e anche con genti neolitiche europee e della penisola anatolica. “La genetica della comunità di Abusir el-Meleq non presenta particolari mutamenti durante i 1300 anni studiati da noi, mostrando di non aver particolarmente risentito di conquiste e dominazioni straniere”, conclude Wolfgang Haak, del Max Planck. I dati rivelano che gli egiziani moderni hanno più apporti ereditari (circa l’8%) dalle popolazioni dell’Africa sub-sahariana che dagli egizi.