Gala Conservatorio 2025

Il Conservatorio d’Arte Te Fare ‘Upa Rau ha presentato il suo Gala di fine anno, il 14 giugno 2025, sull’iconico palco To’atā. Tema di quest’anno: Te ra’i mātuatua, il cielo delle origini, scritto e immaginato da Yann Paa, più volte premiato come autore alla Heiva I Tahiti, illustra la cosmogonia polinesiana.
Il Conservatorio ha offerto uno spettacolo vibrante, unendo miti, danze, canti e musica, viaggio celeste diretto nel cuore di miti e leggende.
Dopo l’erezione dei cieli, il dio creatore Ta’aroa ordinò al dio Maui di far porre ordine a Ra’i-tupua, abitante del decimo cielo, negli altri cieli.
Dal primo cielo – Ra’i tua-tahi – dove uomo e natura si armonizzano, ai confini divini del decimo cielo – Ra’i tua-tini – dimora delle divinità e della Via Lattea, Acqua Viva di Tāne, dio della bellezza, gli spettatori hanno percorso i diversi cieli guidati dai gesti, dai suoni e dalle voci degli allievi del Conservatorio, omaggio al patrimonio spirituale e cosmico del popolo polinesiano.
Più che un semplice spettacolo, questo Gala è la celebrazione della vita attraverso terra e cielo, trasmissione artistica delle recitazioni fondatrici dell’universo e invito all’umiltà di fronte alla sua immensità.

A seguire il testo, di grande profondità.


Nella fitta ombra dell’oscurità, regnava la piovra Tumu-ra’i-fenua, che con i suoi tentacoli avvolgeva il cielo e la terra, impedendo alla luce di apparire.
Tū e Rua-tupu-a-nui lottarono invano contro questa forza che frenava il destino, ma fu Māui, l’intrepido eroe, a raccogliere la fiaccola di questa candida epopea.
Con l’aiuto di Tāne, la divinità illuminata, reciseno i tentacoli della piovra, disperata.
La luce irruppe, vittoriosa e radiosa, ponendo fine all’oscurità, liberando i cieli.
Il mondo rinacque nella sua chiarezza abbagliante, gli dèi e gli uomini riacquistarono la loro beatitudine, la piovra cade a Sud, diventando l’isola della leggenda, e la luce splendette, trionfante e grandiosa, senza fine.

Il cielo
Ra’i-tupua vola attraverso i cieli dall’alto, con gli occhi fissi verso l’alto.
Attraversa i cieli, uno per uno.
Finalmente, arriva al Primo Cielo, il più in basso, e osserva il disordine.
I cieli sono confusi, il sole e la luna, le stelle sono sparse in una grande nebbia.
Tāne, il dio della bellezza, mette ordine, il tutto diventa una meravigliosa avventura.
Gli astri brillano nel loro posto, il cielo si illumina, le stelle, la luna e persino l’aria.
Atea, la dea dell’infinito, con occhi splendenti, vede la luce e la pace, in questo grande cielo, tutto è perfetto!
Così il cielo, ordinato da Tāne, splende luminoso, completamente illuminato.

I dieci cieli
Le mani, per raccontare, eccole,
Si estende la volta celeste, il cielo per lunghe miglia… Cosa sono?

Uno! La Terra, il mare e il cielo… Il primo cielo, eccolo!
Due! La Luna, Hina, dea della luna… Il secondo cielo, eccolo!
Tre! Il Sole, i pianeti splendenti… Il terzo cielo, eccolo!

Quattro! Le Stelle scintillanti, le stelle guida… Il quarto cielo, eccolo!
Cinque! Sei! Sette! Otto! Nove!
Piccole stelle, a migliaia, lontane, invisibili,
Quinto cielo, sesto, settimo, ottavo, nono.

Decimo!
L’acqua vivificante del dio della bellezza, Tāne… Il decimo cielo, eccolo.

Le piroghe celesti
Rua-tupu-a-nui sposò Atea-ta’o-nui. Dal loro amore nacquero stelle cadenti, poi la Luna, il Sole e le comete.
Ta’urua-nui, con la sua canoa Mata-taui-noa, navigò verso ovest. Sposò Rua-o-mere (Capricorno)
e dalla loro unione nacque Maunu-’ura, una stella rossa e potente.
Maunu-’ura varò la sua canoa Te-aonui-e-rere-i-te-ra’i, navigando verso sud, sotto il suo sguardo splendente.
Prese Te-’apu-o-te-ra’i come sua sposa, dalla loro unione nacquero le stelle brillanti.
Farau-a-maro, guidato da Anaheuheupō (Alphard), navigò verso Atutahi, la grande guida celeste. Poi arrivò Ta’urua-nui-i-tu’i-i-te-pōrou-o-te-ra’i (Giove), e la canoa Te-iri-o-hotu salpò verso est, portando con sé varie leggende.
Così navigano le canoe sotto il cielo infinito, ogni stella, ogni luce, racconta la storia degli dèi.
Le canoe dei cieli, trasportate dagli antenati, ci mostrano la via, guidate dalle stelle.

