Voleva resettare il mondo e invece hanno resettato lui. Klaus Schwab, 87 anni, padre padrone del World Economic Forum, per anni e anni è stato – nella ridente Davos – l’anfitrione dei potenti del pianeta e il loro autonominato intellettuale di riferimento. La sua organizzazione metteva insieme capi di Stato e capitani di industria e si vantava di indirizzare i destini di tutti, in nome di presunti ideali di giustizia sociale dietro cui si celavano i più orrendi interessi. Nei suoi libri intollerabilmente noiosi e pedanti, Schwab pontificava sui cambiamenti da imporre alla popolazione mondiale al fine di creare un meraviglioso Nuovo Ordine. Ma alla fine, dopo uno smisurato regno d’arroganza, il suo potere è miseramente franato.
Il declino non è stato lento. Piuttosto la bolla di potere di Schwab è esplosa come un bubbone fetido lo scorso anno, quando il Wall Street Journal ha pubblicato una feroce inchiesta su di lui. Subito dopo quel primo servizio, ai consiglieri del wef – che includono personaggi come Al Gore – è arrivata una lettera anonima composta presumibilmente da dipendenti della organizzazione in cui Schwab e sua moglie Hilde venivano accusati di aver utilizzato “in modo improprio” i fondi del World Economic Forum.
Schwab avrebbe usato soldi non suoi per finanziarsi una sorta di campagna per ottenere il Premio Nobel per la Pace. “Questa non era un’iniziativa del wef, ma uno sforzo autonomo”, si leggeva nella lettera. Altre bastonate sono arrivate da una indagine interna al forum da cui sono emersi particolari imbarazzanti. Nei giorni scorsi, infine, la stampa svizzera ha riportato ulteriori indiscrezioni, riprese ora da un altro quotidiano autorevole, il Daily Telegraph. “Domenica sono trapelati i primi risultati di una seconda indagine sul wef”, ha scritto il giornale britannico. “Secondo le accuse, il signor Schwab avrebbe sprecato i fondi del wef e manipolato alcune ricerche per motivi politici, tra cui una in particolare per far apparire la Brexit un fallimento. Il signor Schwab avrebbe inoltre messo il suo inguine davanti al viso di una collaboratrice, speso 50 milioni di dollari per una villa di lusso e accumulato 836.000 sterline in spese non sufficientemente collegate alle attività del wef”. Triste fine di un borioso: sputtanato sui media come un politicante locale qualsiasi.
Ma vediamo le accuse nel dettaglio. Hilde Schwab, secondo il Wall Street Journal, avrebbe speso circa 50 milioni di dollari per Villa Mundi, uno splendido edificio situato accanto alla sede centrale del wef con vista sul Lago di Ginevra. A quanto pare un intero piano della villa era a uso esclusivo dei coniugi Schwab, con tanto di personale di servizio. Altri soldi sarebbero stati spesi in massaggi e simili amenità. Secondo le dichiarazioni provenienti dai dipendenti, poi, il wef avrebbe promosso una “cultura aziendale ostile alle persone di colore e alle donne”. Accuse riportate anche dal Wall Street Journal, secondo cui “le donne sarebbero state emarginate dopo essere rimaste incinte, mentre due membri dello staff usavano la parola con la N”.
Schwab ha accusato il colpo ma poi è partito al contrattacco. Il World Economic Forum ha preteso che fosse condotta un’inchiesta indipendente per verificare la fondatezza delle accuse mosse dai dipendenti e dal Journal. E Klaus, per tutta risposta, ha preteso che l’indagine fosse archiviata nel giro di 24 ore.
“Il consiglio di amministrazione del wef insistette sul fatto che l’indagine dovesse andare avanti”, scrive il Telegraph, “il signor Schwab si dimise 48 ore dopo. Sostenne che le sua eredità fosse ‘ben consolidata’, e aggiunse di aver ricevuto ‘la più alta onorificenza nazionale da numerosi Paesi per i miei sforzi nel contribuire allo sviluppo economico, agli sforzi di riconciliazione e persino nell’aver evitato una guerra’. Dopo una riunione di emergenza di due ore dei fiduciari, l’espulsione del signor Schwab tu annunciata il 21 aprile. Fu rapidamente sostituito da Peter Brabeck-Letmathe, vicepresidente del wef ed ex ceo di Nestlé”.
