Il protagonista per eccellenza della insurrezione tirolese dell’anno Nove è stato denominato, di volta in volta, “combattente per la libertà”, “utile idiota”, “martire”, “barbone testardo”, “eroe”, “il santo”, “il fedele Hofer”: valutazioni contrastanti, provenienti da matrici culturali contrastanti. Seguendo l’indicazione di Francesco De Sanctis, che sosteneva che la più imparziale storia di un paese fosse quella ricostruibile mediante la storia della corrispondente letteratura, cerchiamo, di contro ai continui tentativi di snaturarne il messaggio, di restituire alla figura del vincitore del Bergisel le sue più autentiche connotazioni.
Il primo interessamento letterario per le vicende del 1809 è rilevabile dalle pagine di Bettina Brentano von Arnim, Carteggio di Goethe con una bimba. Già nella lettera del 3.3.1809 traspare un sincero entusiasmo per la causa tirolese, espresso con parole accorate e dense di preoccupazione. Che non si trattasse di semplici dichiarazioni è dimostrato dalla lettera del 20 aprile, dove l’autrice ammette con particolari incontestabili di aver fatto da tramite tra gli insorti edil conte Stadion, rivelando inoltre che lo stesso principe ereditario di Baviera aveva brindato al successo dei Tirolesi. Nel 1810 J.L.S. Nartholdy, zio del compositore Moses Mendelssohn, si servì degli appunti di Bettina Brentano per tracciare un profilo di Andreas Hofer che servisse come incitamento contro Napoleone. Karl Immermann fu autore di ben due libri sui fatti del 1809: Tragedia in Tirolo e Andreas Hofer, l’oste della Passiria. Il comandante montanaro appare sempre come un uomo che agisce più col cuore che con la ragione. La sua figura è il simbolo della lealtà in lotta contro le deviazioni del potere e per meglio definirne il contorno l’autore è ricorso a modelli classici. Vi troviamo infatti spunti di sapore schilleriano, tratti da I masnadieri e dalla Pulzella di Orléans, come pure situazioni kleistiane del tipo di quelle caratterizzanti La battaglia d’Arminio. Nel 1809 fu pubblicata la trilogia drammatica di Karl Domanig, La lotta tirolese per la libertà. Essa tratta i momenti più controversi della personalità di Hofer. Dopo aver dato l’ordine di smobilitazione egli non è forse riuscito a ravvisare indizi di pace duratura nel comportamento dei Francesi, per cui il primo impulso fu quello di continuare la resistenza. Ma fino a quando? Per poco, naturalmente. Questo errore investe la responsabilità del capo, che decide di pagare per tutti. Contrariamente a quanto si possa pensare, la personalità di Hofer è stata più sovente indagata nel nostro secolo che in quello in cui egli operò. Ciò è spiegabile con l’esigenza, che anche la letteratura rispetta, di osservare i fenomeni da una certa distanza, lontano da rancori o strumentalizzazioni. Rudolf Bartsch è autore del volume Guerra di popolo in Tirolo nel 1809. L’impegno dell’eroe appare completamente rivolto al bene della sua terra ed egli non è mai implicato in progetti politici o nella ragion di Stato. Questa sua astinenza deriva dalla conformazione dell’anima contadina, pronta allo slancio immediato ma aliena agli orizzonti troppo lontani. Anche Alois Flir si occupò delle Immagini dai tempi della guerra tirolese in una serie di racconti dominati dalla personalità di Hofer e intesi alla fedele ricostruzione dell’ambiente popolare nel mondo delle Alpi. In definitiva l’autore non propone niente di nuovo, ma sia il comandante degli insorti, sia il suo popolo appaiono molto verosimili e questo è quanto si richiede spesso a un artista. In occasione del primo centenario dell’insurrezione apparve il lavoro di Alois Menghin, Andreas Hofer e l’anno 1809. Il protagonista viene presentato con imparzialità insieme ad altri personaggi appartenenti ora all’uno ora all’altro dei campi avversi. Sembra una anticipazione dei dubbi che più tardi Bertolt Brecht solleverà nelle Domande di un lavoratore che legge, ma in realtà Menghin insiste sullo spirito di lealtà nei confronti delle gerarchie imperiali austriache, benché quelle, nel groviglio diplomatico-militare, apparissero agli occhi dei montanari poco affidabili o per lo meno poco comprensibili. Karl Schònherr scrisse ben tre drammi sui moti del 1809. La componente naturalista della sua arte gli consentì di indagare profondamente, servendosi di un facile dialetto, nel destino del popolo cui anche lo scrittore apparteneva. L’inserimento in un suo dramma