Due giorni fa erano stati arrestati due afghani in Puglia con l’accusa di far parte di una cellula terroristica legata allo Stato Islamico e ad Al Qaeda. Secondo gli investigatori erano pronti a fare attentati in centri commerciali, porti e aeroporti in Italia, Francia, Belgio e Inghilterra. Entrambi sono accolti come rifugiati. Il personaggio chiave è Hakim Nasiri, di 23 anni, domiciliato presso il Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari-Palese, con lo status di protezione umanitaria. Si è fatto immortalare mentre imbraccia una mitragliatrice kalashnikov che, a quanto pare, sarebbe solo un giocattolo.
Secondo i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, alla cellula aderirebbero altri tre terroristi, due partiti per l’Afghanistan. Il pubblico ministero Roberto Rossi aveva detto che i due sospetti terroristi islamici “appaiono altamente pericolosi” e con “una predisposizione a delinquere inquietante”.
Eppure ieri il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari, Francesco Agnino, ha rigettato la richiesta di carcerazione e ha ordinato il rilascio di Nasiri, escludendo “in maniera decisa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione finalizzata al terrorismo internazionale”. Secondo Agnino “l’attività di indagine ha evidenziato al più l’appartenenza del Nasiri al mondo dell’integralismo islamico, cioè l’appartenenza a quel filone culturale [sic!!!] nel quale lo stesso si riconosce, mentre non è provata la sua aspirazione e disponibilità, in procinto di attuazione, a dare concreto contributo al terrorismo di matrice islamica”.
Anche l’avvocato di Nasiri ha ridicolizzato la vicenda: “È una vicenda ingigantita, un abbaglio preso per la semplice foto di una persona con un mitra giocattolo in mano. Sicuramente il Gip ha valutato correttamente la questione ritenendo che non sussistano i presupposti per contestare un reato così grave e tenere in carcere una persona. Tra gli elementi raccolti contro Nasiri non c’era nulla di concreto che lo riconducesse al terrorismo internazionale, solo video e foto che riproducono momenti di svago”. Farsi immortalare con un mitra in mano sarebbe un “momento di svago”?
Secondo il giudice e l’avvocato, per arrestare un sospetto terrorista sarebbe indispensabile che ci sia un “concreto contributo” al terrorismo islamico. Su questa linea di pensiero e di azione si colloca l’operato del ministro dell’Interno Alfano quando ci ripete che “non sussistono elementi concreti dell’imminenza di un attentato in Italia”.
Ebbene sarebbe ora che la magistratura e il governo capissero che l’arma vera del terrorismo islamico non sono le bombe, il kalashnikov o le cinture esplosive, ma il lavaggio del cervello che trasforma le persone in aspiranti terroristi suicidi-omicidi. Che pertanto è sbagliato ed è velleitario immaginare che il terrorismo islamico possa essere fermato e sconfitto intervenendo un attimo prima che si facciano esplodere o che massacrino con le bombe o i kalashnikov. O interveniamo prima che si attui il lavaggio del cervello o saremo perdenti. quando tra noi ci sono già migliaia di persone che con il sorriso sulle labbra ci dicono: “Così come voi amate la vita, noi amiamo la morte”. Non potremmo mai vincere il terrorismo islamico se il nemico sono delle bombe umane pronte a farsi esplodere tra noi in qualsiasi momento. Pertanto se Nasiri “ha evidenziato l’appartenenza al mondo dell’integralismo islamico” e si è fatto ritrarre in pose aggressive con il kalashnikov in mano, anche se il mitra è finto, va arrestato ed espulso.
Fermo restando che l’impianto accusatorio dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia non si regge su quella singola foto: se così fosse quei magistrati andrebbero immediatamente rimossi. Ci sono state intercettazioni da parte dei nostri servizi di sicurezza e delle forze dell’ordine che hanno ricostruito l’attività della cellula terroristica, che si è svolta tra l’Italia, la Gran Bretagna, la Turchia e l’Afghanistan. Su questa base sono scattati gli ordini di arresto.
Siamo messi proprio male con una magistratura spaccata al proprio interno sull’interpretazione delle leggi in materia di contrasto al terrorismo. Leggi che andrebbero comunque emendate affinché siano adeguate allo stato d’emergenza in cui ci troviamo, volenti o nolenti, per la guerra dichiarata e scatenata dal terrorismo islamico globalizzato. Ma fin quando abbiamo un capo del governo, Matteo Renzi, che continua a dirci che non dobbiamo neppure usare la parola “guerra”, rifiutandosi di guardare in faccia alla realtà, saremo destinati inesorabilmente alla sconfitta.