C’è stato grande fermento in Polinesia francese per la visita del presidente Emmanuel Macron, arrivato da Tokyo dopo aver presenziato all’inaugurazione dei giochi olimpici.
Il primo benvenuto all’aeroporto, sobriamente organizzato in collaborazione con Te Fare Upa Rau, il Conservatorio di Tahiti, senza danze, con il discorso di benvenuto di due giovani ‘ōrero, mentre il loro maestro John Mairai – unico a non indossare giacca e cravatta ma una bella camicia polinesiana a fiori – sussurrava la traduzione all’orecchio del presidente su sua espressa richiesta. Una bella interpretazione della Marsigliese dal coro dei giovani talenti, sempre del conservatorio, ha completato la cerimonia.
Nota stonata, sottolineata dalla giornalista Vaite Urarii Pambrun al presidente della Polinesia francese Edward Fritch, la mancanza dell’inno locale che – come le bandiere dei due Paesi che sventolano affiancate – di solito viene cantato dopo la Marsigliese.
Ad attenderlo davanti all’aeroporto, che si trova nel comune di Faa’a con sindaco Oscar Temaru, una manifestazione pacifica degli indipendentisti. Ai quali era stato proibito di esporre la loro bandiera (a tre strisce orizzontali, due azzurre e una centrale bianca e 5 stelle al centro per i 5 arcipelaghi) e quella americana (per sottolineare l’iscrizione all’ONU della Polinesia francese tra i Paesi da decolonizzare), così i patrioti hanno issato una simbolica statua della libertà tinta di azzurro. Passando, Macron ha amabilmente salutato i manifestanti dal finestrino aperto.
Da qui è iniziato un turbinio di visite nei tre arcipelaghi, tra canti e danze: subito alle Marchesi, a Hiva Oa. Unico uomo in giacca e cravatta al centro dello stadio di Atuona, comune principale dell’isola, Emmanuel Macron è stato accolto da giovani in pareo che cavalcavano a pelo, mentre veniva intonato un vibrante mave mai di benvenuto. Dopo la cerimonia tradizionale di 600 tra danzatori e musicisti in tenuta vegetale, provenienti dalle sei isole marchesiane, egli ha promesso il suo sostegno alla candidatura dell’arcipelago a patrimonio mondiale dell’UNESCO, per dare particolare risalto alla prima visita in loco di un presidente francese.
Nell’atollo di Manihi, tappa successiva, ha posto la prima pietra del rifugio di sopravvivenza, un edificio di 407 metri quadrati che potrà ospitare l’intera popolazione dell’isola in caso di ciclone o tsunami: grazie al gruppo elettrogeno e alle due cisterne d’acqua da 40 metri cubi, avrà un’autonomia di almeno 72 ore. È solo il primo dei 17 rifugi che saranno costruiti nell’arcipelago delle Tuamotu grazie a una convenzione tra Edouard Fritch e il ministro dell’Oltremare di 6 miliardi di Fcfp (pari a circa 50 milioni di euro) divisi a metà tra Francia e Polinesia.
Macron non ha avuto modo di visitare la centrale elettrica ibrida da 290 kilowatt a energia fossile e fotovoltaica dell’isola, che copre il 60% del suo fabbisogno energetico, ma ha evocato l’investimento di 120 milioni di Fcfp dal portafogli del ministero dell’Oltremare per realizzarne altre.
Un breve passaggio a Tahiti per lasciare l’aereo presidenziale, visitare il porto dei pescatori e recarsi in traghetto nella vicina Mo’orea a visitare il CRIOBE, uno dei più eminenti laboratori francesi per lo studio degli ecosistemi corallini, e inaugurare il Te Fare Natura, centro per la scoperta della natura polinesiana di terra e di mare.
Passando davanti ai manifestanti dell’associazione 193 per le vittime del nucleare, Macron è sceso dall’auto, è andato incontro ai militanti e ha avuto uno scambio con Lena Normand, vicepresidente dell’associazione, e fratel Maxime, suo ex presidente.