di motivazioni catalizzate da un’estemporanea sacra rappresentazione costituisce un elemento di originalità, ma soprattutto una valida occasione per la più fedele ricostruzione della società alpina agli inizi del secolo scorso. Grande rilievo viene dato ai ruoli ed agli equilibri della comunità contadina, nella quale, come indica l’autore, possono maturare contraddizioni come la delazione che rese possibile l’arresto dell’eroe, che pure di quella realtà era espressione. Anche le opere di Hugo Greinz e di Hans Kramer presentano la morte spettacolare di Hofer come una protesta contro la mutilazione dei diritti dei popoli, di tutti i popoli. Erwin Rainalter si occupa della tragedia hoferiana in modo insolito: non propone la realtà agli uomini, ma pone gli uomini di fronte alla realtà. Scorgiamo così un Hofer diffidente nei confronti di quanti a Innsbruck giubilano per la vittoria: soltanto i suoi volontari gli danno affidamento e d’altronde questi si possono fidare ciecamente di lui. I suoi montanari hanno certamente fatto il loro dovere, ma chissà se l’imperatore farà altrettanto! In attesa di un chiarimento storico su questo argomento, non sembri esagerato un accostamento ideale di quella guerra di pochi contro i molti con il Passo delle Termopili. Prima della seconda guerra mondiale apparve il libro di Friedrich von Minkus, Tirolo 1809. Ne è protagonista l’intero popolo tirolese, di cui Hofer è la personalizzazione. Il montanaro conosce esclusivamente le leggi immutabili della natura e non comprende perché mai dovrebbe vergognarsi di schierarsi dalla loro parte. La difesa della propria terra è un imperativo categorico che di queste leggi fa parte, ma non si indossano uniformi in questa impresa, non si obbedisce a gerarchie estranee alla propria valle o alla propria parlata, altrimenti non avrebbe senso lottare contro i pericoli provenienti da oltreconfine. Frank Kranewitter ritiene nel suo libro su Andreas Hofer che l’eroe non avesse il senso della misura. Tentare un’impresa bellica di enormi dimensioni con pochi uomini male armati non sembra una decisione ragionevole. Inoltre ciò che poteva essere un dovere in primavera diventava un errore in autunno. La perseveranza in questo errore diventa testardaggine e genera un complesso di colpa, un cupio dissolvi che finirà tragicamente. L’opera di Kranewitter, sorta in pieno verismo, è un contributo per una considerazione di Hofer sotto il profilo umano, lungi da strumentalizzazioni che ne possono stravolgere l’autentica identità. Bisognerebbe continuare nell’elencazione dei libri che furono scritti su Andreas Hofer. Bisognerebbe citare i lavori di Theodor Kòrner, Anton Bossi- Fedrigotti, Karl Wolf, August Lewald, Karl Paulin e molti altri, ma anche da questa incompleta rassegna si può trarre una prima conclusione. Nella letteratura tedesca il capopopolo Hofer non è il personaggio in evoluzione, caro al Bildungsroman, in quanto cresce con la propria esperienza, ma la personificazione dell’attaccamento alla propria terra, dell’imprevedibilità e della lealtà fino all’autolesionismo. A ciò è doveroso aggiungere che, come esponente politico-militare prò tempore del proprio Land, Hofer non conobbe mai l’esitazione che, altrove, spinse a discutibile capitolazione altri responsabili di Stati prestigiosi, come il doge Manin e il Gran Maestro de Hompesch, che siglarono rispettivamente la caduta della Serenissima e di Malta. Come uomo l’eroe fu senz’altro condizionato dalla sua scarsa preparazione di popolano, per cui non ebbe quella chiarezza di idee che come capo di una rivoluzione di controrivoluzionari gli aveva fruttato mezzo anno di ininterrotte vittorie. L’ultima, più debole, fase dell’esistenza di Hofer fu riscattata dal suo coerente comportamento. Non si dimentichi che egli poteva rifugiarsi nei Grigioni. Non si trascuri che ad Ala il 2 febbraio 1810 il comandante prigioniero avrebbe potuto fuggire in occasione di un provvidenziale incidente, e invece preferì prodigarsi nei soccorsi ai suoi carcerieri. Se un simile fatto fosse accaduto altrove, sarebbe stato citato come esempio di umana virtù. Al di là delle contraddizioni, la letteratura presenta Andreas Hofer come uomo degno dell’appellativo di eroe, poiché in ogni frangente seppe sollevarsi al di sopra dell’ambizione e dell’opportunismo. Eroe, soprattutto, perché mai progettò l’usurpazione, ma unicamente la difesa di valori ambientali e umani inalienabili.
