Professor Ricolfi, sociologo e docente all’università di Torino, nel suo ultimo libro Sinistra e popolo sostiene che è in corso da tempo un divorzio tra questi due soggetti. Il movimento 5 stelle è invece più capace di parlare al popolo, perché tocca la corda della presenza degli immigrati nelle periferie?
“Non solo per questo, anche se indubbiamente il Movimento Cinque Stelle è l’unico soggetto politico che prende sul serio il problema degli immigrati senza sposare la visione del mondo della destra. Ma la ragione per cui il movimento Cinque Stelle è più capace di intercettare gli umori popolari è anche un’altra: il movimento di Grillo ha capito che la povertà, o meglio il suo drammatico aumento durante gli anni della crisi, è il problema sociale numero uno dell’Italia. Giusto per dare un’idea di che cosa intendo per “prendere sul serio”: la proposta di reddito minimo dei Cinque Stelle, fraudolentemente chiamata “reddito di cittadinanza”, è circa 10 volte più incisiva, ovvero capace di aggredire il problema della povertà, di quella del Pd”.
M5S e Lega sulla questione immigrazione hanno cominciato o quella convergenza che potrebbe portarli, se i numeri elettorali lo consentiranno, a governare insieme?
“Non lo so. Certo, la convergenza è nei fatti, ma dalla convergenza sugli slogan di una campagna elettorale all’insediamento di un governo il passo è lungo, molto lungo. Quando si ipotizza un governo Grillo-Salvini, a mio parere si dimentica un aspetto del problema: sia la Lega sia il Movimento Cinque Stelle sono due formazioni fortemente identitarie, estremamente gelose della propria purezza, e più inclini a preservare la propria immagine che a contaminarla con compromessi di governo”.
Il populismo significa difendere il proprio popolo e dunque prevede l’esclusione?
“Sì, in fondo è così, almeno se per esclusione si intende dare la priorità ai nativi a danno degli immigrati”.
La sinistra è ancora multiculturalista e buonista e questo la rende snob? Oppure con l’impostazione che Minniti sta dando sul tema sicurezza potrà recuperare il rapporto con le periferie?
“Più che snob, la sinistra sull’immigrazione mi pare cieca. Non vuole vedere il problema, e quindi non lo vede. Di Minniti ho una grande stima, perché mi pare uno dei pochi politici coraggiosi (e competenti) di questo paese. Ma penso che la sua azione di contrasto al disordine migratorio porterà ben pochi voti al Pd, e forse potrebbe persino togliergliene. Questo per un motivo molto semplice: i ceti deboli, che dall’immigrazione si sentono minacciati, preferiranno i messaggi chiari e un po’ rozzi di Salvini e di Grillo, mentre i benpensanti di sinistra, i cosiddetti ceti medi riflessivi, si ritrarranno inorriditi dal Pd, preferendo il buonismo senza se e senza ma dei vari Bersani, D’Alema, Pisapia, Fratoianni, Civati. Detto più crudamente: l’unico modo che la sinistra avrebbe per recuperare i ceti popolari è di fare autocritica, un’autocritica impietosa, sulla superficialità con cui ha affrontato il problema dell’immigrazione negli ultimi vent’anni, ma se facesse questo sarebbero forse più numerosi i voti che perderebbe fra i ceti medi che quelli che recupererebbe fra i ceti popolari”.
Il binomio legge e ordine, che era della destra classica, adesso è stato assunto dai Cinque Stelle a riprova che vogliono sostituirsi alla destra?
“No, più che volersi sostituire alla destra i grillini non vogliono perdere i propri elettori. Virginia Raggi è in panne, e anche Chiara Appendino, che finora se l’era cavata più che bene, è inciampata nel primo infortunio politico serio [i 1527 feriti di Torino]. In questa situazione spostare l’attenzione sui problemi nazionali ha l’ovvio vantaggio di distoglierla dai problemi locali, su cui i Cinque Stelle arrancano un po’”.
Ma è una convinzione vera quella del muscolarismo pentastellato e simil-leghista sugli immigrati, oppure è un piatto inseguimento degli umori popolari amplificati dal web e straripanti sui social? “A me pare che l’ostilità agli immigrati stia nel Dna della Lega, anche se Salvini non perde occasione per distinguere fra immigrazione regolare e illegale, fra immigrati “buoni” e i immigrati “cattivi”. Quanto ai grillini, vorrei ricordare che Grillo è sempre stato severo sull’immigrazione irregolare, e che sono stati i suoi parlamentari, in passato, ad alimentare la falsa idea di un buonismo pentastellato”.
Mario Ajello, “Il Messaggero”