Sono circa le 23 di venerdì e nessuno sa bene cosa stia succedendo in Turchia. La logica suggerisce che si tratti di un colpo di stato militare in senso laico kemalista, come è già avvenuto più volte nei decenni scorsi. L’operazione potrebbe riuscire o meno, e ci sono buone probabilità che un articolo come questo domani debba finire nel cestino. A meno che, indipendentemente dal successo del golpe, ci interessi di più fare un po’ di teoria sull’utilità o meno di eliminare Erdogan dal panorama politico internazionale. A livello umano e immediato, che un essere spregevole come il dittatore islamista travestito da democratico faccia una brutta fine non può che far piacere. Ma da un punto di vista squisitamente egoistico per noi europei (quelli veri, non i dirigenti UE) non sarebbe uno sviluppo positivo.
La Turchia rappresenta un pericolo quadricipite per noi: 1) è islamica; 2) è asiatica; 3) è imperialista e turcocentrica; 4) è panturchista. Abbiamo già affrontato in modo più approfondito questo argomento, trattando meglio le singole voci; ma, per riassumere, i punti 2), 3) e 4) rimarrebbero invariati in uno Stato laico: è il turcocentrismo kemalista post-ottomano il responsabile dei genocidi contro armeni, curdi, greci, ebrei, eccetera. E non è certo un’invenzione di Erdogan il panturchismo che vorrebbe riunire sotto un’unica bandiera tutti i popoli turchici, dal Mediterraneo allo Xinjiang.
Queste caratteristiche costituiscono un pericolo spaventoso per la nostra stessa sopravvivenza, qualora i pazzi di Bruxelles riescano a farla entrare nell’Unione. E paradossalmente proprio il punto 1) rappresenta la nostra salvezza. Finché la Turchia rimarrà formalmente un Paese “islamista”, cioè estremista, poche voci europee si leveranno per reclamarne l’adesione (a parte i fuori concorso come un Gentiloni). Se invece vinceranno i militari, la Turchia apparirà ufficialmente come uno Stato laico, degno (?) di entrare nella UE. Ci troveremo quindi con il danno di portarci a casa un popolo asiatico, con radicate derive fasciste quando non naziste (e per i curdi non cambierà nulla), che tenterà di spostare le frontiere d’Europa verso la Cina; e con in più la beffa di avere tra i piedi ugualmente 80 milioni di islamici, ché la popolazione tale rimarrebbe anche se a comandare fossero i militari. Che, peraltro, potrebbero non durare in eterno.
Post scriptum del 16 luglio: ma era una cosa seria?
Sì, a dire il vero il commento di ieri sera potrebbe davvero finire nel cestino. Non per rimangiarci l’analisi generale, ma perché c’è un limite anche alla teorizzazione; perché l’alternativa era tra la riuscita e il fallimento del colpo di stato militare, non che si trattasse di una burletta. Quattro ore di buffa esibizione, con Erdogan a far credere di volteggiare in aereo su Germania e Inghilterra, i manovratori di Oltreatlantico che si auguravano già che il “governo eletto” riprendesse il potere, la Mogherini istruita ad appellarsi al rispetto della costituzione, quella che Erdogan ora farà a pezzi con assoluta facilità e senza più incontrare resistenze. E noi qui a bercela.
Peccato solo per i 260 morti: quelli sono veri, purtroppo.