Cinque gruppi per la 7a serata della Heiva i Tahiti, due corali e tre gruppi di ballo. Per il canto si esibiscono i Tamari’i Rapa No Tahiti in categoria Tārava Tua’a Pae, canti delle isole Australi, O Faa’a in categoria Tārava Raromata’i, canti delle isole Sottovento. Per la danza i gruppi Pupu ‘ori Tamari’i Vairao in categoria Hura Ava Tau, amatori, Te Tiare no Beachcomber e lo storico gruppo Heikura Nui in categoria Hura Tau, professionisti.
 
1 PUPU ‘ORI TAMARI’I VAIRAO – categoria Hura Ava Tau, amatori.
Tiri a fa’ite
La disputa della riconciliazione

Gruppo dell’isola di Tahiti raggruppa artisti dei comuni più lontani da Pape’ete, Mataiea, Tautira e Vaira’o. Il tema si sviluppa intorno alla cosmogonia polinesiana.
Ottima prestazione la loro, chissà non sia la volta buona che questo gruppo della Presqu’île non riesca a passare di categoria.
Sotto lo sguardo ammirato del dio Tāne, che scruta dal suo regno celeste della via lattea, fiero, a cavallo dello squalo blu Ire, il ra’atira, capo danza, manifesta la sua gioia, chiede alle nuvole divine di lodare le belle cose create dal supremo dio Ta’aroa.
Dopo aver dimorato nell’oscurità dentro al suo uovo per milioni di anni, nella notte spessa e permanente, l’opera di Ta’aroa si è compiuta, generando una creazione lussureggiante.

‘Ōrero a te ti’a ra’atira

Aroha ana’e i te mate’oa
Fa’arīrē ana’e i te mā’ue’ue

Declamazione del capo danza

Amiamoci con allegria
manifestiamo la gioia della riconoscenza

In mezzo a questa armonia si sente un rumore assordante,la collera sale al dio Tāne sono le due dee, Hina-nui-i-te-mārama e Hina-nui-i-te-pō, la maggiore è arrabbiata con la sorella minore:

‘Ōrero a Hina-nui-i-te-pō

E aha ‘oe?
‘Ua rahi tō ‘oe ‘aravihi i tō’u nei…
‘Aita… E’ita… ‘Aore roa atu…
Tei ia’u nei te ‘aravihi ‘e te hāviti…
E’ere ānei… E’ere ānei… E’ere!

Declamazione di Hina-nui-i-te-pō

Chi sei?
Pretendi di essere più abile di me?
Pretendi di essere più bella di me?
No… No… Mai…
Sono la più abile e la più bella…
Non è così… Non è così… Non è così…

Nel mentre la sorella minore, Hina-nui-i-te-mārama

‘Ōrero a Hina-nui-i-te-mārama
E rahu ē… E rahu ē
I mēhara noa na vau
I te ora hau
O tā mātou, e te nu’u aitu ē,
E fāna’o noa nei…
‘Auē te au ē
E tutu noa ā vau
I te tapa mo’a au
Au mau atua tini here ē…

Declamazione di Hina-nui-i-te-mārama
O creazione… O creazione…
Per sempre mi ricorderò
Di questa vita armoniosa
O assemblea degli dèi,
Che ci è stata offerta…
Oh, che piacere…
Continuerò
A confezionare la tapa
Per i miei amati fratelli dèi…

Le due sorelle, entrambe figlie del dio creatore del mondo Ta’aroa, e della stessa madre, Atea-nui, (la grande distesa celeste) incarnano bellezza e eleganza; la maggiore eccelle nell’arte oratoria, l’altra nella fabbricazione della tapa, tessuto vegetale che si ricava dalla corteccia interna di quattro tipi di albero. La maggiore era una donna di una certa età, dal temperamento rigido, la sua aria sdegnosa era accentuata da innumerevoli collane scintillanti. La minore, umile e innocente, era dolce e elegante, dalla pelle scarlatta.
La maggiore continuava a urlare parole minacciose rivolte alla sorella, ma nessuna di queste poteva raggiungere il cuore dolce e inalienabile di Hina-nui-i-te-mārama che continuava imperterrita a battere il suo tessuto.
Il dio Tāne non riusciva più a sopportare le urla e il battere della tapa, per ristabilire l’ordine, decise di mandare i suoi uccelli sacri Tāne-Manu e Manu-Tāne a guisa di messaggeri. Hina-nui-i-te-mārama accoglie regalmente Tāne-Manu e invia al dio  Tāne un bel rotolo di tapa con l’intento di conciliarsi. Hina-nui-i-te-pō, piena di collera e di gelosia, non riconosce l’uccello di Tāne, come questo sorvola la sua dimora, lo trafigge con la sua lancia. Il corpo di Manu-Tāne cade a terra, è immediatamente avvolto in un fumo magico e si trasforma nell’albero profumato Hau-’ou, oggi chiamato pua (Beslaria lorifolia). Il dio Tāne, tristemente, manda la sua rondine di mare bianca, (Hirundo tahitica) Tae-fei-’aitu a recuperare l’albero Hau-’ou per piantarlo nella via lattea.
Hina-nui-i-te-pō si rende conto del sacrilegio commesso e teme per la sua vita, ma è pronta a battersi con il dio Tāne per salvare il suo ingegno e la sua eleganza.
Il dio Tāne canta malinconicamente in omaggio del suo messaggero.

