Il 18 aprile scorso, “The New Yorker” ha divulgato in un dossier il più grave caso di spionaggio registrato in un Paese dell’UE: l’organizzazione canadese Citizen Lab aveva infatti scoperto e documentato i controlli illegali su 65 catalani favorevoli all’indipendenza con i programmi Pegasus e Candiru. Il caso è stato soprannominato “Catalangate”.
Le dittature, notoriamente, spiano. Il “Washington Post” stima che in tutto il mondo circa 50.000 telefoni cellulari siano vittime di Pegasus. Questa però non può essere una pratica accettabile in Paesi che si dicono democratici e pretendono di rispettare i diritti e le libertà dei loro cittadini. Ecco perché è stato un brutto colpo scoprire come Polonia e Ungheria abbiano spiato gli oppositori con il programma della società israeliana NSO Group, che sostiene di venderlo ai vari Stati soltanto per combattere il terrorismo e la criminalità.
Ora – altro colpo per la UE – salta fuori che la Spagna (e quale altro Stato potrebbe essere?) ha messo sotto controllo illegale un gran numero dei suoi cittadini dal 2017. Non lo ha fatto per la minaccia di terrorismo o criminalità, ma violando la privacy di persone appartenenti a un movimento politico del tutto legittimo, nonviolento e democratico, anche se contrario agli interessi del nazionalismo spagnolo.
Esistono 65 casi documentati, tra deputati, membri del Congresso spagnolo e del Parlamento catalano, avvocati, giornalisti e attivisti, ma potrebbero essercene molti altri. Io stesso, che non sono un personaggio importante, sospetto che il mio cellulare sia stato “infettato” (nell’agosto 2019 si è comportato in modo anomalo, tipo registrare conversazioni telefoniche o inviare messaggi, da me mai scritti, a un parente).
A dire il vero noi catalani non siamo sorpresi di essere stati intercettati, non è certo la cosa più grave che abbiamo subìto… Il conflitto catalano ha fatto impazzire il nazionalismo spagnolo che pervade le strutture dello Stato e non prende in alcuna considerazione una soluzione democratica. L’unico loro fine, da ottenersi con la forza e l’illegalità, è la distruzione del nostro movimento politico. Negli anni ’80, contro l’ETA la Spagna ha creato il gruppo terroristico GAL per assassinare i baschi, come i tribunali hanno dimostrato anni dopo con condanne e successivi indulti per i colpevoli. Oggi, contro l’indipendenza catalana, un movimento pacifico e democratico, stanno ugualmente ricorrendo alla guerra di Stato.
Come è noto hanno inviato 10.000 poliziotti in Catalogna per impedire il referendum del 2017, picchiando e ferendo 1065 pacifici elettori. Hanno condannato i leader a 9-13 anni di prigione per aver fatto un colpo di stato (falso: se, con 2.300.000 attivisti, avessimo tentato un colpo di stato, ci sarebbero stati dei morti e probabilmente noi catalani saremmo indipendenti, ma siamo un movimento democratico e pacifico). Dopo 4 anni, le autorità centrali sono state costrette a liberare i carcerati poiché le accuse non avrebbero retto agli attacchi dell’Unione Europea.
Oltre 3500 attivisti hanno tuttora condanne pendenti. E la Corte dei Conti, sulla base di ipotetici reati ai danni della pubblica amministrazione, ha chiesto a una quarantina di attivisti pro indipendenza una cauzione di 9 milioni di euro, poi ridotta a 5,6 milioni di euro, e che finirà archiviata prima che il caso arrivi alla giustizia comunitaria in quanto non si è potuta provare la malversazione: lo scopo non era quello di indagare su qualcosa di reale, ma soltanto di annientare economicamente gli indipendentisti.
Ecco perché non avevamo dubbi che avrebbero attaccato anche la nostra privacy. Non solo per raccogliere prove contro gli indagati o per conoscere piani e strategie, ma forse – ancor peggio – per cercare informazioni compromettenti sui dirigenti e frenare il movimento ricattandoli.
La solita stampa “libera”
Tuttavia l’aspetto più inquietante del Catalangate è la reazione della stampa spagnola, che fin dal primo giorno ha nascosto l’informazione. E quando non è più riuscita a nasconderla, non l’ha presentata come qualcosa di grave, ma di normale, accettabile, contro un movimento che viene visto come una minaccia per la Spagna. Per di più la stampa ha dato per scontate le dichiarazioni del governo spagnolo, il quale nega di essere coinvolto nelle intercettazioni. In breve, i media e i politici seguono la linea di occultare o giustificare alla popolazione spagnola tutti gli abusi perpetrati contro i catalani, come se tutto ciò non stesse diventando una politica di disumanizzazione tipica dei regimi di altri tempi. Così facendo, è ben difficile che i cittadini della Spagna comprendano la gravità del problema e ne chiedano ragione ai responsabili.
Finora l’Unione Europea ha guardato dall’altra parte, permettendo alla Spagna di compiere questi abusi con l’eterno mantra che non si può interferire negli affari interni di uno Stato membro. Ma ora che lo spionaggio ai danni dei cittadini sta venendo a galla, sconvolgendo la coscienza del mondo occidentale, faremo di tutto per far conoscere il gioco sporco di Madrid, totalmente contrario alle norme comunitarie.
N O T E
Approfondimenti su Reuters, The Washington Post, The Guardian, Le Monde, Politico, Politico, DW.