Diventerete anche voi, governatori del nord, “terroni” per necessità?
“E se invece provassimo a ragionare della questione settentrionale senza contrapporre il sud e il nord? Ci riusciamo ?”.
E però, così conferma che la questione esiste e che il nord non riesce più a farsi ascoltare.
“È chiaro che esista. Non solo non la nego ma ne parlo conoscendo il pericolo che tutto il paese sta correndo. C’è un’area drammaticamente colpita che non riesce a essere compresa dal governo. È un tema che interroga tutti i partiti, i rappresentanti sul territorio. I territori sono i grandi assenti di questa fase. Il centralismo più dannoso si sconfigge solo se si è capaci di rappresentarli. È questa la vera grande sfida”.
Dice insomma che lui, Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, leghista-salviniano, non chiederà mai per il nord “bonus fiscali ma una nuova politica fiscale” e che le risposte del governo al momento “sono poche, insufficienti. Non c’è dubbio che i parlamentari del nord, e non parlo solo della Lega, debbano fare fronte comune, incidere di più ”. Prova a spiegarlo, in un lungo pomeriggio, e bisogna ammettere che convince perché riesce a non essere di parte e solo di parte (“tutelo gli interessi della mia comunità”) e a non farsi prendere dal pessimismo “che mai aiuta e non mi piace”.
Racconta dunque che mentre al governo si applica la fiscalità di vantaggio per le aree meridionali, c’è una regione, la sua, che ha problemi coni collegamenti aerei. Quanto è lontana oggi Trieste da Roma? Fedriga denuncia che dall’epidemia in avanti non ci sono più voli diretti e che sulle infrastrutture, in Friuli, “stiamo facendo da noi. E non lo dico perché voglio gonfiarmi il petto, o perché ho la necessità di farmi dire che sono bravo, lo ricordo soltanto per stimolare il confronto. È vero che il nord si rimbocca le maniche, che sappiamo fare da noi, ma non può diventare un alibi per rimuovere le nostre istanze”.
Il paese che non riesce a spostarsi da nord al centro, da Trieste a Roma, è lo stesso dove si sogna il tunnel sotto lo Stretto, e si parla di alta velocità (giustissima) al sud. Ma ha senso quando c’è da ripristinare la vecchia ordinarietà?
“Si possono non avere voli diretti da Trieste, la città dove hanno sede Generali, Allianz? Pure sul porto stiamo facendo noi che delle regioni a statuto speciale siamo la meno speciale” si chiede Fedriga. C’è uno spettro che è poi ridicolo chiamarlo spettro perché è sempre quello solito. Il nord sta guardando altrove. Il Friuli Venezia Giulia sta realizzando una piattaforma logistica con Austria e Ungheria. Per Fedriga sarebbe allora opportuno discutere, e tanto, delle imprese emiliane che, nelle scorse settimane, hanno scelto di spostarsi nell’est Europa e non per scongiurare il contagio, ma per non lasciarsi contagiare da questa voglia selvaggia di stato imprenditore.
Sono tutti temi, da sempre cari alla Lega: “Ma non sono forse temi che riguardano tutti?” risponde ancora Fedriga. Nel governo c’è una sensibilità – la chiamano la linea Provenzano che è il nome del ministro per il Sud – che per questo giovane leghista finisce “per non aiutare il meridione ma che lo mette al guinzaglio quando si riduce a chiedere solo vantaggi geografici”. E non lo dice per gelosia, malgrado riconosca ai politici meridionali la capacità di fare squadra “che al nord a volte manca”. Fedriga è dell’idea che tutti gli attori del nord non possano che collaborare. Ci sono sindaci di colore diverso come Giorgio Gori, Beppe Sala, che respirano lo scontento che è scontento industriale. Come Fedriga, sono tutti uomini del territorio e di solito hanno un gradimento altissimo, più dei leader.
Siete davvero i più bravi o sono gli altri a essere meno bravi di voi?
“Io credo che anche ai ministri non guasterebbe farsi un giro in regione”, dice Fedriga.
La formuliamo come proposta di apprendistato?
“Un giro in regione e poi al governo. Perché no?”.
Carmelo Caruso, “Il Foglio”.