Gli occitanisti, nonostante la legge 482/99, dopo aver ottenuto ben poco in favore della minoranza d’Oc e ammainato il vessillo “tolosano”, hanno lasciato solo le orme della loro mai realizzata egemonia. Non che ciò turbi i nostri sonni, anche se temo di riportare in vita la reminiscenza della loro “voga passeggera occitana” (come venne definita dallo storico Eric Hobsbawm) emigrata negli anni ’70 nell’area provenzale cisalpina.
Correrò il rischio, anche perché il fallito innesto “tolosano” nel Cuneese, fuori dalla naturale identità locale, e la ridenominazione degli autoctoni da provenzali cisalpini in “occitani”, sono lontani ricordi. Del resto, gli aberranti accostamenti fra l’humus delle valli provenzali e cisalpine e il linguadociano, sono state opinabili manovre, e l’arcaismo della grafia classica è stato impraticabile. La forzatura sulla grafia, il tentativo cioè d’imporre uno stilema avulso, si è dimostrata una protesi infetta, rigettata da parte degli autoctoni.
Abbiamo stigmatizzato gli occitanisti, seguaci del movimento ereticale di circa mille anni fa, per la loro insopportabile retorica sul catarismo. Gli anziani delle valli, nei racconti tradizionali, non hanno mai narrato per esempio che: “Cristo non sarebbe uscito dal grembo della Vergine Maria, ma simbolicamente adombrato in Lei”. Questa eresia è stata usata da qualche intellettualoide che ha scovato le sue tracce in un territorio dove forse è transitata, senza però attecchire o influenzare il pensiero religioso delle genti alpine, cosa che in qualche convegno sull’esoterismo si vorrebbe far credere.
Nelle cartine storiografiche degli inizi del XII secolo, i catari debordano a cavallo delle Alpi saltando a piè pari le valli provenzali cisalpine, transitando nei comuni di Roccavione (in Val Vermenagna), Valgrana e Bernezzo (in Val Grana), scivolando verso la Padania e la penisola italica. Al proposito, ho letto alcuni appunti di Gregorio Piaia, filosofo e medievalista, docente all’Università di Padova, sul contributo dato Umberto Eco alla storia e alla conoscenza della filosofia medievale nel romanzo Il nome della rosa (1980). Per brevità, sintetizzo un passaggio della sua tesi: “Nel romanzo, Eco ha avuto il merito di aver attirato l’attenzione del comune lettore verso il pensiero del medioevo trascurato o poco noto. Tuttavia, questa riscoperta è contrassegnata da un’immagine negativa e deformante del medioevo monastico e delle sue concezioni filosofiche.
Il medioevo scolastico è letto da Eco con occhi moderni e postmoderni, per cui del pensiero autenticamente medioevale ne rimane poco”.
Che analogia possiamo trovare con le nostre tesi? Secondo Piaia, la narrazione di Eco è frutto di un’interpretazione intellettualistica moderna, Secondo la mia (modesta) opinione, il segmento ideologico occitanista ha a sua volta sfiorato appena l’adstrato etno-linguistico, senza basarsi sul substrato storico e men che meno su quello culturale.
Le cosiddette affinità tra l’area d’Oc cisalpina e quella oltre il Rodano nell’astrazione della “Grande Occitania”, non potendosi perdere nella notte dei tempi locale, sono state un artificio ormai in disarmo.
Per l’ennesima volta, ricordo che la legge 482/99 citò impropriamente “la tutela della lingua delle popolazioni parlanti l’occitano”. L’interesse degli autoctoni per quel sostantivo non è mai sbocciato, mentre quello dei cittadini è intellettualmente e lentamente scemato.
