Il Congresso della Nuova Caledonia ha deciso: il 4 novembre si terrà il referendum di autodeterminazione dell’arcipelago. Già fortemente autonomo, il territorio d’oltremare (dal 1863) potrà scegliere tra lo status quo e la piena autodeterminazione, in base all’accordo di Numea del 1998. Circa 170.000 elettori su quasi 280.000 abitanti saranno chiamati alle urne a trent’anni di distanza dai violenti scontri di Ouvea.
Restano da approfondire alcuni punti della consultazione e soprattutto i termini esatti della domanda da porre agli elettori.
L’ammissione al voto è stata definita da un accordo stipulato nel novembre 2017, che consente l’iscrizione automatica nelle liste di 11.000 nuovi elettori, tra cui 7000 kanaki. L’accordo di Numea basava la partecipazione al referendum su criteri differenti, tra cui godere dello statut civil coutumier (ossia lo status di indigeno, che comprende la maggior parte dei kanaki), essere nato in Nuova Caledonia, avere colà “il centro dei propri interessi materiali e morali”, nonché avervi risieduto ininterrottamente dal 1994.
Nonostante questi progressi, un forte nervosismo permea la consultazione. Mentre molti osservatori ritengono scontata la vittoria del “no” all’indipendenza, si teme una radicalizzazione del campo separatista e il ritorno a episodi di violenza.
Qui un articolo approfondito sulla storia dei kanaki e dell’oppressione coloniale francese sull’arcipelago.