La natura multiculturale dell’antica società fenicia è testimoniata dall’eredità genetica lasciata da quella popolazione originaria del Vicino Oriente nelle popolazioni sarde delle aree in cui i fenici avevano insediato le loro colonie. Lo studio che è giunto a questa conclusione, pubblicato su “PLoS One”, è firmato da ricercatori dell’Università libanese a Beirut e dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda, con la collaborazione dell’Università di Sassari.
Le prime città-stato fenicie iniziarono a svilupparsi nel terzo e secondo millennio a.C. lungo le coste dell’attuale Libano, ma a partire dal IX secolo a.C. giunsero a espandere la loro influenza in tutto il bacino del Mediterraneo, con l’insediamento di prospere colonie in Nord Africa, Spagna, Sicilia e Sardegna.
Ma nonostante la loro importanza per gli scambi commerciali nel mondo antico, quasi tutto ciò che sappiamo dei fenici proviene da fonti di seconda mano, soprattutto greche ed egizie: i papiri su cui scrivevano e annotavano i loro commerci sono andati quasi tutti distrutti.
Per comprendere i rapporti con le comunità locali dei siti in cui i fenici avevano fondato colonie, Pierre Zalloua, Elizabeth Matisoo-Smith, Michele Guirguis e colleghi hanno ora analizzato il DNA mitocondriale – che permette di ricostruire le antiche linee di discendenza matrilineare – ottenuto da reperti provenienti dal Libano e dalla Sardegna, per poi confrontarlo con i dati ottenuti dal sequenziamento del DNA mitocondriale di 87 libanesi contemporanei.
I reperti ritrovati in Sardegna, in particolare, provengono dal sito di Monte Sirai, nelle vicinanze di Carbonia, che fu una fiorente colonia fenicia fra il VII e il IV secolo a.C. e ospita una delle più ampie necropoli di quella cultura al di fuori del Libano.
I risultati ottenuti dai ricercatori indicano nella popolazione di Monte Sirai la permanenza di alcuni lignaggi di popolazioni pre-fenicie, suggerendo una buona integrazione della comunità autoctona nella colonia fenicia.
Alcune specifiche varianti genetiche testimoniano inoltre che nel corso del tempo in Sardegna sono giunti anche nuovi lignaggi mitocondriali, prevalentemente dal Vicino Oriente e del Nord Africa, ma anche da popolazioni europee non mediterranee, arrivati probabilmente in seguito allo spostamento di gruppi, o quanto meno di donne, dall’Europa continentale verso i centri commerciali fenici.
Combinati, osservano i ricercatori, questi dati suggeriscono una ricca diversità genetica nelle comunità fenicie che rispecchia verosimilmente la natura multiculturale della società. Dopo tutto, ha osservato Pierre Zalloua, “i fenici non furono mai conquistatori, erano esploratori e commercianti”.
“Le Scienze”.