‘Aparima Tāne

‘Ā rere… ‘ā rere…
I tō mae hōpe’a… Marū tini
E vai ā tō parau i te ano nei
Inaha… ‘ua riro ‘oe… ‘ei rā’au mo’a
Inaha… e fa’ahei ‘oe… ‘ei no’ano’a mana
‘Āere… e hura
‘Ei hau’ou vetevete-a-rau…
‘Ei puta ‘oto-a-no’ano’a i te ao nei

‘Ā rere… ‘ā rere…
I tō’u aho mana ē
E tāmarū ‘oe i te ‘oto ‘e te hopehepo
E pīna’i ‘oe i te here-fāito-’ore
‘Ia huraha te mana o te here
‘Ia ‘eva’eva te mana Tātarahapa

‘Aparima uomini

Vola… vola…
Dormi in eterno.. d’un dolce riposo
Resterai per sempre nel nostro ricordo
Ti sei mutato in pianta sacra
Brillerai per il tuo profumo delizioso
Messaggero… balla…
Come l’albero Hau-’ou che perde le sue foglie
Così il fiore pua profuma il mondo

Vola… vola…
Dal mio soffio divino
Ti consolerai le lacrime e la tristezza
Perché risuoni per sempre
L’amore eterno
Perché volteggi per sempre la forza dell’amore
Perché sia disegnato del dono del perdono

Il canto placa la sua collera, ma il solo modo per eliminare la sua sofferenza era rendere giustizia per ristabilire l’ordine nel mondo degli dèi.
Mentre la sorella maggiore era in collera, Hina-nui-i-te-mārama inizia a confezionare una corona con le radici dell’albero te-hei-a’a-’ora (baniano) per confortare il fratello, ma ‘ua uruhia (viene posseduta) e, come in sogno, risale nel tempo.
L’origine della disputa delle due sorelle era per l’amore del loro padre Ta’aroa, la sorella maggiore non poteva accettare che la minore fosse la sua preferita, così gelosia e rancore ebbero sopravvento sulla bellezza della sua anima. Svegliandosi prova pena per la sorella, si reca da Tāne per intercedere. Il dio promette di non ucciderla, ma sarà punita per il suo comportamento.
Tāne cavalca il suo magnifico squalo blu, intorno al suo collo è sospesa una collana di bianche rondini; Hina-nui-i-te-mārama arriva con in testa la corona di radici di baniano, vestita di una tapa immacolata e nella mano destra la sua lancia Vero-nu’u, (lancia che scivola) intagliata in legno di palma da cocco. Hina-nui-i-te-pō arriva preceduta da uno sfrigolio di pietre infiammate che avvolgono in suo corpo vestito di rimu, alghe, nella sua mano destra teneva la sua lancia Vero-ra’ai (lancia d’attacco) intagliata in legno di toa ‘aito (Casuarina equisetifolia). Spande un odore nauseabondo, frutto del rancore che la invade. Tāne si appropria delle due lance, una per mano; impugna Vero-nu’u nella mano sinistra e la scaglia su Hina-nui-i-te-mārama, trafigge il suo candido abito e la invia in cielo. Nasce così Mārama, la luna, per sempre sorvegliata dalla dea che continua lassù a battere la sua tapa divina. Sarà anche la guardiana degli uomini, rischiarando il loro cammino durante la notte. Impugna Vero-ra’ai nella mano destra e la scaglia su Hina-nui-i-te-pō, trafiggendone i capelli e la invia nel , il mondo delle tenebre. Nasce così il regno dei morti, sotto la tutela della dea della morte, quella che prende la vita e gode a catturare le anime dei più vili.
Tāne capisce l’amore che legava le due sorelle:

‘Aparima ‘āmui
E au ē
E fati i te mana o te here
Aroha fāito ‘ore
Noa atu te ‘ino ‘e te matehae
‘Aita e manuia i mua i te rave
O te aroha nui ē