Lo studio legale svizzero Homburger, a quel punto, ha portato avanti un’inchiesta da cui sono emerse evidenze grottesche. A quanto pare i coniugi Schwab avrebbero in effetti speso soldi della organizzazione per il loro piacere, e il caro Klaus si sarebbe comportato in modo piuttosto inopportuno con alcuni dipendenti, soprattutto con le giovani donne.
Come riporta ancora il Telegraph, il personale del wef “ha affermato che il signor Schwab si è comportato in modo inappropriato e ha fatto commenti indesiderati e allusivi, una collaboratrice ha affermato che lui le ha messo una gamba sulla scrivania con l’inguine davanti al viso. Ha affermato anche che il signor Schwab le ha detto che avrebbe voluto che fosse hawaiana perché gli sarebbe piaciuto vederla in costume hawaiano, cosa che il wef ha fermamente negato. Altri hanno riferito che venivano scelte donne attraenti per incontrare i delegati internazionali. Esisteva un termine gergale per questi incontri – white on blue action – in riferimento ai cordini di colore diverso indossati alla conferenza da funzionari e ospiti famosi. Si dice che ex dipendenti dell’organizzazione no-profit abbiano creato un gruppo WhatsApp chiamato WEFugees in cui condividevano storie orribili sulle loro esperienze”.
Al di là di questi abusi di potere, però, ci sono anche altre accuse pesanti e politicamente più rilevanti. Dalla indagine indipendente svizzera è emerso che Schwab avrebbe insistito per modificare il rapporto annuale 2017-2018 del World Economic Forum al fine di peggiorare l’immagine del Regno Unito. Schwab avrebbe detto agli autori che il pubblico non avrebbe dovuto “vedere alcun miglioramento” nei parametri britannici. Se fossero emersi risultati positivi, questo avrebbero potuto “essere sfruttato dai sostenitori della Brexit”. Il risultato è stato che nel report 2017-2018 la posizione in classifica del Regno Unito è passata dal settimo all’ottavo posto.
Solo che riesaminando i dati, gli autori dell’inchiesta indipendente hanno scoperto che in realtà l’Inghilterra avrebbe dovuto passare dal settimo al quarto posto nella classifica delle nazioni con migliori performance. Insomma, il report è stato truccato così che la stampa di tutto l’Occidente potesse avere elementi utili per deprecare la Brexit.
Schwab ovviamente ha negato tutte le accuse, ma giornali importanti e indagini approfondite hanno ormai demolito totalmente la sua immagine. Il Gran Maestro dei globalisti appare come un ricco approfittatore che fa il piacione con le dipendenti e cerca di guadagnarsi premi e riconoscimenti con soldi non suoi, il tutto mentre manipola i dati a fini politici. Intendiamoci, però. Il problema del World Economic Forum non è certo la cattiva condotta del suo fondatore. Se anche Schwab si fosse comportato da asceta non sarebbe cambiato nulla: l’organizzazione di Davos resta un circolo elitario con obiettivi disdicevoli e pretese autoritarie.
Con tutta probabilità, per altro, le notizie sulla condotta di Schwab emergono ora nell’àmbito di uno scontro interno, una lotta per avere potere sul wef. Qualcuno ha detto al Journal che il vecchio Klaus avrebbe dovuto passare la mano almeno dieci anni fa, ma a quanto pare la sua ostinazione nel rimanere al vertice ha indotto i suoi rivali interni a fargli brutalmente le scarpe. Con lui o senza di lui, il wef rimane una organizzazione deleteria da cui guardarsi. E da cui purtroppo gran parte dei media europei hanno continuato (e probabilmente continueranno) a prendere direttive.
Il regno di Schwab è finito in maniera penosa, ma la sua opprimente lezione, negli anni, è stata appresa da troppi.
Francesco Borgonovo, “La Verità”.