Ormai sono passate due settimane dal decesso dell’indipendentista Yvan Colonna, ma l’indignazione del popolo corso per questa morte ingiusta non sembra attenuarsi.
Anche la manifestazione organizzata ad Ajaccio nel pomeriggio di domenica 3 aprile si è conclusa con scontri e feriti (oltre una dozzina di manifestanti, alcuni gravemente).
Alla testa del corteo, composto da varie migliaia di persone (4000 secondo le autorità, 14.000 per gli organizzatori), anche Stéphane Colonna, il fratello di Yvan. I manifestanti inalberavano un grande striscione bianco con il volto del militante scomparso e le scritte “Ci stiamo per risvegliare” e “Ho fiducia”. Frasi che Yvan avrebbe pronunciato in gennaio durante una conversazione con un altro detenuto, un indipendentista basco, nella convinzione che un giorno la Corsica avrebbe conquistato la libertà e l’indipendenza.
Circa duecento giovani si erano presentati mascherati e con maschere antigas. Alcuni già con le molotov in mano. Gli scontri davanti alla prefettura erano iniziati verso le ore 16 e proseguivano fin nel cuore della notte. La polizia ha utilizzato cannoni ad acqua, lacrimogeni e granate assordanti.
A un certo punto, temendo una esplosione delle tubature del gas a causa dei numerosi incendi, sono intervenuti anche i pompieri e una trentina di persone sono state fatte evacuare.
Sempre nel pomeriggio del 3 aprile, altri scontri si sono registrati a Furiani intorno alla caserma locale della CRS, la polizia antisommossa, e davanti alla prefettura di Bastia.
Yvan Colonna, già in stato di morte cerebrale a causa della violenta aggressione subita da un altro detenuto, era morto il 21 marzo in un ospedale di Marsiglia.
Così aveva commentato Femu a Corsica (il partito di Gilles Simeoni, presidente autonomista del Consiglio esecutivo dell’Isola di granito): “Yvan Colonna, patriota corso, vivrà in eterno. Saremo sempre al tuo fianco!”.
Da parte sua Emmanuel Macron ha definito “inaccettabili” sia le violenze del 3 aprile, sia la presenza “di esponenti politici alla testa del corteo”.
Minacciando, in caso di ulteriori disordini, di sospendere le discussioni in merito alla prevista autonomia per l’isola.