“Sono qui per far passare il vostro messaggio”, ha assicurato il presidente francese, dopo avere ammesso la lentezza delle procedure d’indennizzo e aver promesso trasparenza sugli esperimenti nell’atollo di Mururoa, fino a oggi coperti dal segreto militare. Non per questo intende farsi carico dell’intero debito della CPS, la mutua locale che copre ogni genere di malattia, non solo quelle legate alle conseguenze del nucleare.
Il discorso conclusivo prima del rientro in Francia ha toccato vari argomenti, sanità, economia, cultura, con la promessa di vari finanziamenti e un prestito di 300 milioni d’euro per tamponare le conseguenze negative del Covid-19.
Il lungo discorso di Macron si è concluso affrontando l’atteso tema del nucleare: “Si dubita della Francia per il comportamento tenuto in passato. Abbiamo scelto di fare gli esperimenti nelle isole sperdute del Pacifico perché non sarebbe mai stato possibile effettuarli in una regione francese. Siamo riusciti a diventare una potenza nucleare grazie a questi esperimenti, quindi la Francia ha un debito con la Polinesia francese. Le esplosioni nucleari non erano pulite, come si è detto, ma non ci sono state menzogne, i rischi sono stati uguali per tutti, popolazione e militari. Per troppo tempo lo Stato ha voluto mantenere il silenzio, d’ora in poi voglio verità e trasparenza. Un esperto farà da tramite, i malati staranno meglio e saranno risarciti più velocemente. Lo Stato andrà direttamente nelle isole per aiutare a preparare le domande di risarcimento”.
Questo discorso ha suscitato l’ironia degli indipendentisti, soprattutto del senatore Moetai Broderson che ha scritto:
Dopo 4 giorni di show tra danze e canti per lanciare la sua campagna presidenziale del 2022, il presidente della Repubblica ci concede un discorso teatrale, lirico, vuoto…
Macron nel suo discorso, sul nucleare: “presumo”, “lo ammetto”, “c’è un debito”… ma perdono non lo chiedo!
Una presunzione sfacciata: la Francia voleva essere dotata di armi nucleari, presumo che voi foste stati scelti come cavie…
Un “lo ammetto” seguito immediatamente da un “non c’è stata nessuna bugia di Stato”…
Poco dopo, interrogato da Aiata Tarahu e Mike Leyral (entrambi bravissimi), Macron se ne esce con questa battuta surreale: quello che desidero è che le vittime mi perdonino!
Vi invito a un piccolo esercizio di trasposizione (una finzione, ovvio) per apprezzare queste parole da un’altra prospettiva. Sono venuto a casa tua senza chiedere la tua opinione e ho violentato tua madre 193 volte in 30 anni. Durante questi 30 anni continuo a negare lo stupro. Be’, erano al massimo innocenti strizzatine d’occhio…
54 anni dopo il primo stupro, torno a trovarti e ti dico in sostanza: “Mi assumo la responsabilità di quello che ho fatto, era necessario per il mio benessere, ammetto che è stato sbagliato, non l’avrei fatto a un familiare stretto. Ho un debito con tua madre, ora la risarcisco”, e qualche minuto dopo penso sia intelligente aggiungere: “vorrei che tua madre mi perdonasse”… il tutto senza aver mai chiesto scusa!
Il cinismo eretto a grande arte!
Ah, a proposito di questa tesi che “non c’è stata menzogna dello Stato, inoltre i nostri soldati si sono esposti come te”…
1) Andate a chiedere ai pa’umotu, o ai mangarevani se i soldati erano esposti “come loro” negli hangar di latta… Ovviamente no! I soldati e gli ufficiali si trovavano in bunker di cemento armato con muri spessi diversi metri. Soltanto i volontari… lo Stato ha mentito anche a loro… sono stati esposti come i polinesiani.
2) E che dire del rapporto inviato dagli americani all’esercito francese nel 1961, che dettagliava tutte le prevedibili conseguenze dei test in atmosfera, e quindi prefigurava il destino che attendeva i polinesiani? Venire nel 2021 a darci ancora una volta la tesi del “non sapevamo” è perpetuare la menzogna di Stato.
Insomma, sul capitolo nucleare, il presidente Macron è stato un disastro!
Macron è ripartito carico di regali e collane di conchiglie, toccato dall’accoglienza ricevuta nelle isole polinesiane, promettendosi di tornare per una vacanza con la moglie Brigitte.