Difficile arrivare all’isola di Tubuai via mare: bisogna percorrere un lungo corridoio tra le rocce di corallo che, in caso di mare mosso, può essere molto pericoloso. Terra fertile, quest’isola fornisce legumi a tutta la Polinesia verso la quale partono sacchi e sacchi di cavoli, patate e carote. La sua lunga spiaggia dalla sabbia dorata fronteggia idilliaci motu (isolotti) raggiungibili in pochi minuti di barca.
Harua mi racconta: “Il tema dell’isola di Tubuai è la piovra del dio creatore Ta’aroa, simbolo di pace e unità, combattuta dagli dèi minori – i quali bramavano di avere l’intero potere nelle loro mani – e dagli uomini che volevano accedere alla conoscenza. Gli umani decisero così di uccidere la piovra che tiene il cielo e la terra separati: Tumu Ra’i Fenua il suo nome, pilastro tra il cielo e la terra. Alla sua morte il dio Ta’aroa ha pietà di lei e la fa cadere a sud, facendola diventare l’isola di Tubuai dove, in effetti, si possono ritrovare alcuni elementi della piovra. La popoi, la pasta ricavata dal locale tubero chiamato taro, mescolata con l’inchiostro di questo cefalopode prende la consistenza di una pasta per modellare ed è un’ottima esca con cui pescare ogni tipo di pesce.”
A Tubuai sorge il collegio dove i ragazzi delle isole Australi si recano per frequentare la scuola successiva alle elementari, a partire dagli 11 anni d’età: tutti gli abitanti dell’arcipelago sentono Tubuai come la loro seconda patria.