‘Ia pō te ao ‘ia ao te pō
E vehi te ‘a’au o te ao nei
I te mana o te ha’eha’a
E te ruperupe o te hāmami maita’i
E ‘ahuhia te ‘ā’au
I te meho’i

‘Aparima insieme
Sembra in effetti
Che tutto soccomba al potere dell’amore
L’amore universale
Cattiveria e amarezza
Non trionferanno mai
Davanti alla gentilezza dell’amore

Notte e giorno
Le viscere dell’universo saranno
Del potere dell’umiltà
Dell’abbondanza di bontà
I cuori saranno avvolti
Dal potere della grazia e della dignità

2 TAMARI’I RAPA NO TAHITI – categoria Tārava Tua’a Pae, canti delle isole Australi.
Te pare e te atua ānuanua
Il forte e il dio arcobaleno

Questo è il gruppo formato da persone originarie della remota isola di Rapa, la più a sud dell’arcipelago delle Australi, dove è possibile coltivare le pesche nettarine, grazie al clima fresco. Il loro obiettivo è di impiegare i fondi di un’eventuale vittoria per costruite un pensionato dove ospitare i ragazzi dell’isola quando vengono a Tahiti a studiare. A Rapa è possibile andare a scuola fino alle elementari. Non ha aeroporto, ci si arriva solo in cargo, con un viaggio di 12 giorni da Tahiti, le rotazioni sono ogni tre, quattro mesi.
Belli i loro ornamenti, l’isola di Rapa è famosa per i suoi cappelli, realizzati in maniera diversa rispetto alle altre isole dell’arcipelago, approfittando di piante che crescono grazie al clima fresco.
Gli abitanti delle isole Australi sono forti nelle corali, a maggior ragione gli originari di Rapa, con il loro particolare stile rallentato nel hīmene rūa’u (canto antico) che lascia pensare manchi qualcosa al canto, forse proibito dai missionari.

Nel loro hīmene tārava (canto allungato, dalla posizione delle gambe da seduti) la polifonia viene esaltata dalle voci nasali.

Una volta, sull’isola di Oparo, l’antico nome di Rapa, gli abitanti vivevano in fortini costruiti sulle creste delle colline. Di pietra ma piccolini, gli abitanti vi costruivano intorno le loro capanne di paglia. Sono stati rinvenuti 12 di questi fortini, alcuni ancora intatti. Alcuni dei loro nomi sono: Morongouta, Pukutaketake, Vairu, Ororangi, Tevaitau, Tanga, Ruatara, Pukumi’a. Nel forte di Tevaitau potevano vivere fino a 500 persone, ed è quello dove è ambientata questa storia.
Sull’isola era facile veder apparire l’arcobaleno, un giorno gli abitanti di Tevaitau cercarono di prenderlo, invano, sfuggiva sempre dalle loro mani, anche se le avevano coperte di paglia per rinforzarle. Decisero allora di adorarlo e sceglierlo come dio.


‘Oia ‘a ‘e kau’aratu
Kau’aratu

È vero
È la verità


A’amu teie no te ānuanua
Tei hiti mai no te rai mai
Manea, manea e
Manea ia hio hia ra e
Nehenehe o tona ‘ū
Tona ‘ū e, tona ‘ū e
E ‘ū utete ‘ū ninamu
E te vai no atu ra


É la storia dell’arcobaleno
Che appare in cielo
Quando lo guardi
È bello
Per i numerosi
Colori
Color rosso e blu
E altri ancora


Aita ae ra ona e
Aita e ra mai te ‘ara
E te’a e huti hia ra
E t’ō, e t’ō, e t’ō e
E mo’e o te ānuanua
Ia hiti hia te mahana e
Toriri o te ua e
Tore hia te ānuanua e


Sembra un arco
Arco armato
L’arcobaleno scompare
Quando il sole brilla
Quando cade la pioggia
Riappare

Nel loro ārearea affrontano l’eterno problema della gelosia, con il maschio che non sopporta il rossetto rosso della sua compagna; pensando che lei abbia un nuovo amante le tira un pugno, ma la ragazza risponde: non mi importa se vuoi lasciarmi, con questo rossetto rosso potrò avere un nuovo amante!
Vestiti con un lungo abito bianco le donne, in camicia bianca gli uomini con pantaloni neri, hanno corone di purau, (Hibiscus tilliaceus) al quale aggiungono i colori dell’arcobaleno con l’abile maestria artigiana propria della loro isola.

