Malgrado celebri i 250 anni dalla prima spedizione di James Cook in Oceania, la mostra dedicata a questa remota (per noi) parte di mondo presso il museo parigino del Quai du Branly è di grande effetto. Océanie propone oltre 250 oggetti provenienti dalle varie aree del Pacifico di etnia polinesiana: luoghi che oggigiorno appartengono a Stati diversi con diverse lingue ufficiali, ma sono abitati da un unico popolo… e questo “grazie” anche a Cook, che aprì la strada alla colonizzazione da parte delle potenze europee.
Si possono ammirare importanti pezzi unici, come il tiki dell’isola di Rurutu, con scolpiti i 33 piccoli tiki che corrispondevano alle 33 tribù presenti all’epoca, contenitore del to’o, un prezioso pezzo di legno che rappresenta Dio, così prezioso da essere protetto da una finissima fibra intrecciata. E il raffinato copricapo ornato di piume, degno dello ari’i (il capo), le bellissime decorazioni da collo, l’antico tessuto vegetale detto tapa, tessuto vegetale…
All’inaugurazione della mostra erano presenti il ministro della Cultura della Polinesia francese, Heremoana Maamaatuaiahutapu, la direttrice del Te Fare Manaha (il Museo di Tahiti e delle isole), l’eclettica Miriama Bono, di padre italiano, l’esperta di cultura polinesiana Manouche Learthel, insieme con i rappresentanti di Samoa, Fiji e Isole Cook. Folta la delegazione di Aotearoa, Nuova Zelanda.
Un momento emozionante quando è stato possibile ammirare il maro ‘ura, la cintura reale indossata da Pomare I durante la cerimonia alla quale Cook aveva assistito, che era misteriosamente scomparsa da più di 200 anni. Il ministro Heremoana ha iniziato il lungo processo burocratico per far tornare in patria questo raro pezzo unico che speriamo di poter presto ammirare anche a Tahiti.