È in corso al palazzo Ducale di Venezia la mostra “Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa ed altre collezioni fiamminghe” nella quale si possono ammirare capolavori di artisti come Tiziano, Rubens, Van Dyck, Sweerts, Jordaens, De Vos e tanti altri.
Ma l’opera che mi ha impressionato di più, anche per la sua storia, è sicuramente L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina di Alessandria del grandissimo pittore veneziano Jacopo Tintoretto (1518-1594). Il capolavoro era stato pensato per la chiesa di San Geminiano in piazza San Marco, straordinaria opera di Jacopo Sansovino; il figlio di questi, Francesco, ne parla come di una chiesa che “anche se piccola, è forse la più ornata di tutte le altre della città”: in effetti, oltre a marmi bellissimi, c’erano opere del Veronese, dei Vivarini, del Brusaferro, di Luigi del Friso, di Sebastiano Ricci e tanti altri. Il grande Jacopo Sansovino era così orgoglioso della sua opera che chiese di esservi sepolto.
Tale gioiello fu ammirato fino al 1807: Napoleone decise di raderlo al suolo per costruire quella che ancora oggi si chiama “ala napoleonica”… Ma non finisce qui, ché nel 2002, più o meno nello stesso luogo dove si trovava la chiesa di San Geminiano, l’intellighenzia veneziana pensò bene di collocare nel Museo Correr un orrendo monumento al rapinatore francese: come mettere una statua di Hitler nel Ghetto veneziano…
Il capolavoro del Tintoretto finì in un primo tempo all’Accademia e poi nel mercato artistico. Nel 1983 venne acquistato da David Bowie e conobbe nuova notorietà proprio grazie all’icona del rock inglese. Da qualche mese è ritornato nella sua città natale, e per chi lo vuole ammirare c’è tempo fino a domenica primo marzo.