3 TE TIARE NO BEACHCOMBER – categoria Hura Tau, professionisti.
Aepa
Accoglienza

Gruppo fondato nel 1985, all’epoca riuniva i dipendenti dell’albergo Beachcomber sotto la guida di Julien Mai, oggi sindaco di Makatea. Autore del tema di oggi Tuarii Tracqui, già vincitore della gara come migliore ballerino e non solo.
Ci parlano dell’accoglienza dello straniero, fondamentale per la popolazione Mā’ohi, risalente Tetuane’e il legislatore che, già intorno al 1.200 col suo codice di ture (leggi) era stato il primo a dettare le regole dell’ospitalità.
Viene rievocato il momento in cui una grande piroga appare all’orizzonte, una piroga senza bilanciere, sarà una piroga magica? Sarà una vera piroga? I navigatori sono più bianchi dei venerati capi polinesiani, avranno anch’essi poteri soprannaturali? Saranno semplici uomini?
Si avvera la grande profezia. Un tahua, sacerdote, aveva predetto che sarebbe arrivata un’isola galleggiante con a bordo esseri sovrannaturali e da lì la civiltà Mā’ohi sarebbe finita. Profezia molto vicina all’andamento della storia.
Oggi anche l’accoglienza dell’uomo Mā’ohi è in crisi, l’acqua si è infiltrata nella sua testa, non accoglie più arrivando festoso in piroga lanciando ohi, i getti del banano, da cui il nome della sua razza, insieme a mā buono, Mā’ohi significa buon virgulto.

4 O Faa’a – categoriaTārava Raromata’i, canti delle isole sottovento.

Faa’a è il comune che ha per sindaco da più di trent’anni l’indipendentista Oscar Temaru; era chiamata Pupu To’ofa, la terra che riceve in pace e il re aveva qui il suo governo. Le piroghe a doppio scafo accostavano nelle sue rive per portare doni al re o per incontrarlo a Tau va’a, oggi Taua’a.
Il gruppo canta una piccola parte del suo territorio, da Heiri fino a Outu, punta, Ovini, con la casa degli Arioi, importante classe di artisti a cui tutto era permesso, di Taua’a, senza dimenticare la montagna Mamanu dove cinguettano i Vini-ura, gli uccelli sacri, e il bacino della regina Teri’inui alla sorgente Vaitareia  che si riversa nel fiume Piafau, dove oggi non restano che alghe.
La punta Tata’a, dalla quale le anime spiccano il volo verso Rohotu noa noa, il paradiso profumato, oggi proprietà della catena Intercontinetal Beachcomber che periodicamente cerca di realizzare progetti volti ad ampliare il vicino albergo, col rischio di snaturare questo luogo legato alla tradizione.
Importante trasmettere alle generazioni future storia e leggende attraverso i canti, vivendoli in prima persona.

5 HEIKURA NUI – categoria Hura Tau, professionisti.
Te Tāiva
L’abbandono

Gruppo storico, fondato nel 1982, ha come capogruppo Iriti Hoto e direttore d’orchestra il musicista At Choun, manutentore al Foyer des Jeunes Filles. In Polinesia non ci si deve meravigliare se persone con un lavoro semplice posseggano un grande talento artistico, il popolo Mā’ohi è estremamente dotato per tutto ciò che concerne musica, ballo, navigazione e non solo.
Non so se il loro tema sia stato ispirato dalla morte prematura del percussionista figlio di Iriti, lo scorso anno, l’intento è confortare le persone perseguite dalle difficoltà della vita. Sviluppa le quattro tappe fondamentali dell’uomo, da bambino, quando segue gli insegnamenti dei genitori, da giovane, quando incomincia a scoprire la vita, da adulto, quando si incammina verso la felicità, da anziano, quando inizia a indebolirsi e porsi domande.

Ora ‘oa’oa, ora hau, ora mau.
Mauiui i te mauiui, here i tei here,
Tāpa’o o tā’u mau a’o iāana.
Ma’iri mana’o-’ore mai rā ‘oe
Ma’iri ato’a t’ōu toto
Mutu t’ōu fa’aro’o, e pā’iria te roa’a mai.

La sofferenza è presente, ma l’amore pure.
Segno dei miei insegnamenti
Ci hai lasciato improvvisamente.
Sangue del mio sangue
Più di fede e collera improvvisa.

Huritua, huriaro tei ti’aturihia, ‘aita roa ‘ae rā.
Vai iho mai teie mauiui rahi, teie pōuri
Tei hea a’e nei ‘oe e tō’u Atua, nō te aha teie…
Tē ti’avaru neu au ia ‘oe i tō’u orara’a.

Girati, voltati, credere, affatto
Lasciandomi con questo profondo dolore, queste tenebre
Dove eri dunque tu dio? Perché tutto questo?
Ti rinnego dalla mia vita.