Tuttavia, al di là delle beghe ideali, all’orizzonte compare una nuova grana “pan-occitana”, ed è difficile sorvolare e non spalancare gli occhi… Ci riferiamo al “Ricorso all’Autorità giudiziaria, nei confronti della Regione, teso ad ottenere l’annullamento e/o la riforma della delibera della Giunta relativa all’individuazione del progetto pilota presentato dal Comune di Elva in val Maira”. Occitanissimo Comune di Elva, aggiungiamo noi, con circa 80 residenti. Così recita la delibera approvata il 13 aprile scorso dall’occitanissima giunta comunale di Ostana (circa 80 residenti), valle Po, che ha dato mandato al sindaco Silvia Rovere di “stare in giudizio” contro la decisione della Regione Piemonte di assegnare a Elva i fondi al suo progetto per il bando chiamato “Borgo dei Borghi”.
Per chiarire, il ministero della Cultura ha promosso un bando per riqualificare i borghi disabitati e in stato di abbandono, rilanciandoli economicamente, e ha chiesto a ciascuna Regione e Provincia autonoma di sceglierne uno con tali caratteristiche, per un totale di 21 vincitori. Le risorse – 20 milioni di euro a ciascun prescelto provenienti dai fondi PRNN – verranno utilizzate per l’insediamento di nuove infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale, potenziando la rete e la banda larga, mettendo questi centri in condizione di dare lavoro.
Con il suo progetto, il Comune di Elva ha vinto la “manifestazione di interesse” ed è arrivato primo a 84 punti, mentre Ostana, con 2 punti in meno, da regolamento non vedrà un euro. Il sindaco di Ostana ha dichiarato alla “Stampa”: “Chiunque avrebbe fatto ricorso, sia da amministratore pubblico, sia da cittadino. Massima fiducia nell’operato dei funzionari, ma considerata una posta così alta è mio dovere verificare. Anche solo per non essere ricordata come una che ha perso 20 milioni per 2 punti e non ha voluto approfondire”.
Sono stati presentati altri 5 progetti nel Cuneese, arrivati nei primi 6 posti, e anche in questo caso i sindaci di Pragelato, Fenestrelle e Usseaux della Valle Chisone, “occitanicamente” hanno protestato. Marco Bussone, presidente nazionale dell’UNCEM (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani) ha scritto: “Il bando, vista l’impostazione di uno dei tanti ministeri che non conoscono i territori, è stato una lotteria. Ne premia uno e scontenta gli altri”.
La critica è condivisibile; ma, tornando a quanto detto in precedenza, mi viene da usare il piemontesismo: òmmi òmmi! Come è possibile? Comuni vincolati da una occitanissima solidarietà litigano tra di loro? Si dirà che la domanda è mal posta, poiché il caso riguarda gli enti locali e non le associazioni culturali: ma sulla legge di Stato 482/99 (tutela linguistica) o su quella regionale n. 26/2007 (esposizione della bandiera occitana) i comuni suddetti si sono sempre distinti per la loro pavloviana disciplina.
Al tempo dei decreti attuativi della 482/99, le giunte comunali furono bene istruite sulla scelta di appartenere ai parlanti occitano. Non si passò attraverso trasparenti referendum popolari, previsti dalla legge, ma semplicemente da delibere comunali “fotocopia”. Questa volta, su questioni riguardanti contribuzioni di un certo livello, la cosiddetta solidarietà pan-occitana è andata a farsi benedire.
Non che i sindaci di una stessa fazione non debbano, se lo ritengono opportuno, far valere le loro ragioni, ma un tempo la cosa sarebbe stata gestita con compostezza dentro quella conventicola ideologica. Se a un lettore occasionale la diatriba sembra un farsi le pulci tra paesini di montagna, a un attento osservatore non sfuggono i sintomi di un malessere derivante dalla mancanza di un capobranco, astuto nello scoprire e prudente nel coprire nuovamente.
Di fronte a tale crepuscolo le associazioni autocefale, se pensano di essere i padroni della minoranza etnolinguistica d’Oc, si sbagliano alla grande. Infatti, mutuando un termine ecclesiastico, siamo ormai da tempo di fronte al sedevacantismo occitanista.
