Ci sono molti modi di colonizzare. Quello classico, brutale, con le armi; quello subdolo che si serve di collaborazionisti locali; quello moderno del turismo che mercifica popolazioni indigene, ambiente, natura e fauna. Quest’ultimo, nel nord del Pakistan, si evidenzia soprattutto nei confronti delle montagne, location privilegiata per le imprese degli scanzonati – e ricchi – vacanzieri d’alta quota. Magari sotto “copertura umanitaria”. Per la serie: “aiutiamoli a casa loro” costruendo strade, rifugi alpini e organizzando tour in elicottero.
Ma in realtà proprio in una delle regioni del nord del Pakistan frequentate assiduamente da alpinisti e sciatori occidentali (spesso italici) pare che le popolazioni locali non stiano ad aspettare la pelosa beneficenza degli operatori turistici nostrani.
Torniamo indietro un paio di mesi.
Risale alla fine di maggio l’arresto di alcuni esponenti del Comitato d’Azione Awaami del Gilgit Baltistan (aac-gb).
Il movimento aac-gb protesta ormai da anni in difesa delle classi subalterne. In particolare contro la fine delle sovvenzioni sul prezzo della farina (ottenendo significative vittorie) e contro lo sfruttamento ed espropriazione delle risorse naturali della regione.
Alle mobilitazioni organizzate da aac-gb hanno preso parte decine di migliaia di persone, e su alcune richieste il governo pakistano ha dovuto venire a patti; ma operando contemporaneamente sul piano repressivo e intensificando il controllo esercitato sulla popolazione.
In maggio, il 24 e il 25, era previsto un grande meeting di aac-gb, ma il governo era intervenuto preventivamente con misure repressive e proibizioni. Come conseguenza, scoppiavano diverse proteste e numerosi manifestanti finivano in prigione per “turbamento dell’ordine pubblico”.
Altre ampie proteste per ottenere la scarcerazione degli arrestati venivano segnalate a Gilgit e Karimabad (Valle dello Hunza). Tra gli arrestati, Ehsan Ali (presidente di aac-gb e dirigente del Partito Comunista Inqalabi nel Gilgit Baltistan), Mehboob Wali (responsabile dei rapporti con la stampa), Asghar Shah (presidente della federazione giovanile e membro del Partito Comunista) e altri dirigenti (tra cui Masood Ur Rehman e Waheed Hassan).
In seguito, verso la metà di luglio, un altro esponente di aac-gb, Sarfraz Nagri, veniva arrestato in casa sua per aver organizzato una manifestazione a Nagar, manifestazione cui avevano preso parte soprattutto le donne.
Anche questo ultimo arresto di un dirigente di aac-gb ha provocato proteste spontanee che proseguivano per diversi giorni bloccando le strade di Nagar. Per placare gli animi, alcuni degli arrestati (Aslam Inqalabi, Waheed Hasan, Asghar Shah, Nafees Advocate, Azmat Ali, Ishtiaq Hussain, Haji Naib Khan…) sono stati rimessi in libertà sotto cauzione.
Ma almeno altri otto, accusati di “incitamento alla ribellione”, restano dietro le sbarre da circa due mesi: Ehsan Ali (seriamente ammalato), Masood ur Rehman, Mehbob Wali, Mumtaz Nagari, Taaruf Abbas, Irfan Azad, Manzar Maya e Shair Nadir Shahi.
Diverse manifestazioni per richiedere la loro liberazione sono previste il 30 luglio in varie capitali del pianeta davanti ai consolati e alle ambasciate pachistane.
Per i nostrani frequentatori delle vette pachistane, un’occasione unica per mostrare concretamente la loro vicinanza, tanto sbandierata, alle popolazioni di quelle aspre terre elevate.