Come ogni 11 settembre, il movimento indipendentista della Catalogna commemora la sconfitta del 1714 contro la Castiglia, quando il Paese venne soggiogato ed espoliato da Madrid.
Quest’anno, la ricorrenza ha registrato tre grandi manifestazioni in tutto il territorio: a Barcellona, a Girona e a Tortosa. Questi eventi – seppur seguitissimi e impensabili in altri territori – hanno avuto due aspetti degni di nota. Uno negativo: c’è stata una partecipazione leggermente inferiore rispetto al referendum del 2017 (anche comprensibile, considerando che ci sono stati 15 anni consecutivi di manifestazioni di massa). E uno assai positivo: sempre più giovani partecipano alle manifestazioni. Giovani che non hanno potuto votare al referendum del 2017, ma ben consapevoli che la Catalogna deve liberarsi dalla Spagna se vuole sopravvivere e avere un futuro migliore. Essi percepiscono chiaramente che lo Stato ci considera una sua proprietà e ci tratta come una colonia.
Il movimento indipendentista deve trovare il modo di superare il rifiuto della Spagna di consentire una soluzione democratica (i centralisti sanno bene che la Catalogna voterebbe per l’indipendenza). La Spagna vuole costringerci con la forza a rimanere parte del suo Stato, cosa ingiustificabile in una democrazia. Allo stesso tempo siamo anche delusi dall’Unione Europea che ha permesso gli abusi: Madrid cerca di minimizzare la lingua catalana affinché il castigliano finisca per sostituirla; strangola l’economia catalana, riduce i finanziamenti per le infrastrutture e i servizi sociali, manovra la politica locale, persegue giudizialmente gli indipendentisti, organizza operazioni clandestine per sconfiggerli, li spia illegalmente, infiltra poliziotti, e così via.
Tutto ciò rende la soluzione politica più complicata, riuscendo insopportabile soprattutto per i giovani, tanto che moltissime persone vivono già psicologicamente fuori dalla Spagna, estranee agli elementi agglutinanti del bieco nazionalismo spagnolo.

La manifestazione di Barcellona. Le foto sono di Albert Salamé.

Prima o poi la Spagna dovrà accettare che oggi non può mantenere la Catalogna in cattività contro la sua volontà. Il desiderio di libertà del nazionalismo catalano sarebbe già un motivo sufficiente per giustificare la necessità di libertà; ma in più la società catalana ha modi di essere e di agire troppo diversi da quelli di Madrid, dove, attorno alla monarchia e a un nazionalismo aggressivo e dominante, si articola una classe economica che vampirizza l’intero Stato a proprio vantaggio.
Ecco perchè la Catalogna non smetterà di lottare fino a quando non otterrà la libertà.