La piroga del cielo
Sopra il vasto oceano, sopra i cieli tersi
Le canoe scivolano, muovendosi dolcemente in avanti
Si intrecciano e si uniscono ai quattro angoli
Una stella brilla, luce nel cielo
Figlie di Rua-tupua-nui e Atea-ta’o-nui
Le canoe navigano, nel grande cielo che si estende all’infinito.

Ruatupuanui
Il cielo cresce, si espande, si moltiplica
Cielo esteso, opera di Ta’aroa l’Unica Fondazione
Ruatupuanui, dio creato da Ta’aroa e Tū
Dio padre dei corpi celesti
Prese Atea Ta’o Nui come sua sposa
Fonte della scintillante dinastia del cielo
Nel cielo, la stirpe di Ruatupuanui risplende luminosa
Molteplici sono i percorsi delle stelle, numerose sono le stelle
Stelle ardenti, stelle scintillanti
A sud, a nord, a ovest, a est, nell’infinito firmamento
Illumina il cielo, la magnificenza del dio Ruatupuanui.

La genealogia delle stelle
Rua-tupu-a-nui è l’origine,
Prese Atea-Ta’o-Nui come sua sposa,
Così nacquero i suoi capi:
– le stelle cadenti,
– poi venne la Luna,
– poi venne il Sole,
– poi vennero le comete,
– poi vennero: Perseo, l’Auriga, i Gemelli,
Fra i capi Ma-ra’i-re’a (Vega), costellazioni del Nord

L’Auriga prese la Capra come sua sposa,
Così nacquero i suoi capi:
– Venere
– Poi venne Mercurio
– e il Cancro.
Le unioni e le nascite si susseguirono
Le linee di discendenza e la genealogia delle stelle.

La genealogia
Il Mā’ohi e i suoi discendenti:
il figlio,
il nipote,
il pronipote,
il pro-pronipote,
il pro-pro-pronipote,
il pro-pro-pro-pronipote,
il pro-pro-pro-pro-pronipote.
Sette generazioni, un solo lignaggio.
L’hinapa’arae è la generazione di settimo grado.
Incarna la fine e il rinnovamento.
Distacco e rinascita.
Il ripristino della nascita nella purezza.
La rigenerazione dei lignaggi.
Così come la connessione tra i lignaggi.
Sette generazioni, un solo lignaggio.
Secondo la visione del Mā’ohi.

Aiuto per la memoria
Prendi il tuo aiuto per la memoria
Recitiamo insieme le generazioni
Dall’inizio, fino alle fondamenta ancestrali
Organizzala correttamente
Un tempo che passa è una generazione che si chiude
Organizzala con cura

Tutto ha un senso
Il cielo porta con sé una storia, proprio come la terra.
Il cielo porta con se una storia, proprio come la terra, secondo la visione Mā’ohi.
La casa illuminata dalle stirpi di Rua-tupu-a-nui, l’oceano attraversato dai corpi celesti, dimora degli dèi e dei capi, una raccolta della storia dei Mā’ohi.
Ogni stella ha il suo significato; ogni costellazione ha il suo significato; ogni corpo celeste ha il suo significato; il suo percorso ha il suo significato; il suo allineamento ha significato.
Nel cielo, secondo la percezione Mā’ohi, ogni cosa ha un significato che ne plasma l’esistenza. È impossibile negare l’intima connessione tra uomo e natura.

Inno alla tapa, tessuto vegetale, eredità della dea
Tesseva un sacro ‘ahu di corteccia e luce, morbido come l’etere.
Aute, ‘Ōrā, mati e maiore erano i suoi alleati per il tessuto dorato.
Bianco abbagliante o marrone intenso, ogni tonalità cantava una devozione.
Da motivi incisi ed eleganti striature, nacque un’arte, un’anima vibrante.

Sulla tutua, la pietra dell’incudine, batteva la tapa sotto le stella e la nebbia.
Lo ‘i’e, batacchio, nella sua mano scolpiva l’essenza, offrendo agli uomini un’arte potenziale.

Una sera, la Luna, dolce e argentea, attirò Hina verso il suo chiarore. Dal pianeta, ella veglia, fedele custode, sugli artigiani che continuano la sua atività.

