Nel 2003, il quotidiano “Boston Globe” vinse un premio Pulitzer per aver svelato l’estesa copertura di abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica, a opera dell’arcidiocesi di Boston. La giuria del Pulitzer aveva elogiato la “coraggiosa e approfondita indagine sugli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti, un impegno che ha squarciato il velo d’omertà, provocando reazioni a livello locale, nazionale e internazionale, e inducendo cambiamenti nella Chiesa cattolica romana”. Un’impresa da cui Hollywood trasse il film Il caso Spotlight, che prese due Oscar.
Nel 2018, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex ambasciatore vaticano negli Stati Uniti, ha pubblicato una memoria di 11 pagine in cui afferma che papa Francesco e altri pezzi grossi del Vaticano hanno riaffidato incarichi pubblici al cardinale Theodore McCarrick, malgrado a suo carico ci fossero accuse fondate di abusi sessuali su seminaristi e minori. Il comunicato ha scosso la Chiesa; Francesco ha rifiutato di commentare, mentre sono saltate fuori altre testimonianze a sostegno delle affermazioni di Viganò.
Il cardinale di Chicago Blase Cupich ha sostenuto – si fa fatica a crederci – che papa Francesco non dovrebbe commentare tali affermazioni, dal momento che ha “un’agenda più ampia. Deve occuparsi di altre cose, come parlare di ambiente e proteggere i migranti e portare avanti il lavoro della chiesa. Non ci infileremo in un ginepraio di questo genere”.
Ora, la stampa si è forse lanciata a investigare sulle rivelazioni di Viganò? Ha preteso spiegazioni da papa Francesco? Abbiamo assistito a una copertura giornalistica approfondita e impavida sulle attività di Bergoglio simile a quella condotta dalla squadra del Globe intorno al 2003? Certo che no.
Al contrario, i media mainstream hanno fatto di tutto per dipingere Viganò come un conservatore frustrato, furioso per l’interpretazione progressista della dottrina cattolica da parte di papa Francesco. Il “New York Times” titolava: I conservatori attaccano e in Vaticano divampa la lotta per il potere. Il titolo della versione cartacea era persino peggiore: Francesco prosegue per la sua strada, mentre i conservatori lo attaccano rendendo pubbliche le loro critiche.
Sì, secondo il Times, il succo della storia non è che il papa regnante sia stato accusato in modo credibile di coprire uno scandalo sessuale, ma che i conservatori lo attacchino per questo. Il problema delle molestie sui minori e degli abusi sessuali del clero passa in secondo piano rispetto alla politica sinistrorsa di Bergoglio, come ben chiarito dal primo paragrafo dell’articolo: “Sin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha fatto infuriare i tradizionalisti cattolici coltivando una chiesa più accogliente e cercando di distoglierla da battaglie culturali come l’aborto o l’omosessualità. ‘Chi sono io per giudicare?’, è stata la sua celebre risposta quando gli hanno chiesto dei preti omosessuali. E quanto siano infuriati i suoi avversari politici e dottrinali è diventato chiaro questo fine settimana…”
Non era solo il Times. Il mercoledì successivo la Reuters sottolineava: “I difensori si raccolgono attorno al papa, temono che i conservatori inaspriscano il conflitto”. Il giovedì la Reuters raddoppiava con questo titolo: I media conservatori accorrono in prima linea per screditare papa Francesco. Il britannico “Telegraph” raccontava: “Secondo gli esperti di Vaticano l’attacco sembra essere parte di un piano concertato dei conservatori per cacciare papa Francesco, che non amano per le sue opinioni relativamente progressiste…”
Ma perché, in nome di Dio, chiedere al Vaticano di non difendere i molestatori sessuali diventa, per la stampa, una questione politica? Perché non è qualcosa su cui tutti dovremmo essere d’accordo? Perché i giornalisti non fanno domande dirette al papa, invece di concentrarsi sulle presunte motivazioni degli informatori?
I vergognosi tentativi dei media di coprire Francesco perché amano la sua politica non fanno che rendere evidenti le loro vere, grette motivazioni: erano ben felici di denunciare le deviazioni e il marciume all’interno della Chiesa cattolica quando il papa era un conservatore; sono ben felici di favorirne l’insabbiamento quando il papa è un progressista.
È una vigliaccata. E la maggior parte dei cattolici capisce bene che se i membri dei media – un gruppo umano ultralaico – difendono strenuamente un pontificato accusato di coprire gli abusi sessuali, non lo fanno per altruismo nei confronti della Chiesa in generale. È fuori d’ogni dubbio che la dottrina tradizionalista debba essere sradicata a ogni costo, inclusi l’abuso di minori e la violazione della legge canonica fondamentale.
Questa copertura mediatica del possibile e scandaloso insabbiamento da parte di papa Francesco e dei suoi compari non mette in discussione i cattolici conservatori. Mette in discussione i membri stessi della stampa, che sembrano desiderosi di denunciare le malefatte solo quando riesce utile ai loro interessi politici, nonché disposti a subordinare gli interessi degli innocenti al loro tornaconto politico.
Ben Shapiro, “Newsweek”.