Finita la prima guerra mondiale, annesso con la violenza il popolo sudtirolese all’Italia, il movimento operaio italiano non ebbe esitazioni nel difendere il diritto all’autodeterminazione delle minoranze. Lo disse chiaramente alla Camera dei Deputati, il 16 luglio 1919, Filippo Turati con un memorabile intervento dove “rinfacciava l’atteggiamento dello Stato nei confronti dei popoli che ora si annettono”, per poi leggere un appello dei Comuni del Tirolo che chiedevano inascoltati di poter decidere loro stessi il proprio destino; discorso nobile e coraggioso, accolto dagli applausi dei colleghi socialisti e da “urli da parte dei patriottoni di destra”. 1)
Dopo alcuni mesi di confronto politico, la rivendicazione dei diritti delle popolazioni di lingua tedesca trovò un difensore nell’allievo prediletto di Turati, Giacomo Matteotti, che si recò direttamente sul posto, come informò il quotidiano del suo partito:

Per incarico del comitato direttivo del Gruppo, il compagno Matteotti è stato in questi giorni nelle nuove provincie italiane del Trentino e del Tirolo.
Intorno alla loro situazione attuale politica, intorno al loro ordinamento futuro, e intorno specialmente alla questione dell’autonomia, l’incaricato del Gruppo ha avuto lunghe conferenze con i compagni di Trento e quindi con i componenti la Federazione socialista di Bolzano-Merano e provincia.
Le discussioni e spiegazioni sono state improntate a una simpatica cordialità tra socialisti italiani e tedeschi, poiché le identità internazionali nostre non possono che favorire l’accordo anche negli interessi immediati pratici, a differenza delle due borghesie delle provincie finitime, che diffidano l’una dell’altra e cercano di sopraffarsi a vicenda.
Essendo poi occasionalmente riuniti gli operai di Bolzano nella loro Camera del Lavoro per una conferenza del segretario Pitacco, vi fu anche invitato e lietamente accolto il compagno onorevole Matteotti, il quale improvvisò un breve discorso in lingua tedesca, per invitare quei lavoratori all’intesa cordiale con il proletariato italiano, al disopra di ogni confine e di ogni differenza di razza, contro le insidie nazionalistiche e borghesi.
I compagni di Trento e del Tirolo, si dimostrarono molto soddisfatti dell’interessamento del Gruppo parlamentare socialista, porgendone i ringraziamenti al compagno Matteotti. 2)

Era quel poco che poteva scrivere un giornale tenuto sotto stretto controllo dalla polizia e a rischio di sequestri o condanne per ogni parola di troppo. In realtà, il viaggio di Matteotti ebbe davvero notevole importanza e il suo discorso non fu di circostanza. Lo sappiamo per certo grazie ai documenti inediti pubblicati dallo storico Gunther Rauch nel libro Storia sommersa, 3) dedicato alle vicende che hanno caratterizzato la tragica disgregazione del movimento operaio nel Tirolo meridionale dopo la grande guerra e al durissimo confronto fra centralisti – poi diventati fascisti – e popolazione locale che voleva decidere del proprio destino. Proprio con l’appoggio di Giacomo Matteotti.

Spiega Rauch che il leader dei Socialisti Unitari durante le feste di Pentecoste del 1920 soggiornò a Bolzano con la moglie Vera e il figlio Giancarlo, e partecipò alla storica riunione dell’esecutivo socialdemocratico tirolese dove “con la consueta passione e l’indubbio realismo” pronunciò parole nette a favore della minoranza, giungendo a dichiarare che “se noi [socialisti] avessimo il potere in Italia, non vi terremmo in ostaggio neanche per un’ora, a vi daremmo via libera ad unirvi con la vostra grande nazione tedesca, con la quale non vogliamo vivere in inimicizia, ma come fratelli”.
Battaglia che condusse, con a fianco Turati, anche in parlamento. Almeno finché fu possibile.
Grati e riconoscenti, nel 1924, dopo il suo assassinio, a Innsbruck i militanti del Tiroler Schutzbund diedero il nome di “Battaglione Matteotti” alla propria organizzazione paramilitare di difesa. 4)

N O T E

1) Camera dei Deputati, “L’Avanti!”, edizione romana, 16 luglio 1919.
2) Il Gruppo parlamentare socialista per il Trentino e il Tirolo, “L’Avanti!”, edizione milanese, 4 giugno 1920.
3) Josef Perkmann – Gunter Rauch, Storia sommersa. La disgregazione del movimento operaio in Alto Adige dopo la Grande Guerra, Edizioni Athesia, pag.184, euro 19,90.
4) Idem.