Della Lega dei Contadini Poveri, organizzazione popolare brasiliana, avevamo parlato l’anno scorso in ottobre, quando nello stato di Rondonia un accampamento della LCP veniva messo sotto assedio dalle truppe (la polizia militare, il BOPE) di Jair Bolsonaro. Con l’intento di sloggiare le famiglie degli agricoltori (almeno un centinaio i bambini qui presenti) e, presumibilmente, consegnare quelle terre ai latifondisti.
Stando a quanto riportava “A Nova Democracia”, il 10 ottobre 2020 “circa 300 membri della Polizia Militare, Forza Nazionale, Forza Tattica e altre forze repressive sfrattavano in maniera violenta e illegale seicento famiglie organizzate dalla Lega dei Contadini Poveri nell’Accampamento di Tiago do Santos”.
Una vera e propria “operazione militare”, denunciarono allora varie personalità democratiche ed esponenti della società civile. Un atto di forza del tutto sproporzionato (vennero impiegati elicotteri, granate lacrimogene, gas irritanti) con cui il presidente di origine veneta voleva evidentemente rassicurare le classi dominanti e i suoi sostenitori. Minacciando, non solo a parole, i campesinos di morte se non avessero consegnato i loro leader; oltre – ordinaria amministrazione – a impossessarsi di denaro, documenti, telefoni cellulari, strumenti di lavoro…
Alle persone radunate in mezzo al campo venne mostrato un video del presidente e spiegato che lui in persona li aveva “autorizzati a uccidere tutti i senza terra”.
Nel frattempo gli assalitori distruggevano le cucine collettive e ogni altra proprietà dei contadini.
Costretti a salire su alcuni camion e pickup, forniti direttamente dai latifondisti, donne e uomini (cui erano state strappate le mascherine di protezione anti covid, forse in omaggio alle teorie negazioniste di Bolsonaro) venivano poi scaricati in una località lontana, Vila Penha, direttamente in mezzo alla strada.
Come sempre dopo operazioni similari, alcune persone risultavano desaparecidas.
Da segnalare, positivamente, le molteplici dichiarazioni di solidarietà pervenute da organizzazioni simili dell’America Latina. In Messico una rete di associazioni si era rivolta direttamente all’ambasciata del Brasile a Città del Messico reclamando “la fine immediata di tali azioni ostili contro la LCP e le famiglie contadine dell’Accampamento Tiago do Santos”.
A un anno di distanza dobbiamo purtroppo tornare a occuparcene. Due militanti della LCP, Gedeon José Duque e Rafael Gasparini Tedesco, sono stati uccisi il 29 ottobre durante un altro sgombero forzato di 700 famiglie nella regione di Nova Mutum. Nonostante ben due decisioni della corte suprema che proibivano tali operazioni di espulsione contro gli accampamenti e nelle bidonville in questo periodo di pandemia da Covid-19.
Al Battaglione delle Operazioni Speciali si erano uniti membri delle forze di sicurezza nazionale e decine di pistoleros al soldo dei proprietari terrieri.
Stando alle ultime notizie, le famiglie espulse sarebbero ancora ammassate, in condizioni precarie e disagiate, in una scuola. Senza cibo né acqua, sottoposti a umiliazioni, minacce e pestaggi. Durante le operazioni di sgombero le abitazioni sono state distrutte e derubate delle loro povere cose.
Questi due omicidi non sono altro che gli ultimi di una lunga serie. Solo negli scorsi due mesi nella regione di Nova Mutum altri sette contadini erano stati assassinati in circostanze analoghe.
Qualche giorno dopo, il 3 novembre, altri pistoleros mascherati (una ventina) assaltavano sparando l’Accampamento Sao Vicente (a Nova Ipixuna) che ospitava oltre ottanta famiglie. Il terreno dove sorge viene reclamato da un latifondista, Carlos Abilio Tinelli, che da anni sta tentando di espellere le persone che qui vivono.
Dopo aver separato gli uomini dalle donne e dai bambini (una macabra minaccia non certo vaga, visti i precedenti) i mercenari avevano abbattuto e incendiato le baracche. A causa della confusione (e della paura) si erano perse le tracce di alcuni bambini, ritrovati soltanto molte ore dopo. Ancora sconosciuta invece la sorte toccata a una decina di uomini sequestrati e caricati su un camion.
Stando alle dichiarazioni del Ministèrio Publico Federal l’accampamento di trovava su terreni destinati alla Reforma Agraria. O almeno questo è quanto riportava ancora nel 2002 l’INCRA (Instituto nacional de Colonizacao e Reforma Agraria). Tuttavia da successivi rilievi in loco, lo stesso INCRA aveva dichiarato quei terreni “improduttivi e non adatti a svolgere un’azione di utilità sociale”.
Ma per la famiglia Tinelli deve trattarsi ormai di una questione di principio. Anche se proprio loro sono sospettati di essersi appropriati illegalmente di terreni pubblici, di averli sfruttati per operazioni immobiliari e addirittura di averne venduti una parte (810 ettari).