tamau tahiti

Tamau è il movimento base dello ‘ori Tahiti, la danza polinesiana: la caratteristica oscillazione del bacino verso destra e verso sinistra che in questo magnifico spettacolo omonimo ci riporta, come se fossimo su un’altalena, all’alternanza tra luce ed oscurità, tra vita e morte: lo stesso percorso intrapreso dall’eroe mitologico polinesiano Maui, che si è duramente battuto per regalare l’eternità agli esseri umani.
In questo spettacolo del Conservatorio Te Fare Upa Rau di Tahiti, nella cosiddetta Polinesia Francese, due poli si alternano e si contrappongono, fondendosi: la musica classica con brani come il Bolero di Ravel, suonata dall’orchestra sinfonica; la danza polinesiana, con la forza dei suoi movimenti, ma anche le percussioni tradizionali, dal ritmo inconfondibile; e la leggiadria delle ballerine classiche.
Il bolero presenta un crescendo che ha termine con un finale brutale, proprio come accadde quando Maui cercò di uccidere la dea della morte, con il crescendo delle sua intenzioni; ma una volta prossimo a raggiungere l’obiettivo, la sua azione si risolve in un brusco fallimento.
Tutti i brani suonati seguono l’idea dominante della morte.
In questo spettacolo si è applicato il principio del direttore del Conservatorio, Fabien Dinard, che consiglia di non mettere in scena coreografie troppo complicate a illustrazione di un testo, evitando così di cadere nella “gesticolazione” e rimanendo nel “gestuale”: meglio utilizzare passi sobri come il tamau, appunto.
Il Bolero di Ravel, come l’asta del pendolo che con il suo movimento scandisce i secondi, è per eccellenza il brano musicale della continuità.
L’intero spettacolo non è esclusivamente basato su quest’aria, Undici brani si susseguono nella messa in scena di John Mairai, che ha abilmente coordinato gli eterogenei gruppi di questa rappresentazione, accompagnati dalle due orchestre del Conservatorio, quella sinfonica, abilmente diretta da Simon Pillard, e quella tradizionale, diretta dall’ottimo Moana Urima, percussionista da generazioni. Si sono esibite le ballerine dell’Accademia di danza di Annie Fayn, il corpo di ballo di André Tschan e il coro classico sempre del Conservatorio, oltre naturalmente ai ballerini di ‘ori Tahiti.
Gesti e sonorità sono fondamentali in questo spettacolo e abilmente dosati, senza mai strafare. In tenuta vegetale, i ballerini tradizionali aprono la scena con un profondo respiro, sul ritmo dei pahu, i tamburi, ma anche del vivo, il flauto nasale.
Poi entrano in scena le ballerine dalla bocca cucita, sull’aria della Danza macabra di Camille St Saëns in un susseguirsi di graziosi quadri animati da figure spettrali… da fare invidia a Michael Jackson. Un momento di profonda dolcezza con il coro classico che interpreta La notte di Jean Philippe Rameau, poi il ritmo riprende con Una notte sul monte Calvo di Modest Mussorgski danzato dal gruppo classico, ma non solo: fra i tutù si scorgono i primi “gonnellini di paglia” e i ballerini di ‘ori fanno le “prese” fra i taparuru (passo maschile con le gambe allargate e le ginocchia piegate) ben ritmati! Il finale morbido di questo pezzo fa da contrasto con i particolari movimenti impiegati per ballare La danza del grande calumet della pace di Jean Philippe Rameau: l’immagine di sfondo rappresenta un branco di renne, e i movimenti agili e saltellanti delle danzatrici ricordano questi animali.
La performance del coro, con due solisti, accompagna ottimamente questa danza. Si ritorna al tradizionale, i pahu accennano il discorso musicale del Bolero mentre le ballerine si esibiscono in un magistrale tifene (ancheggiare eseguito in accosciata, in punta di piedi con i glutei sui talloni): è il secondo brano del Tamau, espressamente composto per questa performance. L’aria del genio del freddo di Henry Purcell, estratto dell’opera King Arthur, viene cantata con voce tenorile, mentre il bravo Toanui si esibisce in un duetto con la ballerina classica: entrambi danno il meglio interpretando il silenzioso dialogo tra Cupido e il Genio del Freddo, che si sveglia lentamente da un letargo millenario e riconosce la natura vivificatrice di Amore. Segue il secondo movimento della Settima di Ludwig van Beethoven, con le ballerine di danza moderna che ci riportano a movimenti primordiali, quasi fetali.
Tamau Maui e il Bolero di Maurice Ravel prendono ampio spazio nel gran finale dello spettacolo, così abilmente concatenato; è in questo momento che le ballerine tradizionali sfoggiano il gran costume – ne indosseranno più di uno – terminando con la tenuta vegetale, facendo risuonare a colpi di tamau le conchiglie che lo ornano, incorniciate dalle evoluzioni delle moderne colleghe. È qui che Maui, il dio polinesiano, sfida la morte e fallisce bruscamente.
Nel quadro finale entra una bimba che continua, con il suo tamau, quello che altri hanno iniziato… È la storia dell’umanità!
Tutto ciò viene raccontato con abile maestria, senza mai andare sopra le righe, con un gusto e un’abilità smisurate. Non so se sia mai stato messo in scena un simile spettacolo, ma ne dubito: questo ha veramente qualcosa di unico ed eccezionale. Non si tratta di un semplice incontro tra due culture, ma di un profondo dialogo tra di esse.

tamau tahiti - Conservatorio

Le musiche

Tamau kirikiri
La danza macabra
di Camille St Saens
La notte di Jean Philippe Rameau
Una notte sul monte Calvo di Modest Mussorgski
La danza del grande calumet della pace di Jean Philippe Rameau
Tamau 2
L’aria del genio del freddo
di Henry Purcell, da King Arthur
Secondo movimento della Sinfonia n. 7 di Ludwig van Beethoven
Tamau Maui
Bolero
di Maurice Ravel

Le fotografie di Stéphane Sayeb