Anche quest’anno, come da tradizione, nella seconda domenica di settembre presso la Bocchetta di Margosio (comune di Trivero) verrà ricordato Fra Dolcino. Alla celebrazione tenuta dal pastore valdese Marco Gisola di Biella seguiranno, sempre nella mattinata, le relazioni di Piero Delmastro e di Aldo Frappano, rispettivamente segretario e presidente del Centro di Studi dolciniani (fondato da Tavo Burat, alias Gustavo Buratti, in “epoca non sospetta”, nel lontano 1974). Successivamente, un intervento di Claudio Martignon che commenterà il canto XXVIII dell’Inferno, dove Dante colloca Dolcino (ancora in circolazione al momento della stesura del poema) tra scismatici e seminatori di discordie.
Infine, dopo la presentazione del lavoro teatrale Margherita della Parete Calva di Eleonora Pizzoccheri e Guido Tonetti, alle 12,30 è prevista la salita al cippo sulla cima del monte Mazzaro.
Strano destino quello del frate eretico. Dimenticato, rimosso dai più, in particolare dai seguaci dell’ortodossia – di qualunque ortodossia – viene ricordato con rispetto da una eterogenea compagnia. Così dai valdesi come dai difensori delle lingue e dei popoli minorizzati, dai No Tav come dai seguaci dell’ecologia profonda (non tutti, diciamo dai più consapevoli), dalla redazione “montanara” di Nunatak (di cui fu direttore responsabile, ricordo, lo stesso Buratti) e anche da qualche anarchico.
Morto circa un secolo dopo Francesco d’Assisi e Valdo (altri due “irregolari” che auspicavano il ritorno a una chiesa povera e dei poveri), Dolcino aveva condotto la sua predicazione inizialmente nelle zone dell’Alto Garda e poi nel Biellese. Contro di lui, la sua compagna Margherita Boninsegna e il suo movimento – gli Apostolici – venne addirittura bandita una crociata (troppa grazia, Vaticano!). Lo scontro finale si svolse nel 1307 sul monte Rubello. Non lontano, appunto, dalla località di Trivero nel Biellese.