L’appello è partito dalle pagine di Libération. “Stop all’islamofobia”. Ci sono il leader della Franco Insoumise Jean-Luc Mélenchon e quello dei gilet gialli Jéróme Rodrigues, la stella ecologista Yannick Jadot, l’ex leader socialista Benoit Hamon, la femminista Caroline de Haas, il capo sindacalista Philippe Martinez, il direttore di Mediapart Edwy Pienei e gli antifa. Una manifestazione di solidarietà con l’islam il 10 novembre a Parigi, mentre tutto il paese – dal presidente Macron all’esecutivo Philippe passando per i giornali e gli intellettuali – discute su che fare con un modello di integrazione in crisi. Dai microfoni di France Inter, Mélenchon accusa l’Eliseo: “Il presidente ha gettato benzina sul fuoco. È stato lui a chiedere la ‘società della vigilanza’”. Non manca il dissenso alla marcia. Emmanuel Maurel della France Insoumise dice che la presenza tra i firmatari del Collettivo contro l’islamofobia è un “problema”. L’ecologista Pierre Minnaert trova offensivo manifestare “a due giorni dall’anniversario del massacro del Bataclan”. Da Barcellona. l’ex premier socialista Manuel Valls definisce i firmatari la “sinistra dell’abiura”.
“La parola ‘islamofobia’ ha una duplice funzione”, dice al Foglio Pascal Bruckner, romanziere e saggista settantenne, uscito dall’alveo dei nouveaux philosophes di André Glucksmann. poi autore di libri molto fortunati come Il singhiozzo dell’uomo bianco fino all’ultimo Une brève éternité. “La prima funzione è di mettere a tacere gli occidentali, colpevoli di tutti i crimini del mondo: colonialismo, schiavitù, imperialismo. E poi, in modo molto esplicito, mettere a tacere i riformatori nella terra dell’islam e minacciarli di morte. Questa sinistra militante vorrebbe che l’islam fosse intoccabile. Questa parola, ‘islamofobia’, degna della propaganda totalitaria, fa volutamente confusione tra una religione e i fedeli di tutte le origini che vi aderiscono. Diffidare dell’islam, giudicare inquietante il suo aggressivo proselitismo, la sua pretesa di verità unica, la sua inclinazione sacrificale, è manifestare un sentimento legittimo, non è razzismo. Lo scopo di questa confusione è invece spostare la questione religiosa dal piano intellettuale a quello penale, così che qualsiasi obiezione o derisione possa essere perseguita”.
Bruckner trova incredibile che nella Francia del 2019 pezzi importanti della sinistra scendano in piazza per accusare la società di “islamofobia”. “Questa sinistra è una vergogna intellettuale, è molto triste”.
Perché lo fanno, sono in cerca di voti o per ragioni intellettuali?
“Ideologiche. L’islam è l’ultimo soggetto politico positivo ai loro occhi. È la religione degli oppressi. L’islamismo di sinistra è un tentativo un po’ disperato da parte della sinistra di trovare un proletariato di sostituzione. La sinistra ha perso tutto: l’Unione Sovietica, il terzo mondo che ora sogna un’economia di mercato, e la classe operaia, che si è spostata massicciamente verso l’estrema destra. L’islam, quindi, è l’ultima speranza per una sinistra alla ricerca di masse anticapitaliste”. La banlieue parigina ha preso il posto di Billancourt, sede di grandi fabbriche e consensi elettorali.
Tre giorni fa, durante una manifestazione contro Eric Zemmour di fronte al canale CNews, un attivista del Coordinamento contro il razzismo e l’islamofobia ha attaccato violentemente il saggista e giornalista. Abdelaziz Chaambi, tunisino, militante comunitarista delle periferie e dell’islam politico legato alla Turchia, “attivista contro l’islamofobia”, si è permesso di attaccare e insultare Zemmour nell’applauso della folla: “Zemmour il virus islamofobico, Zemmour è un bastardo, un mostro, una bestia immonda”.
E poi offese ai “bastardi sionisti”, a giornalisti e intellettuali arabo-musulmani, come Mohamed Sifaoui.
Poi Chaambi ha additato alla folla altri nomi, come quello di Pascal Bruckner, che chiude così l’intervista al Foglio: “La Francia rischia la secessione, ma è un grande rischio per l’Europa in generale, quello di cedere una parte del vecchio continente all’islam politico. La Francia ha più di sei milioni di musulmani, siamo i più esposti, siamo l’occhio del ciclone”. Più che la France Insoumise, la France soumise.
Giulio Meotti, “Il Foglio”.