Il governo ungherese, dopo una riunione con il ministro dell’Interno Sandor Pinter, ha annunciato l’adozione di un pacchetto di leggi atte a contrastare le attività delle ONG finanziate da George Soros.
Il piano, elaborato dall’esecutivo magiaro, si compone essenzialmente di tre punti cardine.
Primo fra tutti è l’obbligo rivolto a tutte le organizzazioni dedite all’agevolazione del traffico di emigranti di fornire i propri dati al tribunale competente per zona, che provvederà a dare o meno il proprio assenso alle iniziative. Le ONG coinvolte saranno assoggettate a una tassazione del 25% per i finanziamenti provenienti dall’estero. In caso di inadempienza si procederà penalmente contro i responsabili.
Verrà, inoltre, istituita una zona dedicata alla detenzione di clandestini a una distanza di 8 chilometri dal confine ungherese.
Oltre alle misure stabilite, il governo ungherese intende vietare l’ingresso all’interno dei propri confini proprio a George Soros, possibilità ventilata dal ministro Pinter e resa plausibile dal fatto che il miliardario sarebbe titolare di doppia cittadinanza, quella statunitense e, ovviamente, ungherese.
Victor Orban ha quindi dichiarato guerra a quello che viene definito come “nemico pubblico”, accusato di agevolare l’invasione straniera del Paese magiaro da parte di clandestini indesiderati. Ad avvalorare le iniziative del governo vi sono le dichiarazioni di Pinter di alcuni giorni fa alla stampa quando, parlando della “minaccia Soros” aveva ribadito: “Non so se Soros sia una minaccia, ma le idee che sostiene sono incoerenti con le idee e le leggi ungheresi”.
Per il governo in carica, quella che viene definita la “rete Soros” rappresenta una minaccia per il Paese poiché impegnata attivamente a influenzare la politica migratoria messa in atto dal governo ungherese, in antitesi con quella sostenuta dall’Unione Europea.
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