VERSIOUN PROUVÈNÇALO MISTRALENCO
Lis óucitanisto mau-grat la lèi d’Estat 482/99 aguènt outengu gaire pèr la minouranço d’oc e retira lou drapèu fourestié toulousan, an leissa soulo uno traço d’un proujèt predouminant jamai realisa encò nostre. Pas qu’acò destourbe nòsti som, mai voudrié pas repourta au lume la remembranço de soun “passage à la modo” (segound l’istourien Eric Hobsbawm) enmigrado dins lis an’70 dins la zono prouvençalo cisaupino.
Lou manca ensert toulousan, foro de l’identita loucalo e li garrouio contro li prouvençau cisaupin trasfourma en “óucitan”, pèr fourtuno, soun liuen tourment. Li similitudo entre l’humus di valèio prouvençalo cisaupino e lou lengadocian soun doutouso e l’arcaïsme de la grafìo classico impraticablo. La fourçaduro sus la l’ourtougràfi es estado un tentatiéu d’empausa uno formo fourestiero que, coume proutèsi enfetado, es estado rejetado pèr li terradouren nascu em’un soulèt patoues en bouco. Pièi avèn sèmpre critica aquélis óucitanisto afouga dis ereti de quàsi milo an fa pèr la desenant insupourtablo mitoulougìo dóu catarisme. Li rèire di valèio, dins la tradicioun religiouso an jamai sachu que: “Crist sarié pas sourti dau vèntre de la Vierge Marìo e simboulicamen dins l’oumbro en Elo”. Aquesto eresìo utilisado pèr quàqui cercaire saberu qu’an trouba uno traço dins un territòri ounte belèu es passado, mai que segur a pas influençado la pensado religiouso di gènt. La carto istouriougrafico à la debuto dóu siècle XII fa vèire li catare qu’à chivau dis Aup, sauton li valèio prouvençalo cisaupino en passant pèr li païs de Roucavioun, Vaugrano e Bernès en courrènt vers la peninsoulo italico.
À prepaus, en lisènt lis escrich dóu filousoufe e istourian Gregorio Piaia proufessour à l’Universita de Padova, sus li countribucioun douna pèr Umberto Eco à l’istòri e à la couneissènço de la filousoufìo. medievalo dins lou famous rouman “Lou noum de la roso”. Vaqui un passage de sa tèsi: “dins lou rouman Eco a agu lou merite d’aguè pourtado l’atencioun dóu legèire vers lou pensié medievau Touto-fes, aquesto descouberto es marcado pèr un’image negativo de de l’Age-Mejan mounasti e de la pensado filousoufico. L’Age-Mejan d’Eco es vist emé uei mouderne e dóu pensié medievau es ne rèsto gaire”. Causo nous mostro talo counclusioun e qu’acioun coumparativo poudèn faire emé nosto analiso? Segound lou proufessour Piaia la narracioun d’Eco es estado lou fru d’uno interpretacioun inteleitualo mouderno Ma tèsi, memamen, nous mostro qu’aquelo coutarié esfioruè soucamen l’adstrat ento-lenguisti, s’es gaire basado sus lou substrat istouric pouliti e mens encaro sus aquéu identàri di nòsti valèio prouvençalo aupino. Li se-disènt afineta entre l’espàci d’Oc cisaupino e aquelo au delai dóu Rose, dins l’astracioun de la “Grando Óucitanìo” fuguè uno envencioun Remembran encaro que la lèi italiano 482/99 noumè inóupourtunamen, de “la tutèlo de la lengo di poupulacioun parlant l’óucitan. Despièi sèmpre l’interès di terradouren pèr aquéu soustantiéu fourestié es jami flourido. Touto-fes óutro li questioun idealo, à l’óurizount i’a uno novo garrouio “pan- óucitano”, qu’es difficile oublida sènso durbi lis uei sus lou: “Recours à l’Autorita judiciàri contro la Regioun Piemount, pèr revouca