La tapa rimane, un simbolo divino.
Un pezzo di pelle e di destino. Un margine di storia, un limite dell’anima. La sacra eredità di Hina, la donna.

Hina Marama
Risiedi nel cuore della luna fin dalla notte dell’origine,
Da allora, hai illuminato i sentieri del mondo degli uomini.

La terra è adornata dal tuo splendore quando danzi nel firmamento
Il cielo risplende sotto i tuoi abbracci lunari
Le tue notti sono una benedizione per gli esseri del mondo

La terra verdeggiante elargisce generosamente i suoi doni,
L’oceano abbonda di nutrimento, pronto ad essere raccolto,
Le notti si susseguono, le giornate scorrono.
I giorni e le notti,   il tempo si rivela agli uomini,
Ricamato nel tuo eterno viaggio attraverso il cielo

Il sacro albero di baniano che sorge nella chiarezza della notte
È il frutto del tuo lavoro, per la gloria degli dèi

Divina trebbiatrice di tapa, le persone si vestono del tuo tessuto,
colpite dal tuo ricordo.
Divino è il cielo con il tuo splendore, divina è la terra con il tuo tessuto,
Come una torcia ancestrale che perdura nel tempo
Sei tu presente al capezzale del tempo, al capezzale di generazioni.

La guida
Il cielo polinesiano è come un palcoscenico della vita dove i cieli non sono semplici ombre, ma un teatro infinito popolato di spiriti e divinità.
Ogni stella, un respiro divino, il sole marcia nell’ombra sotto la terra, solitario, prima di rinascere ogni mattina come un viaggiatore stanco, seguendo il suo strano viaggio, atto sacro.

La Luna, Marama, splendente sovrana, veglia sul suo dominio, Un regno di baniani dove si intrecciano misteri, Lei, dea dalle mani creative, condivide la sua danza con Hina, l’ombra della notte è cullata dal battere del battente, un’eco silenziosa, un gesto gentile, un’arte antica, per dare vita a pelli vegetali, poesia di corteccia.

E quando Ra, il sole, attraversa il cielo di Marama, la luna, un momento sospeso, tutto si congela, i cieli si stringono l’un l’altro, nel momento chiamato natua, ombra e luce insieme nell’abbraccio fugace. Le stelle non sono semplici bagliori, ma esseri viventi, spiriti che danzano nell’infinito, Mentre i pianeti, viaggiatori perduti, vagano tra i cieli, i loro sentieri sono segreti, come Mercurio e Venere, messaggeri dell’alba e del tramonto, o Giove, che attraversa il cielo notturno, maestoso, Il suo corso passa attraverso lo zenit, un re tra le stelle.

La Via Lattea serpeggia, fiume d’argento verso l’infinito, portando al suo interno lo squalo blu del dio Tāne. Sotto il bagliore di Altaïr, il mondo si risveglia, e la sterna bianca si posa, gentile e vigile, vegliando sulla riva celeste.
Stelle cadenti, messaggeri erranti, portano messaggi dal cielo, lampi di luce fugace, prima di diventare meteore, tracce di anime che cadono sulla Terra. In questo grande spettacolo del cielo, ogni fenomeno è sacro, un antico dialogo, dove ogni elemento cosmico è un riflesso della divinità, una parte del tutto.
Così, l’universo non è solo uno spazio lontano, ma un corpo vivente, dove ogni stella ha un posto, una chiamata, un respiro, una preghiera silenziosa. In questo cielo d’eternità, i polinesiani leggono il firmamento, ascoltando la danza delle stelle, seguendo il mormorio del vento.

Il Sole
Ra, il Sole del cielo splendente, discendente degli dèi, eterno e vivente, ogni giorno parte, nascosto sottoterra, un viaggio segreto, nell’ombra, vaga.

Al mattino emerge come un sogno, da un altro lato sorge la luce, illumina la Terra con il suo splendore, sulla sua scia, tutto è illuminato.

Ogni notte si addormenta in silenzio, sottoterra nel suo lungo passaggio, Il suo misterioso cammino è una danza, dall’ombra alla luce, compie il viaggio.
Non è né adorato né venerato, come la Luna, non cerca la gloria ma ogni alba, ogni tramonto rivela il suo potere, la sua storia.
Allo zenit, splende, forte e brillante, guidando la vita, illuminando i bambini, Quando scompare dietro il mare, l’universo attende il suo ritorno, solitario. Ra, il Sole, eterno e saggio, ogni giorno gira, viaggia dalla mattina alla sera, traccia il suo cammino nel cuore del cielo, rimane il nostro sovrano.

