Ho conosciuto Coco Hotahota durante le prove del leggendario gruppo di ‘ori Tahiti (la danza polinesiana) Te Maeva, da lui fondato nel 1962, nel cortile di una scuola a Pape’ete, non lontano da casa mia. L’amico ‘orero (oratore) Clément Pito mi aveva spinto ad andare a trovarlo. Mi sono seduta di fianco a lui e ho pazientemente aspettato che la sua attenzione passasse dai ballerini a me. Dopo essermi velocemente presentata, ho avuto diritto a un appassionato monologo in cui mi è stato elencato con enfasi tutto ciò che non funziona nella danza di oggi, che deve avere movimenti “chiari e netti” per essere facilmente comprensibile.
Da quando sono arrivata a Tahiti il 14 luglio del 2011, ho seguito la Heiva I Tahiti in maniera sempre più consapevole, fino a diventare corrispondente per la rivista “Etnie” dal 2015. Facile innamorarsi del ‘ori, la danza, quando nella prima serata del concorso si assiste allo spettacolo vincente proprio del gruppo Te Maeva, quello fondato da Coco nel 1962, realizzato con estrema maestria, un colpo di scena dopo l’altro.
Nel 2016 nonostante il sensuale ballo dei tamburi eseguito da longilinei ballerini e l’impegnata interpretazione di Te Vahine Purotu, (la bella signora) da parte delle veterane del gruppo, l’unico premio ricevuto è per lo ‘orero Clément Pito, in scena con mazza piumata: si ispira al pazzariello napoletano.
Ciò che salta all’occhio nel gruppo Te Maeva è l’età non più giovane dei suoi partecipanti, non per questo meno coinvolti o abili dei giovani, sempre fedeli.
Coco amava provocare sulla scena, facendo esibire tre ballerini grassi per sottolineare il problema dell’obesità o facendo compiere gesti osceni al suo migliore ballerino.
Pare che nel 1980 abbia fatto entrare in scena l’intero gruppo coperto di latte di conserva per sottolineare il problema dei rifiuti; nel 1997 ha vestito gli uomini in smoking con ombrelli neri e le donne in abito lungo con tacchi alti, per protestare contro la dilagante modernità.
Nel 2017 il gruppo realizza lo spettacolo sul marae Arahurahu, portando una ventata classica nel sacro luogo: è l’incoronazione di tre giovani capi, uniti nella aroha, la pace.
Per la Heiva del 2018 e del 2019 i costumi sono classici, realizzati con tecniche tradizionali: niente colla ma amido di manioca per assemblare i vari pezzi, solo coloranti e fibre naturali reperite in loco e non provenienti dalle Hawai’i, dove la gonna di more ha una produzione semi industrializzata.
Il suo stile è inconfondibile. Le parole delle canzoni, che Coco compone personalmente, sono semplici, ma arrivano dirette al cuore, così come le sue coreografie, chiare e nette, appunto.
Te Ora, la vita, è il titolo di una tra le sue celebri canzoni, quella vita che Coco ha amato e vissuto da artista, ricevendo nel 2017 un grande riconoscimento: approfittando dell’assenza del gruppo Te Maeva, impegnato sul marae, la Heiva di quell’anno era dedicata a lui, omaggio ricevuto in vita.
Luglio 2020 vedrà il gruppo Te Maeva alla Heiva I Tahiti presentare l’ultimo spettacolo scritto da Coco (che iniziava a prepararsi con un anno d’anticipo).
L’eredità che ha lasciato è enorme.
Ogni volta che mi incontrava mi guardava divertito e mi diceva, scherzando come era solito: “Ancora lei! Non ha trovato un tane [uomo] polinesiano?”
La cerimonia di addio a To’ata è stata toccante: tutti i pupu (gruppi), i ra’atira (capigruppo), gli ‘orero, personalità e amici hanno sfilato per l’ultimo saluto, in un omaggio tutto polinesiano.
Buon viaggio Coco, che la tua anima possa volare libera nel Rōhutu Noanoa, il paradiso profumato.