Il ministero federale nigeriano dell’Informazione e Cultura ha reso noto che, al fine di valorizzare i talenti autoctoni e sviluppare l’industria pubblicitaria (che nel 2021 valeva 450 milioni di euro), non saranno più ammessi modelle e attori stranieri né voci fuori campo che non siano strettamente nigeriane.
In effetti le campagne pubblicitarie del Paese si sono finora affidate pesantemente a modelli bianchi e fini dicitori con accento britannico, fa presente Steve Babaeko, direttore dello Advertising Regulatory Council of Nigeria. Il funzionario, intervistato dallo “Economic Times”, osserva che “fino a una ventina d’anni fa metà delle modelle e delle voci nelle reclame nigeriane erano inglesi”; tuttavia, da allora il sentimento identitario si è rafforzato fino a creare una sorta di “rinascimento” culturale, soprattutto tra i giovani, rendendo sempre più urgente l’affrancamento da una simile dipendenza: “La gente chiede: siamo 200 milioni, e volete farci credere che non riuscite a trovare attori indigeni per questi spot?”.
Prima del bando assoluto – che avrà effetto dall’ottobre prossimo – le aziende dovevano già pagare una soprattassa di oltre 200 euro per ciascun modello straniero utilizzato nelle loro pubblicità.
Posto che nessun media accuserà la Nigeria di razzismo (il quale per il politicamente corretto è espressione dei soli europoidi), va detto che non ce ne sarebbe comunque motivo: la difesa della propria identità passa anche dal non essere martellati quotidianamente da stereotipi d’importazione.