Poco dopo l’alba del 26 agosto oltre una ventina di persone (23 quelle accertate, per la maggior parte originarie del Punjab) sono state uccise nel distretto pakistano di Musakhail, nel Belucistan.
Si ritiene che i responsabili dell’eccidio appartengano a un gruppo di separatisti beluci, il bla (Baloch Liberation Army). Una trentina di terroristi avevano installato un posto di blocco lungo l’autostrada costringendo a scendere i passeggeri di una ventina di autobus e di alcuni camion e furgoni, poi incendiati. Dopo averne controllato i documenti e l’identità, avevano aperto il fuoco.
In un’altro attacco nella provincia di Monday, evidentemente coordinato con il primo, un’altra quindicina di persone provenienti dal Punjab venivano assassinate, per un totale complessivo finora accertato di 39 vittime)
In un comunicato il bla avrebbe rivendicato il grave atto terroristico sostenendo che in realtà sarebbero stati uccisi “soldati in abiti civili” in quanto “la lotta è contro l’esercito pakistano occupante”.
Una presa di posizione poco convincente se pensiamo ad altri episodi simili. Come in aprile quando, nei pressi della città di Naushki, una decina di lavoratori provenienti dal Punjab e impiegati nell’estrazione delle risorse minerarie, dopo essere stati fatti scendere venivano ammazzati brutalmente.
Nelle ore immediatamente precedenti il gruppo separatista aveva assaltato una caserma nei pressi di Kalat uccidendo sei agenti e quattro civili. Inoltre erano stati distrutti con l’esplosivo alcuni tratti della rete ferroviaria.
Da un comunicato del ministro dell’Interno Mohsin Naqvi si è poi appreso che le forze dell’ordine avrebbero ucciso una dozzina di miliziani, mentre l’esercito pakistano parlava di una ventina.