Cosa non si farebbe per un avanzamento di carriera o per ottenere ulteriori finanziamenti… Non solo carte false, ma anche fotografie rivedute, corrette, manipolate e reinterpretate. Insomma: Phtoshop!
O almeno questo è quanto sarebbe accaduto nelle Filippine ad opera dell’esercito.
Viene direttamente dal ministero della Difesa filippino l’ordine di un’accurata inchiesta in merito ad alcune foto diffuse e pubblicate dall’Ufficio di relazioni pubbliche della nona divisione di fanteria (e diventate immediatamente virali) con cui si pretendeva di documentare una presunta resa (con relativa consegna delle armi) di altrettanto presunti guerriglieri del NPA.
Nelle immagini si vedono alcune decine di presunti combattenti maoisti davanti a un tavolo ricoperto di armi che, stando alle dichiarazioni ufficiali, sarebbero state consegnate direttamente nelle mani delle autorità militari. Da notare che l’immagine del tavolo con le armi sarebbe stata aggiunta dopo aver fotografato i presunti ribelli arresi.
Un modo per gli addetti alla controinsurrezione di rivendicare la propria efficienza, mostrando di aver conseguito risultati soddisfacenti. Sarebbe invece ormai accertato che gli stessi militari vendono a caro prezzo le notizie “in esclusiva” . Talvolta, inventandole di sana pianta. È infatti emerso che gruppi di contadini, e altri abitanti della zona in cui opera la nona divisione, erano stati convocati dai militari, ufficialmente per partecipare a “pubbliche riunioni”. Invece, al loro arrivo, erano stati classificati e presentati come “guerriglieri pentiti” obbligandoli – anche con minacce – a firmare documenti in bianco. Richiesta prontamente eseguita per paura. I documenti così firmati (e nel frattempo debitamente compilati) erano stati poi utilizzati dai militari per richiedere ulteriori finanziamenti. Ufficialmente per ricompensare i “pentiti” e finanziare ipotetici e inesistenti processi di “reinserimento”.