Principali momenti della vita di Andreas Hofer
22.11.1767 – Nasce nel comune di St. Leon- hard in Passeier/San Leonardo in Passiria. 22.7.1790 – Partecipa, come delegato della Val Passiria, alle sedute della dieta tirolese a Innsbruck.
1796 – Partecipa, col grado di caporale, ai combattimenti austro-francesi al Passo del Tonale. Comanda, col grado di capitano, una compagnia di 129 volontari nei fatti d’arme presso Merano, San Genesio, Bolzano.
1805 – Appoggia con la sua compagnia di volontari l’esercito austriaco a Trento. 26.12.1805 – Pace di Pressburgo: dopo oltre quattro secoli il Tirolo viene annesso alla Baviera, Stato satellite della politica napoleonica.
16.1.1809 – Convocazione a Vienna da parte dell’arciduca Giovanni d’Asburgo per la preparazione della resistenza armata.
10.4.1809 – 400 volontari comandati da Hofer sconfiggono la guarnigione bavarese di Vipiteno, comandata dal maggiore Speicher.
13.4.1809 – Conquista di Innsbruck.
15.4.1809 – Parziale smobilitazione dei volontari e ritorno a San Leonardo di Passiria.
23.4.1809 – Partecipa alla conquista di Trento, occupata dai Francesi del generale Baraguay d’Hilliers.
15.5.1809 – Distruzione di Schwaz a opera dei Franco-Bavaresi.
19.5.1809 – Hofer ritorna a Vipiteno mentre l’esercito regolare austriaco è in ritirata. Mobilitazione dei volontari.
25.5.1809 – Battaglia non decisiva del Bergisel presso Innsbruck.
29.5.1809 – Vittoria di Hofer a Innsbruck e fuga dei Bavaresi.
6.7.1809 – Sconfitta austriaca a Wagram ed occupazione del Tirolo da parte delle truppe del generale Lefebvre.
4.8.1809 – I volontari attaccano con successo un’avanguardia nemica presso Bressanone.
13.8.1809 – Nuova vittoria di Hofer presso il Bergisel contro truppe numericamente superiori.
17.8.1809 – Andreas Hofer assume la reggenza del Tirolo. Inizia il governo dei contadini.
14.10.1809 – Pace di Scbònbrunn. Alla volta del Tirolo marciano 56.000 uomini comandati da Eugenio di Beauharnais.
29.10.1809 – Hofer viene ufficialmente informato della pace e decide di deporre le armi.
11.11.1809 – Influenzato da esponenti della resistenza tirolese, Hofer ordina la ripresa delle ostilità.
16.11.1809 – Lusinghiera vittoria dei volontari tirolesi sulle truppe del generale Rusca presso Merano.
22.11.1809 – Spettacolare resa dei Francesi in Val Passiria.
24.11.1809 – Fine della resistenza armata tirolese per l’arrivo di forti contingenti francesi.
26.11.1809 – Hofer si rifugia in alta montagna e lancia accorati appelli all’arciduca Giovanni d’Asburgo.
28.1.1810 – Andreas Hofer viene arrestato su indicazioni del delatore Franz Raffi.
5.2.1810 – Hofer è prigioniero a Mantova.
19.2.1810 – Processo per ribellione.
20.2.1810 – Hofer muore fucilato comandando egli stesso il fuoco.