Sul paepae a Hiro – la piattaforma dedicata al poeta polinesiano Henri Hiro – di Te Fare Tahuiti Nui, la Casa della Cultura, sabato il 19 ottobre è stata rappresentata la Pina’ina’i (“risonanze”), messa in scena di brani di scrittori locali inframmezzati da danze. Tema di quest’anno: ma’i, la malattia. Moana’ura Tehei’ura, lo scenografo, dopo aver attribuito i testi ai vari oratori, ha voluto che essi stessi si identificassero in un male e spiegassero come lo avrebbero vissuto.
Dopo l’ingresso della prima ballerina portatrice di hiro’a, la conoscenza, rappresentata dalla lampada accesa, le due infermiere (una è la scrittrice Chantal Spitz) ci presentano i vari malati; sono inframmezzate dalla lettura delle ricerche del dottor Muja, lo psichiatra, che ci fa un parallelo tra il modo occidentale di affrontare la malattia e quello polinesiano: qui la strategia è preventiva e curativa, si mette in atto molto prima della nascita, durante l’intera vita e dopo la morte, rinforzando il proprio mana, la propria energia. I malati scivolano sulla scena mostrando le loro miserie, fino al gran finale, durante il quale il dito è puntato sulle 193 esplosioni atomiche di Moururoa e Fangataufa e le loro conseguenze, ignorate fino a oggi dallo Stato francese.
La Pina’ina’i è un appuntamento da non perdere, che ogni anno ci lascia a bocca aperta per la crudezza dei testi e la varietà delle danze, evoluzione del ‘ori classico nella danza moderna. Degna di nota la partecipazione del ‘ōrero Marau, che con i sui ironici “Viva la Francia” ha pennellato la realtà di questo mondo coloniale, anche se ufficialmente colonia non è. Recentemente il presidente della Polinesia francese ha dichiarato all’assemblea delle Nazioni Unite che il Paese non può essere decolonizzato perché non è una colonia.
Lo spettacolo termina con la cerimonia della kava, preparata da Marau, bevanda leggermente stupefacente che si serve in occasioni speciali.
Un bravo agli artisti e a tutta l’equipe.