la deliberacioun de la Regioun Piemount sus lou proujèt presenta pèr la Cuomuno d’Elvo (30 estajan) en Vau Mairo”. Aquesto es la deliberacioun aprouvado lou 13 abriéu de la Coumuno d’Oustano, (80 estajan) en Vau Po, qu’engajo lou sèndi madamo Silvia Rovere de “faire óupousicioun en judici” contro l’istànci de la Regioun en Piemount que douno à Elvo li countribucioun pèr soun proujèt dóu councous nouma Bourg di Bourg. Lou Ministèri de la culturo italiano pèr requalifica li bourg abandouna a promougu un councous pèr relança l’ecounoumi di territòri en demandant à li Regioun de chausi un bourg emé talo carateristico. Li ressourso saran utilisado pèr novo enfrastruturo service pèr la culturo, lou turisme, lou souciau, pèr proumòure la telaragno d’internet, en metènt li bourg en coundicioun de crea travai. Regioun vo Prouvinço Autounomo, en analisant li candidaturo aurien chausi lou proujèt au quau adreissa 20 milioun d’euro, (21 bourg) bono di countribucioun dóu Plan naciounau de creissènço e resilienço. Elvo a vincu la “manifestacioun d’interès” es arriva proumié emé 84 punt, e Oustano, emé 2 en mens, pèr regoulamen, veira pas un euro. Lou sèndi d’Oustano, a diclara au journau “La Stampa” que: “Tòuti l’aurien fach (lou recours), siègue coume amenistradou publi, siègue coume cièutadin. Grando fisanço, dins li founciounàri, mai vist que pago la peno es moun deure verifica, pèr èstre pas remembrado coume un sèndi qu’a perdu 20 milioun pèr 2 punt e qu’a pas vougu aprefoundi”.
Pièi i’èron àutri 5 proujèt de la prouvinço de Couni arriva dins li proumié 6 pousicioun li sèndi de Pradzla, Finistrelas e Usseaux en Vau Clusoun se disènt e tambèn éli an fach uno muraio de proutesto.
Marco Bussone President naciounau de l’Uncem (Unioune naciounalo Coumuno, Coumunauta ecc. de mountagno) a escrich: “Lou councous visto l’ourganisacioun d’un di tànti ministèri que counouissèn gaire li territòri, es estado un’escoumesso. Ne recoumpènso un mau countènto lis àutri”! La critico es justo mai, en tournant à ço qu’aven dich avans, vèn d’utilisa lou piemountisme: òmmi òmmi (Oh! moun Dièu) Coum’es poussible? Li Coumuno liga d’uno soulidarita se garrouion entr’eli?
Belèu la demando es mau pausado; d’efèt la situacioubn vai à pertouca lis enti locau e pas lis assouciacioun, mai sus la lèi d’Estat 482/99 vo la lèi Regiounalo piemountèso n.26/2007 (la bandiero óucitano di Municìpi) li Coumuno qu’avèn nouma avans se soun sèmpre coumpourta em’amista. Aquesto fes i’a la sensacioun que, li soujèt istituciounau bouta, à la provo (pecunia non olet), sus questioun de soustanço, quaucaren se siègue cassa. Poudèn pas dire qu’un sèndi, d’uno memo facioun ideoulougico, pousquè rèn faire valé si rasoun en judici. Touto-fes pènse qu’un tèms la causo sarié estado tratado diploumaticamen. Pèr un legèire óucasiounau sèmblo un’istànci entre dous païs mai, pèr un óusservaire dóu mounde d’Oc cisaupin escapo pas qu’acò signalo un maucountent è la mancanço d’uno figuro astuciouso pèr descurbi e prudènto pèr tourno-mai curbi. Fin finalo, respèt à tau tremount, se lis assouciacioun óucitanisto pensan d’èstre li padroun d’uno minourita etno-lenguistico s’enganan grandamem! En prenènt à prestage un mot eclesiasti, avèn un sèti-vacant óucitan!