I corridoi
La terra è circondata dal mare.
Il mare vicino, il mare al largo, il mare profondo.
Le sue acque si perdono sulla soglia dell’orizzonte, in abissi insondabili.

Sono i corridoi d’ombra, negli abissi infiniti. I passaggi dei venti e delle stelle. Serpeggiano sotto il mare profondo, intrecciando la notte e il giorno Mā’ohi.
Gli astri sorgono nel cielo, percorrono la conchiglia di Rumia.
Si immergono negli abissi, si immergono nei corridoi della notte senza stelle.

La profondità dell’oceano
Sotto un cielo azzurro
Il Mā’ohi fissava l’orizzonte
Dove il sole scivola…Dove il sole cade

Il sole non tramonta mai nel mare
Si tuffa lì ogni notte
Senza paura, senza esitazione
Attraverso un passaggio nascosto sotto le onde

Sotto il mare, tutto si protende
Gli astri seguono all’infinito
Nel cuore delle acque, ogni corpo celeste inizia il suo viaggio

Il mare, vasto e profondo, è un sentiero
Un sentiero nascosto ai cieli
Che porta con sé il segreto dell’universo
Sconosciuto agli uomini

La stuoia gloriosa
Il sole scivola nel limite della notte. Il cielo apre le sue porte alle stelle dei dieci cieli. La stirpe di Rua-tupu-a-nui scintilla, tessendo la notte con fili luminosi, come una treccia gloriosa.

Quando vengono inghiottiti dal mare sotterraneo, vagano per i corridoi oscuri, per emergere nell’istante in cui il sole tramonta all’orizzonte, il giorno svanisce per lasciare il posto alla notte scintillante.

L’alba e il tramonto, a ovest ed a est
Si susseguono
Sottoterra, sotto all’oceano
Dalla notte originaria di Ta’aroa dio creatore

I simboli
Gli Antichi erano persi nei loro sogni, cercando di comprendere questi splendori in movimento, perché piccole luci illuminassero la notte, poi si spegnessero, lasciando il posto al sole silenzioso.
I polinesiani, da parte loro, vedevano forme i questo splendore, un amo da pesca, uno squalo, una sterna, laggiù, una trappola, una stella marina, sentieri, pilastri, disegni che collegavano le stelle senza mai unirsi.
Ogni costellazione era un tesoro per loro, un simbolo, una storia, un segreto da esplorare, scie stellari che seguivano, i loro antenati, i loro dèi, il loro mondo da amare. Nel cielo infinito, il mare rispondeva, le stelle li guidavano, la terra li legava, le loro vite, le loro speranze, sotto questo cielo stellato, erano intessute, dispiegate, sotto la sacra volta.

Umiltà
Il cielo, nella visione Mā’ohi, è molto più di un semplice spettacolo celeste. Incarna un mondo sacro, intessuto di miti e storie divine, che richiama l’umiltà degli uomini di fronte all’immensità dell’universo. Ogni stella, ogni costellazione, diventa una guida spirituale, portatrice degli insegnamenti degli antenati e degli dèi. Questo legame tra terra e cielo invita a una vita di armonia e rispetto, dove gli esseri umani, consapevoli della propria piccolezza, trovano il loro posto nell’ordine cosmico. In questa visione, l’umiltà non è una debolezza, ma una forza, perché ci permette di ascoltare, imparare e vivere in pace con le forze invisibili che governano il mondo.

Le stelle brillano lassù nel cielo
La notte del firmamento è salita
Innumerevoli sono le brezze di Rua-tupu-a-nui
Che hanno velato gli occhi della gente di questa terra

Sono disceso qui, nella notte infinita
Dove sono passate le stelle della notte
Senza fine, innumerevoli
È debole il mio corpo nella brezza del cielo
Il cielo canta sopra la terra Mā’ohi
Illuminato senza tempo dalle torce
Di un popolo tessuto dal legame ancestrale
Della terra e del cielo
Dell’uomo e della natura
Che vivano e che restino in pace

Il segno della pace
Brillano le stelle su firmamento, scacciando l’oscurità dal cielo limpido. La gloria di Rua-tupu-a-nui si diffonde, abbagliante.
Resto in piedi, accogliendo l’immensità della notte, ricamata delle stelle della sera… a migliaia, che mi rendono minuscolo, davanti al cielo rassicurante.
Il cielo canta la storia della patria   Mā’ohi, tessuta nel tempo insieme ai corpi celesti. Sono il legame forgiato dagli antenati, tra terra e cielo, tra uomo e natura, per la vita, per la pace.